Intervista di Cinzia D’Agostino

Arriviamo in Latteria Molloy a Brescia in una serata umida con l’acqua appesa al cielo. Non scende una goccia da mesi, ci voleva Giorgio con le sue 11 canzoni di merda con la pioggia dentro per far piovere finalmente! E fanculo le scarpe nuove.
Ci accolgono i ragazzi della Latteria sempre disponibili e gentilissimi; uno di loro ci accompagna su ai camerini, ci chiede di attendere perché deve andare ad avvisare Giorgio che, dopo un attimo, sbuca di lato dalla porta e con il suo ghigno inconfondibile esordisce con un “ma quanto siete brutti?” (risata generale).
Eccolo qua in tutto il suo splendore, ci salutiamo e ci fa subito notare i capelli e la nuova tonalità di biondo. Sì, è davvero ringiovanito e trasmette una bella energia
. Intanto entriamo nel camerino-appartamento della Latteria, Marco e Stewie sono sul divano in relax, noi ci sediamo al tavolo con Giorgio che ci offre un buon bicchiere di Valpolicella. Introduco l’intervista con un confidenziale “Maledetto! Hai fatto un disco della Madonna” Lui: “lo so”.
Va beh, adesso partiamo con le domande “serie”…

Quando lessi la tua biografia mi rimase impressa una tua dichiarazione in cui dicevi che non riuscivi a scrivere se non stavi male. E’ il motivo per cui abbiamo aspettato 7 anni per un disco di inediti o nel frattempo qualcosa è cambiato?
No no non è vero sono balle… No, è vero che se uno sta male, ha un po’ di cazzi in culo poi riesce a tirare fuori delle cose, però a sto giro non riuscivo a scrivere semplicemente perché non credevo di avere più da dire niente. Pensavo di aver già detto tutto quello che avevo da dire e di averlo detto nel migliore dei modi, quindi c’è anche questa fatica di dover superarsi, della serie se non riesco a scrivere qualcosa che mi piaccia di più di quello che ho scritto fino adesso, non esce niente. Ed è una roba che mi ha bloccato per 7 anni, non c’entra stare male, stare bene, il problema è che non avrei mai pensato di uscire con un album. Poi non so… in febbraio mi sono trasferito a Correggio, mi sono trovato in una stanzina nuova con i miei strumenti montati e l’urgenza comunque di fare un album perché sette anni di silenzio sono tanti. Vabbè due anni fa abbiamo fatto uscire “Perle per porci” però non è esattamente un album nostro, è nostro ma con canzoni di altri, non è un album mio almeno. E lì è partito tutto nel giro di pochissimo, avevo 11 canzoni in parole che tenevano la strada bene, che mi soddisfacevano. Ho cambiato pochissimo rispetto alle prime stesure, di solito ci metto molto più tempo a maturare le stesure successive e quindi boh… ce l’ho fatta. L’album secondo me è il migliore che abbiamo mai fatto in studio insieme.

Concordo
Non lo dico mai questo, l’ho pensato forse per “Nostra signora della dinamite” ma non l’ho mai detto, invece a sto giro mi sento di dirlo. Perché è un album maturo, perché io sono più maturo, perché sono arrivato alla terza età e quindi devo essere maturo, devo esser contento anche perché se guardo tutto attorno è una merda. Boh, è andata così, secondo me è un album della Madonna comunque…

In cosa ti senti maturato?
All’anagrafe prima di tutto, poi sono molto più calmo, molto più disposto ad accettare anche cose che non mi piacciono, mi rendo conto di essere molto meno impulsivo, meno fuoco di paglia. Sì sono maturato, non so come non so perché, è andata così. Poi te l’ho detto, il fatto di cambiare casa, cambiare situazione anche affettiva ha inciso molto. E’ una cosa che funziona, amore è politica, questo è un disco molto politico.

Ecco infatti, ciò mi porta a una domanda che ti avrei fatto dopo…
Eh vedi, io le precedo le domande (ride).

Sì mi hai bruciato la domanda… in effetti ho sempre sentito questo accostamento amore politica situazione sociale, ma in questo disco in particolar modo
Sì perché forse è l’unico campo in cui non ero andato così a fondo. Forse con “Nostra signora della dinamite” sì, ripeto per me comunque era l’album che, prima di registrare questo, prediligevo. Forse con quello c’eravamo arrivati però questo secondo me è andato anche oltre.

