Recensione di Cinzia D’Agostino
E’ sempre difficile parlare di Giovanni Lindo Ferretti, soprattutto quando esce con un live intimo e commovente, un alternarsi di monologhi e musica legati così naturalmente da riuscire a generare qualcosa che va oltre la narrazione.
Ognuno di noi ha avuto un parente, un nonno o un genitore che ci ha raccontato e tramandato storie di vita vera, vissuta in un’altra epoca anche se non troppo lontana dalla nostra ma comunque magica nelle sue diversità, dono culturale prezioso che non troveremo in nessun libro di storia.
Quindi, chiudete gli occhi e abbandonatevi all’ascolto, lasciate che le parole, i suoni e la musica del repertorio di Ferretti, CCCP e CSI vi entrino nelle orecchie, nella testa e nel cuore. Con la voce potente e mistica di Giovanni e gli strumenti di Paolo Simonazzi, Ezio Bonicelli e Luca Alfonso Rossi che abilmente accompagnano la scia emozionale, i racconti sembrano materializzarsi davanti a noi, parole e note prendono forma facendoci entrare nella sua casa in pietra nell’Appennino tosco emiliano negli anni 50. Sentirete il profumo della legna dei camini e vivrete le usanze di altri tempi, conoscerete una mamma coraggiosa e forte, rimasta vedova prematuramente e che da sola porta avanti la famiglia, vedrete una nonna intenta a preparare la cena e a infondere sicurezza a un bimbo che aveva paura di entrare in una stanza buia della loro dimora, lo stesso bimbo che le aveva promesso di ubbidire sempre e non lamentarsi trovandosi così, suo malgrado, a debuttare come cantante solista nel coro nel giorno di Santa Lucia, il 13 Dicembre 1960.
Bella Gente d’Appennino di madri e di famiglie viene registrato il 13 Dicembre 2017 nella Chiesa di San Pietro a Reggio Emilia. Finanziato tramite Crowdfunding su Musicraiser, viene mixato quello che c’è mantenendo tutto, persino errori e mancanze che divengono simboli significativi. La voce potente, a tratti rotta dalle emozioni ma che trasmette sempre un immenso carisma, la poesia di un violino che sa essere struggente ma anche rasserenante, una chitarra elettrica calda, trascinante e imperfetta. E’ la storia di Giovanni, nato nel 1953 a Cerreto Alpi “un postaccio in alto, scosceso, aspro, esposto al vento e neve nel suo tempo”, ma anche “luogo di struggente bellezza” avvolto dalla fede e dai valori cristiani, dalla vita umile e contadina. Ferretti ci accompagna e ci fa vivere il suo passato proiettando nella nostra mente l’immagine di un bimbo che cresce con un’educazione cristiana, che diventa grande, si allontana e fa la svolta ribelle a Berlino che però “è un’altra storia di pubblico dominio e l’ho scelta io è andata male… anch’io sorrido ora”.
La fede cristiana è un tema ricorrente che accompagna l’intera narrazione, come del resto l’intera esistenza di Giovanni. L’educazione, le origini, gli insegnamenti di quando eravamo bambini arrivano sempre a presentarti il conto e questo è l’uomo Ferretti di oggi, vi piaccia o meno.
“Cosa ci si aspetta da me questo è un mistero sebbene di quelli piccoli. Conoscendo i difetti e dubitando dei pregi so di non essere adeguato al ruolo pubblico che mi è assegnato. La trasgressione del punk, la banalità accattivante del rock, la rassicurazione del neo convertito. Invertire l’ordine, considerando trasgressivo il neo convertito e rassicurante il punk, fermo restante la banalità accattivante del rock, nulla cambia.“
Così è se vi pare.
Tracklist:
01. Di montagne e di famiglie
02. Del Mondo
03. Sant’Alcia
04. Annarella
05. Reggio Emilia 1960
06. And the radio plays – melodia
07. Il mio Appennino
08. Depressione caspica
09. Brace
10. Generazione su generazione
11. Madre
12. Una madre col suo figliolo
13. Paxo de Jerusalem
14. Fronte ai millenni
15. Te Deum
16. Venerabile Dimora
17. Cronaca Montana
18. Da Maciste contro tutti – polka dell’Apocalisse
19. Maternale
20. Cronaca filiale
21. Inch’Allah ca va
22. Sono ed Ero
23. Amandoti
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