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Giorgio Canali

Praino – Rocamboleschi Finali (Mamma Dischi/Believe, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Nadia Cornetti

Quando qualcuno torna a completare un bel lavoro già iniziato tempo prima è sempre una bella sorpresa: è quello che ha fatto Praino – cognome nonché nome d’arte di Francesco Praino, calabrese classe 1989  – con il suo Rocamboleschi finali, uscito il 2 dicembre 2022 per Mamma Dischi. L’EP è infatti il “secondo tempo” di Mostri, civette, uscito un anno fa e completato ora da un quintetto di brani con un’idea ben a fuoco, che ha un progetto davvero molto convincente. Praino ha composto musiche e testi di questo suo lavoro, che è stato invece arrangiato con l’aiuto dei musicisti Michele Panepinto (batteria), Fausto De Bellis (chitarre\co-produzione), Mattia Santulli (Basso); insieme a Praino e De Bellis, alla co-produzione troviamo anche Giorgio Canali.
I brani che compongono l’Ep sono 4 su 5 featuring, mentre soltanto in un pezzo – l’ultimo – Praino è solo insieme ai suoi musicisti; tuttavia, nonostante la partecipazione di diversi artisti (decisamente affini al suo lavoro), il progetto “Rocamboleschi finali” conserva una coesione – sia nel sound complessivo sia nel messaggio che ha la necessità di trasmetterci. Suoni ruvidi ma puliti, tutti egregiamente registrati, una penna molto efficace e – cosa non scontata – anche un’interpretazione convincente, di chi crede in ciò che dice.

 

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Giorgio Canali: Sempre dieci anni in ritardo sui “vecchi” che facevano cose…

I N T E R V I S T A


Articolo di Luca Franceschini

Ci è voluta una pandemia per far tornare in studio Giorgio Canali prima del previsto. L’ex C.S.I. non è mai stato particolarmente ansioso di dare un seguito ai suoi lavori e ultimamente si era preso un po’ più di tempo del solito, se pensiamo che “Undici canzoni di merda con la pioggia dentro”, uscito a ottobre 2018, era arrivato a sette anni di distanza da “Rojo”, se si accetta di non considerare “Perle ai porci”, che era sostanzialmente un disco di cover, seppur rilette in maniera totalmente personale. Ma a marzo, col lockdown come unica e triste prospettiva sul reale e i suoi Rossofuoco sparsi in ogni angolo d’Italia e anche non (il chitarrista Stewie Dal Col si trovava a Miami), scrivere e registrare nuove canzoni è stata una scelta più o meno obbligata. Ed è stata tale la prolificità, che alla fine è venuto fuori un monstre da 20 canzoni per 80 minuti di musica. Un lavoro inusuale per gli standard odierni, capace di mettere a dura prova l’ascoltatore ma allo stesso tempo sorprendentemente valido, un flusso di melodie, parole e suggestioni che sembrano scaturire spontanee e inarrestabili ma che sono anche totalmente a fuoco, frutto di un’ispirazione che da tempo non ricordavamo così alta. È il disco migliore di Giorgio Canali e i Rossofuoco? Difficile dirlo al momento ma senza dubbio è quello dove l’artista romagnolo ha messo dentro tutto se stesso, dalle riflessioni sulla politica al vissuto personale, col fuoco dentro e con l’irruenza di chi, superati i sessant’anni, avverte di essere approdato alle soglie di una nuova maturità. Ma “Venti” (qui la nostra recensione) è anche un disco perfetto per raccontare il nostro tempo, per fare il punto su un anno che non vediamo l’ora di lasciarci alle spalle ma che ha anche inesorabilmente evidenziato il pozzo fetido nel quale come civiltà occidentale stiamo ormai rischiando di sprofondare. Un disco che rimarrà anche quando sarà finito il virus, perché giudizi così taglienti e inesorabili serviranno per raccontare anche il futuro, se non cambierà qualcosa a breve. Ho raggiunto Giorgio per telefono a due anni di distanza dalla nostra ultima chiacchierata e l’ho trovato in gran forma, disponibile e desideroso di raccontare un disco di cui, lo si capisce bene, anche lui è totalmente entusiasta…

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Giorgio Canali & Rossofuoco – Venti (La Tempesta Dischi, 2020)

R E C E N S I O N E


Articolo di Cinzia D’Agostino

I mostri della ragione generano il sonno”.

Se avete seguito Giorgio Canali sui social da Marzo ad oggi non vi stupirete di certo del contenuto di questo nuovo disco Venti (di nome e di fatto) uscito il 4 dicembre per La Tempesta Dischi. Nulla da dire, la coerenza non è certo quel che gli manca e, a sessant’anni suonati, è un bel pregio. Se in passato i suoi album non nascevano “come fiori sugli alberi” ma solo quando lui aveva qualcosa che valesse la pena esternare, oggi una pandemia mondiale, a soli due anni dalle sue Undici canzoni di merda, ha fatto tornare il vecchio immortale a bestemmiarci nelle orecchie la sua incazzatura senza sconti per nessuno, come nel suo immancabile stile.
Volevo partire con un approccio estremamente critico, visto che lo seguo da una vita intera, prima nelle chitarre disturbate dei C.S.I. e poi nella sua famiglia Rossofuoco. Ma, sebbene quell’anarchico saccente spesso non trovi la mia condivisione nelle sue esternazioni estreme ed anche un po’ fuori moda, devo arrendermi alla sua innegabile perfezione artistica. Ma chi te lo sforna un disco di venti pezzi senza (quasi) annoiarti oggi? Dai avanti… fatevi sotto e ditemi un nome. Nonostante sia piacevolmente eterogeneo, non mancano di certo “liaisons” con brani di precedenti produzioni, Morire perché mi sembra un pezzo “scartato” dal penultimo album, Acomepidì è una “Solita tempesta” cantata senza Angela Baraldi, Cartoline Nere è una perla che sembra una b-side delle Undici Canzoni di merda; così come ci sono i sequel Dodici e Come quando non piove più

ph. Nicola Montanari

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Mattia Prevosti – Le Gabbie dei Tori (Autoprodotto, 2020)

