Articolo di Stefania D’Egidio e immagini sonore per concessione Barley Arts
Il 6 giugno ho assistito, nella bellissima cornice del Parco Tittoni di Desio, al concerto di Fantastic Negrito, astro nascente del blues.
Personaggio eclettico, cresta da Mohicano e barba folta, capace di dare nuova luce alla musica afroamericana, mescolando in una veste attuale il blues, il rock, il funk e il gospel: ne emerge uno stile che lui stesso ha definito “black roots music per tutti”, attingendo con gratitudine dai suoi predecessori.
Sul palco una band composta, oltre che da lui, da altri quattro componenti: basso, tastiera, batteria e, alla chitarra, un musicista cileno che con il suo spagnolo ha cercato di abbattere la distanza linguistica con il pubblico italiano.
Per l’occasione il Tittoni ha tirato fuori delle comode sedie bianche, disposte in perfetto ordine, ma la prima fila è un po’ distante dal palco e così, dopo pochi secondi dall’inizio dello show, gli spettatori rompono subito le righe per raggiungere la transenna ed essere vicino alla band.
Fantastic Negrito ha un glorioso passato da busker da cui ha imparato come catturare l’amore dei suoi fans, quindi impiega pochissimo a rompere il ghiaccio: lo spettacolo, che inizia con Bad Guy Necessity e Nobody Makes Money, colpisce da subito per l’energia e la freschezza, tra un riff di chitarra alla Jack White e danze scatenate alla James Brown. Tra una canzone e l’altra l’artista, istrionico come pochi, ne approfitta per scherzare sulla bellezza delle donne italiane e per raccontare come nascono le sue canzoni, in totale sedici perle, di cui cinque tratte da The Last Days of Oakland del 2016, sette dall’ultimo album Please Don’t Be Dead del 2018 e quattro da Fantastic Negrito del 2014.
Canzoni crude, oneste, che parlano della vita di tutti i giorni, della gioia e del dolore, emozionante il tributo alla forza delle donne, in un periodo in cui i femminicidi sono all’ordine del giorno.
Gli spettatori non possono che assecondarlo nei cori e scandire il tempo con il battere delle mani, tutti fianco a fianco, quasi uniti in una haka.
Xavier (questo il vero nome di Fantastic) è riuscito nell’impresa ardua di dare nuova linfa vitale ad un genere musicale che è rimasto ancorato a schemi tradizionali; tra riff di chitarra e groove ritmici nei prossimi anni sarà una bella sfida a tre con Gary Clark Jr. e Curtis Harding per aggiudicarsi lo scettro di re della nuova black music.
La setlist della serata:
01. Bad Guy Necessity
02. Nobody Makes Money
03. A Long Long Road
04. Scary Woman
05. A Cold November Street
06. Hump Thru the Winter
07. An Honest Man
08. A Boy Named Andrew
09. Letter to Fear
10. Lost in a Crowd
11. Rant Rushmore
12. In the Pines (Oakland)
Encore:
13. Bullshit / Night has turned to day
14. Plastic Hamburgers
15. The Duffler
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