Recensione di Eleonora Montesanti

Ma quando cazzo lo fate un album nuovo di inediti? Chissà quante volte Giorgio Canali e i Rossofuoco si sono sentiti porre questa domanda negli ultimi anni. Dall’ultimo, Rojo, ne sono passati sette, con un intermezzo anomalo rappresentato da Perle per porci (un disco di cover), e si sentiva proprio l’urgente bisogno di guardare la società attuale attraverso lo sguardo poetico e provocatore dell’artista ferrarese.
Ed eccole, finalmente, undici nuove canzoni di merda con la pioggia dentro (il titolo è un’autocitazione tratta dal brano Orfani dei cieli). Un disco intenso e appassionato, senza filtri, straripante di dolore, rabbia e nebbia, dove la forza della critica sociale si contrappone alla dolcezza del viaggio dentro a se stessi.
Non ci sono sconti. Mai e per nessuno. Il presente viene demolito pezzo dopo pezzo e schernito insieme a tutti i suoi abitanti.
Tutti i testi sono dei concentrati di rabbia e frustrazione e, anche quando riguardano le emozioni più intime dell’artista non possono fare a meno di confrontarsi col mondo, come se il malessere universale e quello personale fossero legati indissolubilmente.
Per questo motivo, sebbene l’amore sembri essere sempre il motore che muove tutto, non può essere considerato una fonte di speranza, ma solo di ulteriore dolore. Sia esso rivolto (o meno) agli altri o a se stessi, nelle undici canzoni che compongono il disco non c’è mai nemmeno l’ombra della felicità.
Resta solo la pioggia. Lei sì che può lavare via tutto: l’economia, la violenza, il razzismo, la povertà, le leggi e persino l’autocompiacimento. A partire da Piove, finalmente piove, che è un po’ il manifesto del disco (bellissimo e liberatorio), la pioggia è il filo conduttore che unisce le canzoni.
Il disco inizia con Radioattività, brano che si sveglia sotto a un pesante cielo padano in cui cani bianchi ringhiano contro cani neri, […] mentre tu pensi ancora a lei e non ti importa un cazzo della radioattività.
Il secondo pezzo che troviamo è Messaggio a nessuno, forse il più intimo e personale di tutto il disco insieme all’ultimo, Mandate Bostik. E’ interessante confrontarli, poiché sono entrambi grida d’aiuto. Il primo è silenzioso (bottiglie scolate per chiuderci dentro messaggi a nessuno) e si colpevolizza poiché il mondo di certo ha sofferenze ben più grandi da affrontare; il secondo, invece, è amaro e ugualmente arrendevole, ma forse con molto, molto Bostik qualcosa ancora si può aggiustare.
Sulla stessa lunghezza d’onda è sicuramente E sta a te. Una poesia in cui, come era già capitato in passato, Giorgio si mette nei panni di una donna col cuore spezzato. Ci sono possibilità che questo sia il proseguo di Tutti gli uomini. E’ ugualmente triste e meraviglioso pensare che si tratti della stessa donna, con il cuore più inspessito dall’esperienza e dalla nostalgia.
Per quel che riguarda invece la critica sociale, i brani più estremi e significativi sono sicuramente i seguenti quattro.
Undici: l’indisciplina è una forma perfetta di libertà; Emilia Parallela: un gioco di parole riferito alla famosa Emilia Paranoica, diventata oggi ancor più tristemente paralitica e paracula; Aria fredda del nord: un’ambientazione western di chitarre e sabbia descrive l’immutabilità (niente cambia mai); Danza della pioggia e del fuoco: una sorta di danza di terra, cruda e devastante, in cui si muore per sentirsi vivi.
Una nota speciale per Fuochi supplementari, il singolo che ha anticipato l’uscita dell’album e che riassume perfettamente la sua poetica: ciò che è personale si unisce visceralmente a ciò che è collettivo in un incendio in cui è impossibile proteggersi e da cui solo la pioggia potrà salvarci.

 Tracklist:
01. Radioattività
02. Messaggi a nessuno
03. Piove, finalmente piove
04. Estaate
05. Undici
06. Emilia parallela
07. Aria fredda del nord
08. Fuochi supplementari
09. Danza della pioggia e del fuoco
10. Mille e non più mille
11. Mandate Bostik