R E C E N S I O N E


Articolo di Cinzia D’Agostino

Giorgio Canali si sa, ha un fiuto perfetto quando si tratta di lanciare musicisti particolarmente dotati, ha occhio lungo e straordinario orecchio se pensiamo a nomi come i Verdena o Le Luci della Centrale Elettrica da lui prodotti. Ed anche stavolta il vecchio “immortale”, come lui stesso ama definirsi, non è stato da meno in quanto a valutazione.
Mattia Prevosti, è un giovane musicista di Varese che, dopo esperienze in gruppi locali, inizia a scrivere le sue canzoni e ad apprezzare sempre più la musica indipendente italiana finché una sera nel 2010, durante un concerto di Giorgio, prende la sua chitarra e sale sul palco improvvisandosi a suonare con lui. Da qui nasce un bel legame e spesso Mattia apre le esibizioni dei Rossofuoco eseguendo un paio di suoi pezzi.

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Giorgio Canali – Non morirò perché sono immortale… [intervista]

Intervista di Cinzia D’Agostino

Arriviamo in Latteria Molloy a Brescia in una serata umida con l’acqua appesa al cielo. Non scende una goccia da mesi, ci voleva Giorgio con le sue 11 canzoni di merda con la pioggia dentro per far piovere finalmente! E fanculo le scarpe nuove.
Ci accolgono i ragazzi della Latteria sempre disponibili e gentilissimi; uno di loro ci accompagna su ai camerini, ci chiede di attendere perché deve andare ad avvisare Giorgio che, dopo un attimo, sbuca di lato dalla porta e con il suo ghigno inconfondibile esordisce con un “ma quanto siete brutti?” (risata generale).
Eccolo qua in tutto il suo splendore, ci salutiamo e ci fa subito notare i capelli e la nuova tonalità di biondo. Sì, è davvero ringiovanito e trasmette una bella energia
. Intanto entriamo nel camerino-appartamento della Latteria, Marco e Stewie sono sul divano in relax, noi ci sediamo al tavolo con Giorgio che ci offre un buon bicchiere di Valpolicella. Introduco l’intervista con un confidenziale “Maledetto! Hai fatto un disco della Madonna” Lui: “lo so”.
Va beh, adesso partiamo con le domande “serie”…

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Giorgio Canali & Rossofuoco – Undici canzoni di merda con la pioggia dentro (La tempesta, 2018)

Recensione di Eleonora Montesanti

Ma quando cazzo lo fate un album nuovo di inediti? Chissà quante volte Giorgio Canali e i Rossofuoco si sono sentiti porre questa domanda negli ultimi anni. Dall’ultimo, Rojo, ne sono passati sette, con un intermezzo anomalo rappresentato da Perle per porci (un disco di cover), e si sentiva proprio l’urgente bisogno di guardare la società attuale attraverso lo sguardo poetico e provocatore dell’artista ferrarese.
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Angela Baraldi – Tornano sempre (Woodworm, 2017)

 

Articolo di Luca Franceschini.

Negli ultimi anni Angela Baraldi si è occupata soprattutto di impreziosire con la sua voce progetti di altri artisti. Dalle collaborazioni con Giorgio Canali (il duetto su “La solita tempesta” nell’ultimo disco in studio del cantautore emiliano, nonché il tributo ai JoyDivision che i due portano in giro ormai da diverso tempo) a quelle con Massimo Zamboni relative al repertorio dei C.S.I, sfociate più recentemente in “Breviario partigiano”, il prodotto che ha riportato in vita la storica formazione, pur senza Giovanni Lindo Ferretti alla voce, e sotto il monicker di Post C.S.I.

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Stazioni Lunari – Carroponte, Sesto San Giovanni (Mi), 21 luglio 2016

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Articolo di Giovanni Carfì, immagini sonore di Andrea Furlan

Giovedì 21 luglio, seconda data per il decennale del progetto ideato dal pianista, compositore e arrangiatore Francesco Magnelli; la cornice è quella del Carroponte di Sesto San Giovanni.
Il progetto ruota intorno alla figura della cantante fiorentina Ginevra Di Marco, unica presenza fissa sul palco. Intorno a lei, alcune postazioni sopraelevate accolgono differenti ospiti, che possono liberamente interagire con improvvisazioni, armonizzazioni o, se a loro aggrada, anche restando fermi.

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Adoro Jovanotti, non sopporto De Andrè. Amori & spigoli di Giorgio Canali

R. Amal Serena 02

Intervista di E. Joshin Galani

A distanza di 5 anni dall’album precedente, Giorgio Canali e Rossofuoco tornano con un grande atto d’amore nei confronti della musica, ”Perle per Porci”. Uno scorcio aperto su quarant’anni di ricchezza musicale dal passato al presente, non solo brani stra illuminati dai riflettori, ma anche quelli più in disparte, a loro volta non meno preziosi.
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