Mi ricordo che qualche anno fa, qualcuno di voi mi aveva detto che c’era un disco pronto ma che mancavano solo i testi. Queste undici canzoni di merda provengono da lì o sono nuove composizioni nate ultimamente?
Ci sono un paio di cose che provengono da quelle registrazioni lì. “Piove finalmente piove” è una base musicale che viene da quell’epoca lì, “Mille non più di mille” è una base musicale che viene dal 2012, tutto il resto poi è venuto dopo. Però c’era veramente solo musica, è che non riuscivo veramente a scrivere e quindi abbiamo bruciato anche un sacco di idee musicali molto molto fighe che sono ancora lì…

Beh se sono parcheggiate lì magari un domani potrebbero tornare alla luce con una nuova vita
Ormai sai quando è passata è passata. C’è un pezzo che è lì, dalle sessioni di “Nostra signora della dinamite”, un’improvvisazione che è lunga 12 minuti, bellissima! E’ lì che aspetta un testo, nella mia testa deve essere un testo che parla del Novecento come secolo e su quest’album ce lo volevo mettere poi alla fine sono arrivato a quota 11 e questo era un lavoro troppo grosso, diventava un concetto troppo lungo. Nella mia testa è una canzone che parla di tutto il novecento mondiale senza mai, mai neanche per sbaglio passare in Italia. E se ci riesco… Il pezzo ce l’abbiamo è lì, negli archivi di Stewie in studio quindi…

Fai finta di cambiare casa un’altra volta così ti arriva l’ispirazione
Ma no il problema è che mi sono dato un compito e un compito è duro! Siccome sono sempre stato uno studente cazzone, svogliato anche qui non verrà mai fuori niente, rimarrà lì…

Ecco a questo proposito ti volevo chiedere di questo tuo pessimismo che emerge dalle canzoni, quando dici che sbaglierai o incasinerai tutto..
Si chiama Nichilismo cosmico, non ha altre definizioni. A me piacerebbe essere ottimista come Lorenzo Cherubini (bestemmia maschile ndr), mi piacerebbe da matti, lo invidio tantissimo.

Dai tu non sembri stare così male
Non morirò, perché sono immortale è semplicemente per quello (risate) No, sono così perché comunque da quando son nato il mondo è una merda.

Te l’avranno già chiesto immagino, ma questi riferimenti ricorrenti nelle tue canzoni a nuvole, vento, pioggia hanno un legame particolare o fanno ormai parte del tuo stile?
I quattro elementi sono fondamentali. Uno parla sempre del suo microcosmo, del suo micromondo però attorno c’è l’universo nel suo infinito, cose molto più grandi di te perciò le tiri in ballo tanto per non dire sto parlando solo delle mie cipolle come dicono i francesi.

Anche la merda?
La merda è auto derisione, è fondamentale essere un po’ auto ironici. Se io mi prendessi tanto sul serio dovrebbero menarmi secondo me.

Anche in questo disco sembra che la tua principale fonte di malessere sia sempre l’amore. Ma queste donne quanto ti fanno soffrire?
Mai.

Ah vedi che allora ti sei preso gioco di noi (ridiamo)
Sì! Sai, quando hai a che fare con delle persone che non sono normali – perché io l’ho detto più volte, io non l’ho mai cercata la felicità – non sono normali ed è normale che ci sia qualcosa che si scontra, che fa attrito. Io credo che essere sempre in conflitto con tutto con tutti con se stessi con la persona che ami sia fondamentale per… per non essere un idiota che va a votare per Salvini. Capito? Il problema di quelli che vedono le cose nero e bianco e non vedono le sfumature abrasive.

Però queste donne tu le conosci molto bene, sono sempre al centro dei tuoi testi e c’è sempre una parte femminile in quello che scrivi
Perché sono una donna anch’io… Infatti quando qualcuno chiede a Giada “sei la donna di Canali? No è lui la mia donna”.

Un po’ come in “Tutti gli Uomini” sembra uscita dalla testa di una donna
Sì, lo sono sempre stato infatti cerco di mettermi nei pantaloni…anzi nella gonna (risate generali).
E’ per quello che mi piacevano gli Afterhours quando erano vestiti da donna.

Quanto e come hanno contribuito i Rossofuoco in questo disco rispetto agli altri album?
Questo album è un po’ anomalo, un po’ come Nostra Signora. Di solito coi Rossofuoco noi prendiamo, entriamo in studio senza un’idea di quello che faremo e improvvisiamo, registriamo le improvvisazioni e le strutturiamo per canzoni ipotetiche, strofa ritornello senza sapere cosa ci andrà sopra e poi io ci lavoro. Qui per una buona metà è andata così, per l’altra metà sono arrivato io con delle cose che avevo fissato. Ci sono addirittura dei pezzi nell’album che vengono da idee usate precedentemente per delle colonne sonore, atmosfere che mi piacciono e comincio a cantarci sopra delle cose. A me una cosa mi ha sempre affascinato: ad esempio Peter Gabriel ha sempre fatto questo, ha usato pezzi di canzoni sue o piccole parti di canzoni sue, metà arrangiamenti per fare delle colonne sonore magnifiche “Birdy” è uno di questi, è uno dei film di Alan Parker. Se ti ascolti Birdy stai lì fisso a guardare il film perché è fantastico però allo stesso tempo c’è la colonna sonora che ti massacra. E’ una cosa che mi è sempre piaciuto fare e che ho sempre fatto di usare spezzoni parti o riff di canzoni mie e stavolta è andata al contrario. Avevo scritto l’anno scorso delle musiche per un film di Rossella Schillaci , un film documentario sulla resistenza femminile si chiamava “Libere” e ci sono almeno tre o quattro pezzi dell’album che partono da quello.

