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Mario Grella

Roberto Bonati ParmaFrontiere Orchestra – La fòla de l’oca / Overtime (ParmaFrontiere, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

Il tempo è un’antica ossessione delle arti, di tutte le arti, dalla letteratura alla poesia, al teatro. Ma è nella musica che il tempo gioca davvero un ruolo fondamentale. Musica e tempo sono assai più simbiotici, almeno quando si tratta del tempo con la “t” minuscola. Quando si tratta del Tempo con la maiuscola, la questione si complica ulteriormente. Qui la letteratura ha prodotto capolavori assoluti, come ne ha prodotti il cinema. E la musica? Ci sono molti musicisti che hanno posto il tema, ma non tantissimi. Saluto quindi con grande gioia ed altrettanta curiosità, l’uscita La fòla de l’oca, magnifico cd di Roberto Bonati, riflessione musicale sul Tempo, prodotto da ParmaFrontiere e al quale hanno collaborato prestigiose accademie musicali, quali quelle di Oslo, Nürnberg, Hamburg, Göteborg, Stavanger e Glasgow. Il progetto, partito nel 2018, vede finalmente la luce dopo i tempi travagliati della pandemia. Il raffinato cd (anche da un punto di vista grafico) contiene sette intensissimi brani con i testi di Sant’Agostino, Eraclito, Marco Aurelio, Walt Whitman con loro riflessioni sul Tempo. Stranamente le prime parole che si incontrano in apertura non sono di nessuno di questi autori, ma vengono dalla saggezza popolare e sono sotto forma di filastrocca, “La fòla de l’oca” appunto, un “nonsense”, degno di Edward Lear, che viene dalla tradizione orale padana e che, come ricorda lo stesso Roberto Bonati, “ha l’odore della terra” e un ritmo verbale ancestrale che, oltre che costituire le radici dell’autore, rimanda alla circolarità del Tempo.

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Il sol dell’avvenire – di Nanni Moretti (Italia, 2023)

C I N E M A


Articolo di Mario Grella

Non sembra dare nessun segno di cedimento il filone del metacinema. Dopo The Fabelmans di Steve Spielberg, Babylon di Damien Chazelle, Empire of Light di Sam Mendes, dopo il documentario Laggiù qualcuno mi ama di Mario Martone, Quando di Walter Veltroni, Il ritorno di Casanova di Gabriele Salvatores, e si badi, solo per citare film degli ultimi tre-quattro mesi, ecco l’ennesimo film che parla di cinema, Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti che, tra i film da me appena citati, si piazza sicuramente “secondo” dietro solo all’irraggiungibile The Fabelmans. Giovanni (Nanni Moretti), è un regista, anzi Giovanni è “il” regista Nanni Moretti che sta cercando di terminare un film, ambientato in una sezione del Partito Comunista Italiano situata in una periferia romana, quando la sezione e il partito stesso sono travolti dalla notizia dell’invasione sovietica di Budapest del 1956.

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NovaraJazz Weekender – Spring Edition @ Spazio Nòva, Novara – 15 e 16.04.23

A P P U N T I  D A  N O V A R A J A Z Z


Articolo di Mario Grella, immagini sonore © Emanuele Meschini

È toccato ad Alessia Obino aprire l’edizione primaverile di NJ Weekender Spring Edition, secondo appuntamento infra-stagionale di NovaraJazz. Lo ha fatto con A Sound of Million Shape (disco uscito da qualche mese), un indovinato mix di jazz e progressive rock, con un gruppo nutrito di musicisti e un piccolo coro. Subito a suo agio sia con composizioni originali, sia con alcuni brani di un vero guru dello spiritual jazz ovvero Sun Ra, dal quale Alessia Obino sembra di aver preso qualcosa di più di una semplice ispirazione, ma piuttosto un modo di concepire la musica (e il jazz). Tra i componenti della band un vigoroso Piero Bittolo Bon al sax e la contrabbassista Rosa Brunello, bravissima anche al basso elettrico.

