Articolo e immagini sonore di Stefania D’Egidio

Pomeriggio del 16 luglio: il meteo preannuncia fulmini e saette, esco da lavoro intorno alle 17.00 e sfreccio sulla tangenziale ovest, pit stop di pochi minuti a casa per caricare l’attrezzatura fotografica e riparto alla volta di Pavia. Il navigatore mi fa percorrere strade statali che attraversano km di campagna, tra buche e campi di grano, arrivo a destinazione intorno alle 19.00; mi attende una serata ad alto tasso di emozioni al castello visconteo per il concerto di LP, al secolo Laura Pergolizzi, cantante americana di chiare origini italiane, metà campana e metà siciliana, venuta alla ribalta nel 2016 con il brano Lost on You, ma attiva come autrice per altri artisti (Rihanna e Backstreet Boys) da tantissimi anni.

Sarà per la location spettacolare, sarà per il cielo, che pian piano si va rasserenando e cospargendo di stelle, ma c’è un’atmosfera magica in giro: all’ingresso nell’arena vengo accolta dalle opere di Yucu, talentuoso artista locale, intento a dipingerne una in diretta, scambio due chiacchiere con lui, scatto qualche foto e mi guardo attorno. Sotto i portici un’area ristoro gestita dalla Latteria Molloy, il clima è quello di una grande festa, i fans passeggiano allegramente con corone di fiori colorati al collo e braccialetti fluorescenti ai polsi, qualcuno indossa un cappello rosso a forma di cresta di gallo, ci sono le famiglie tradizionali e le famiglie arcobaleno, anziani e bambini, chi la segue da anni e chi è venuto per pura curiosità… proprio vero che solo la musica ha il potere di unire tutti.


Tiro fuori l’artiglieria pesante perché all’ingresso mi hanno comunicato che i fotografi devono posizionarsi sui lati, per non coprire il pubblico che è seduto su comode sedie, con il mio supertele e il monopiede ho l’aria del cecchino, i colleghi mi prendono un po’ in giro; il concerto inizia alle 21.15 con un gruppo, composto dagli stessi membri della band di LP, originario di Los Angeles, che ci intrattiene per circa 30 minuti con un rock dark molto intenso, dettato da una sezione ritmica notevole, verso le 22.00 entra in scena Laura, con giacca rossa, t-shirt bianca e jeans scuri. Inizia con Strange, segue Other people, poi alternando brani scatenati a dolcissime ballate con l’accompagnamento del solo pianoforte, via via ci propone tutti i successi che le hanno fatto vincere sei dischi di platino e raggiungere milioni di visualizzazioni sui social.


L’aspetto è quello di una adolescente, fisico minuto, il volto coperto da un cespuglio di riccioli, e invece ne ha 37 di anni; il suo fischiettio  ormai è diventato un marchio di fabbrica, quello che mi sorprende sono gli acuti da soprano cui si lascia andare di tanto in tanto e cercando su internet scopro che è figlia d’arte perché sua madre era cantante lirica. Da dove venga tutta questa energia, gracile com’è, non me lo spiego; abile non solo con la voce, ma anche nel suonare, passa dalla chitarra acustica all’ukulele e all’armonica con grande disinvoltura; il suo pubblico, relegato ad una certa distanza dal palco, soffre come una tigre in gabbia, LP sembra accorgersene e, ad un certo punto, in barba alla policy del concerto, si getta giù e rincorsa dagli uomini della security, si porta verso le prime file: a questo punto i fans più audaci rompono gli indugi e si lanciano verso di lei a caccia di selfie e abbracci.
Il momento più emozionante quando canta con il suo solito pathos Lost on You, il brano che l’ha fatta conoscere alle masse.


La chiusura del concerto vede tutti sotto il palco a cantare e a riprendere con i telefonini gli ultimi momenti, le mura del castello sembrano osservare impotenti l’assalto finale.
Lo show termina intorno alle 23.15 dopo il consueto bis e i ringraziamenti di rito, nell’andare via Laura indugia lungo la passerella a distribuire baci, abbracci e strette di mano, cosa molto rara nel mondo dello spettacolo, ulteriore conferma della simpatia e dell’umanità del personaggio.