Quindi non hai un testo pronto e poi la musica viene dopo?
No, non sono mica Ferretti! Ferretti arrivava coi testi pronti nella valigetta e noi dovevamo mettergli la musica sopra. Ultimamente ho usato un metodo che è quello del “se mi ricordo la frase merita di rimanere, se me la devo scrivere per ricordarmela vuol dire che non vale un cazzo”. Infatti molte di queste frasi eran già lì magari da qualche mese perché io scrivo sempre per immagini quindi è facile anche incollare un’immagine all’altra e poi alla fine gli dai un senso compiuto sulla canzone e molte di queste immagini sono proprio a memoria , non scritte. Quelle che restano vuol dire che meritano, quelle che ti dimentichi vuol dire che non valevano un cazzo.
E’ andata bene a sto giro dai!

Direi che è andata benissimo! Già che hai nominato Ferretti..
Chi è? (risate)

Un pezzo del disco s’intitola “Emilia parallela”, in “Undici” canti che “l’indisciplina è una forma perfetta di libertà”, è un caso?
No, non è un caso (risate) è una vita. Ogni volta che qualcuno mi cita quella enorme verità , perché è una verità enorme, che la libertà sia una forma di disciplina, però c’è anche il risvolto della medaglia. Anche l’indisciplina è una forma notevole, forse non perfetta, però siccome volevo esagerare è una forma perfetta di libertà, almeno secondo me! Quando disobbedisci sei più libero di quando obbedisci.

Sei uno dei pochi musicisti che col passare del tempo migliora…
Sono d’accordo.

Posso dirlo di Nick Cave e di pochi altri, non siete in molti. Da cosa dipende? E’ il tuo stile di vita, hai qualche segreto o semplicemente culo? (ridiamo)
No, è che… essendo immortale, il peggioramento porta alla sfiga, se peggioro all’infinito… No dai, dopo vado a votare Salvini anch’io quindi…

Se uno di questi nuovi gruppi “indie” che ora passano regolarmente per radio ti chiedesse di collaborare cosa risponderesti?
Perché no? Dipende chi. Poi se è qualcuno che mi fa veramente cagare no però… roba che mi fa cagare non ne sento in giro.

Ah quindi non ci sono cose che ti fanno particolarmente cagare?
No. Vomitare, non cagare!

Ringraziamo Giorgio della piacevole chiacchierata e mentre ci salutiamo ci chiede se ci fermiamo anche a sentire il concerto. Per forza, ci tocca pure quello! Vorrai scrivere due parole anche sul live no?

Apre la serata in Latteria Andrea Laszlo De Simone e la sua band che ci tiene inchiodati sotto il palco con un live davvero spettacolare che meriterebbe un articolo a parte per descriverlo!

Dopo una trentina di minuti entrano in scena Giorgio Canali e i Rossofuoco. La Latteria è piena, pienissima di gente di tutte le età, una moltitudine di magliette di “merda” e di “Fatevi Fottere” che durante il concerto non si fa scappare l’occasione anche per un pogo liberatorio.
Sarà il nuovo taglio di capelli, sarà la maturità, chi lo sa? Ma Giorgio Canali riesce di nuovo a coinvolgere il pubblico con la sua voce ringhiante, la sua chitarra sporca, il suo modo di sputarti in faccia la realtà con rabbia e poesia. L’intesa perfetta con i Rossofuoco crea un connubio incendiante dove non serve scaletta, semplicemente basso, chitarre e batteria comunicano con una spontaneità disarmante persino nei nuovi pezzi che suonano con la stessa potenza e coinvolgimento dei cavalli di battaglia del repertorio. Che dire? Ne è valsa la pena attendere sette anni per un nuovo disco, ancora una volta questo sessantenne duro e incazzoso all’apparenza, riesce a farci emozionare, a farci scorrere brividi lungo la schiena, a farci saltare e vibrare come ragazzini che anagraficamente non siamo più ma il rock, si sa, rende immortali! Parola di Giorgio!

Giorgio Canali & Rossofuoco
Giorgio Canali: voce, chitarra, armonica e tastierine a tre dita
Marco Testadifuoco Greco: basso
Luca Martelli: batteria e percussioni
Stewie Dalcol: chitarra

*Photo credits:
[1-6] Giulia Bartolini
[7-10] Giacomo Ghidinelli