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Air – La storia del grande salto – di Ben Affleck (Usa, 2023)

C I N E M A


Articolo di Mario Grella

“…La moda non vende oggetti o cose, la moda vende segni…” Questo è ciò che affermava Roland Barthes in un libro di molti anni fa che si intitolava Il sistema della moda. Non si può non partire da questo assunto per comprendere appieno la moda e, di conseguenza, anche questo film. Occorre tuttavia fare anche un altro piccolo sforzo e cioè cercare di credere nella cosiddetta logica del mercato anzi, per meglio dire, credere che il mercato abbia una logica. Forti di queste corroboranti teorie, possiamo goderci questo bel film di Ben Affleck. Siamo nel 1984 e Michael Jordan, giovane promessa della NBA americana, è alle prese con una disputa tra Converse, Adidas e Nike che si contendono, prestigiosi testimonial per il mercato delle scarpe da basket. Per dir la verità, visto la giovane età del giocatore, le tre grandi aziende cercano di conquistare il favore della madre dell’atleta, vera manager di Jordan.

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Alexander Hawkins Trio – Carnival Celestial (Intakt Records, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

Nella cultura italiana, ma forse anche in tutta quella occidentale, v’è un paradigma concettuale, per usare termini altisonanti, che è fortemente radicato nell’inconscio culturale di tutti noi, ovvero che i temi celesti abbiano poco a che vedere con i temi terrestri. Non esistono veri punti di congiunzione tra terra e cielo, tranne forse che nel momento della morte (per i credenti). Per questo motivo, mi è sembrato subito molto stimolante e dissacratorio il titolo di questo nuovo straordinario lavoro pianistico di Alexander Hawkins, ovvero Carnival Celestial, appena uscito per l’etichetta Intakt Records, che lo vede al fianco di Neil Charles al contrabbasso e percussioni e Stephen Davis alla batteria e percussioni, riuniti in questo incantevole Alexander Hawkins Trio. Se c’è qualcosa di completamente terreno è certamente il carnevale, la manifestazione più pagana che possa esistere, dove non c’è posto né per lo spirituale, né per il divino e quindi nemmeno per il celestiale o almeno per quello che celestiale significa in senso figurato. Il carnevale è carne, il celestiale è spirito.

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Il ritorno di Casanova – di Gabriele Salvatores (Italia, 2023)

C I N E M A


Articolo di Mario Grella

La pletora di film dedicati al cinema non sembra avere termine e così dopo The Fabelmans, Babylon, Empire of light per citare solo le ultime tre uscite, ecco la risposta italiana (non è l’unica a dire il vero) e cioè Il ritorno di Casanova di Gabriele Salvatores. La storia è quella di Leo Bernardi, regista in crisi d’identità, in forte competizione con un regista giovane Lorenzo Marino (che nome improbabile!), che non riesce a portare a termine il film che dà il titolo al film: no, non è un errore né un gioco di parole, questo gioco di scatole cinesi di film che hanno per oggetto film, sale cinematografiche che proiettano film che hanno per oggetto il cinema, sembra ormai diventato un gioco un po’ stucchevole, ma questo passa il convento. Il film di Salvatores, liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Arthur Schnitzler, è un film girato con una certa grazia, ma forse con un po’ troppo formalismo. Due i piani di narrazione, quello del regista in crisi, delle sue relazioni affettive, dell’intenso rapporto con il montatore e dello scontro perenne col produttore, tutto questo girato in un algido b/n e l’altro piano quello del prodotto (cioè un film su Giacomo Casanova), girato a colori.

