Articolo di Luca Franceschini, immagini sonore di Andrea Furlan
Arriva alla Salumeria della musica per quella che, come lui stesso dice, sarà l’ultima data a Milano per molto tempo. C’è un nuovo album da scrivere, dopo che l’ultimo “Per tutti”, nato dalla partecipazione sanremese del 2014, è ormai stato suonato in lungo e in largo nei locali della penisola.
Non le ha mai mandate a dire, Riccardo Sinigallia: dopo essere stato per anni tra gli artefici del successo dei Tiromancino e dopo aver lavorato come produttore e arrangiatore in una quantità di uscite anche importanti, non ha mai nascosto la difficoltà a vivere di musica, l’ottusità di certa critica, l’incompetenza di certi discografici, la diseducazione generale di gran parte del pubblico.
Prima di Sanremo, lo ha dichiarato lui stesso, avrebbe voluto smettere. Poi è arrivata la proposta e con essa la possibilità finanziaria di poter realizzare un nuovo disco.
Che poi a Sanremo non gli è neppure andata troppo bene: “Prima di andare via”, la canzone tra le due presentate ad aver superato la fase del televoto, era stata già suonata un paio di volte in eventi piccolissimi di cui forse neppure lui si ricordava. Scoperto da una giornalista grazie ad un filmato su YouTube, era stato squalificato. L’episodio era noto, ma lo ha raccontato ugualmente lui stesso dal palco della Salumeria, prima di eseguire il pezzo incriminato. Lo ha fatto con l’ironia e la leggerezza di chi si è lasciato alle spalle un episodio spiacevole che, fatti due conti, gli ha comunque procurato una preziosa esposizione mediatica.
Oggi il cantautore romano fa parte dello staff della Sugar, la potente label di Caterina Caselli che ha lanciato, tra gli altri, Elisa e i Negramaro. Ha quindi in teoria il contesto migliore per poter operare da grande professionista quale lui è e per poter arrivare a più gente possibile con le sue canzoni.
L’inizio è dei migliori: si presenta sul palco da solo, si siede al pianoforte ed esegue “Laura” e “Amici nel tempo”, entrambi dal secondo disco “Incontri a metà strada”. La gente fissa ipnotizzata, in un silenzio che sembra a tratti irreale.
È già da qui che capisci di essere davanti ad un autore di altro livello, rispetto a quello che si ascolta normalmente in Italia. Non solo uno che conosce alla perfezione i trucchi del mestiere ma che sa anche scrivere brani di spessore e di rara intensità.
E che ha imparato la lezione della grande tradizione italiana, come ad un certo punto racconta dal palco, scusandosi per alcune imperfezioni vocali, spiegando di aver preso un brutto raffreddore qualche giorno prima, dopo essere tornato da un incontro con Claudio Lolli. “Uno che tutti quelli che scrivono canzoni dovrebbero ascoltare, uno che ha scritto dei testi talmente attuali che sembrano scritti domani!”. E aggiunge di preferire lui a chiunque altro, soprattutto ad artisti stranieri oggi di gran moda come Damien Rice o Elliot Smith.
Il resto dello show viene suonato in trio, in compagnia dei fidi Francesco Valente alla chitarra e Laura Zilli al basso.
Arrangiamenti per forza di cose minimali, anche perché le sequenze elettroniche che avrebbero dovuto rimpolpare l’ossatura dei brani si sono semplicemente rifiutate di funzionare. Ne è derivata la mancata esecuzione di “Per tutti” (evidentemente quella che sarebbe risultata più compromessa dall’assenza di parti elettroniche) ma per il resto lo show non sembra averne risentito eccessivamente.
In scaletta una selezione di brani da tutti e tre i dischi di cui (almeno per il sottoscritto) “Le ragioni personali” ha rappresentato l’apice assoluto, quattro minuti in cui si è capito chiaramente perché Sinigallia è uno degli autori migliori che abbiamo a disposizione.
Non poteva mancare “La descrizione di un attimo”, forse il più famoso tra quelli che ha scritto per i Tiromancino: il pubblico la canta e si diverte, anche quando Riccardo sbaglia le parole e si scusa dicendo che “Questa la faccio sempre un po’ in automatico”.
Viene presentata anche la nuova “A cuor leggero”, scritta appositamente per il film di Claudio Caligari “Non essere cattivo” e candidata (purtroppo non vincitrice) agli ultimi David di Donatello per la sezione “miglior canzone originale”.
Molto bella anche “La revisione della memoria” che non perde il suo carattere ipnotico, anche se presentata in un arrangiamento più naturale e meno effettato rispetto alla versione in studio.
Si chiude comprensibilmente con “Buonanotte” ma il pubblico, non contento, lo richiama sul palco. E qui, con la massima umiltà ma anche con una certa ironia, dice che “È bello che ci chiediate i bis perché in passato non era mica così scontato che avvenisse!”. Dopodiché ringrazia nuovamente Caterina Caselli, lo staff della Sugar e altri amici e addetti ai lavori presenti in sala, e si congeda con il classico “Solo per te” e con “Una rigenerazione”, l’altro pezzo che era stato presentato a Sanremo. Versione allungata da una coda strumentale in cui Sinigallia e Valente si lasciano un po’ andare al cazzeggio, pestando sulle loro chitarre in modo da creare una sorta di muro si suono che per quanto suggestivo, mi è apparso un po’ fuori posto.
Al di là di questo finale non molto sobrio, il concerto è stato impeccabile, non granché ricercato negli arrangiamenti, anche per la formazione a tre con cui ha scelto di presentarsi ma di grandissimo fascino ed intensità, con almeno un paio di momenti da inserire nel Best of assoluto di questo 2016.
Che poi in Italia si continuino ad ascoltare altre cose, è un dato di fatto da cui non ci libereremo probabilmente mai. Attendiamo il nuovo album e speriamo ci siano altre occasioni di vederlo dal vivo, dato che dalle nostre parti ha sempre un po’ latitato.
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