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Rob Mazurek & Exploding Star Orchestra – Lightning Dreamers (International Anthem, 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

Non so se qualcuno di voi, soprattutto i diversamente giovani, si ricordi ancora (ma è molto difficile dimenticarsene) di Brian Sweeny Fitzgerald, noto come “Fitzcarraldo”… Immagino di sì e immagino, soprattutto, che pochi si siano potuti dimenticare del folle film girato da Werner Herzgog su questo sognatore peruviano che, per portare la voce del grande Enrico Caruso nel cuore dell’Amazzonia, fece costruire un teatro a Iquitos. Ebbene, proprio a lui mi hanno fatto pensare le note del comunicato stampa che accompagnano l’uscita di Lightning Dreamers ultima fatica di Rob Mazurek e della sua Exploding Star Orchestra. In quelle righe, Mazurek ricorda i tre anni trascorsi sul Rio Grande a Manaus (ed è proprio a Manaus, nel teatro della città amazzonica, che Fitzcarraldo ascolta per la prima colta “Il Trovatore” di Giuseppe Verdi). È in quel luogo, alla confluenza del Rio Negro e del Rio delle Amazzoni, che Rob ha cercato una sorta di ispirazione che ha poi trasformato nell’energia magnetica che si ritrova in questo lavoro.

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Omaggio a Cesare Pavese – Barbiero Manera Sartoris Trio @ Piccolo Coccia, Novara – 19.03.23

A P P U N T I  D A  N O V A R A J A Z Z


Articolo di Mario Grella

Certo che l’ensemble composto da Massimo Barbiero alla batteria e percussioni, Eloisa Manera al violino ed Emanuele Satoris al pianoforte, si è preso una bella gatta da pelare intitolando il concerto (e il CD) Verrà la morte e avrà i tuoi occhi dall’omonima raccolta di poesie di Cesare Pavese. Ho con quella raccolta un legame particolare per i ricordi che mi legano ad essa e all’esame universitario sostenuto con Vittorio Spinazzola, qualche secolo fa, ma a parte questo, il confrontarsi con una della più celebrate poesie del Novecento italiano, non era cosa semplice. Sempre più spesso, però, i jazzisti dedicano i loro lavori ai grandi temi della letteratura e questo comporta naturalmente un certo rischio. Del resto Eloisa Manera non è nuova nel cimento con la letteratura, basta ricordare un suo lavoro precedente ispirato a Le città invisibili di Calvino. Oltre che, al confronto a viso aperto con la letteratura, una responsabilità ancora maggiore è quella di confrontarsi con un sentimento altrui, come l’amore di Pavese per Costance Dowling, l’attrice americana che fu probabilmente una concausa del suo suicidio. È stato un concerto molto intenso, nell’ambito degli appuntamenti di Aperitivo in Jazz, presso lo spazio Piccolo Coccia di Novara, manifestazione domenicale di NovaraJazz che ormai ha messo radici in diversi ambiti e luoghi della città. Mi sia solo concesso ricordare la rassegna Swing & Hot allo Spazio Nòva, le serate al Cannavacciuolo Bistrot e gli appuntamenti del giovedì all’Opificio, altro locale nel circuito di Novara Jazz.

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Romeo e Giulietta @ Piccolo Teatro Strehler, Milano

T E A T R O


Articolo di Mario Grella

È tradizione ormai inveterata che tutti i registi teatrali, a cominciare dai più grandi, quando devono cimentarsi con un testo classico del teatro, cerchino nelle loro messe in scena di darne una versione “attualizzata”, cerchino insomma di ambientare l’azione nella contemporaneità. Sono pochi i registi che hanno resistito a questa tentazione. Così anche Mario Martone, uno dei più celebrati registi italiani (non solo teatrale, s’intende), ha ceduto al richiamo del “hic et nunc”, nella sua prima regia per il Piccolo Teatro di Milano, dove ha portato in scena Romeo e Giulietta di William Shakespeare, scritta presumibilmente tra il 1594 e il 1597. L’operazione, come è facilmente immaginabile comporta dei rischi notevolissimi: opere tanto perfette, fatte di equilibri delicati, orditi e trame calibratissime e veicolatrici di messaggi profondi, di morali solenni o di dubbi amletici, se non maneggiate con cura possono trasformarsi in patetiche boiate o ridicole rappresentazioni.

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