Intervista di Iolanda Raffaele

In occasione dell’ultimo evento del Festival d’Autunno che vedrà sul palco del Teatro Politeama Mario Foglietti di Catanzaro il giorno 8 novembre Stefano Bollani, Off Topic ha rivolto qualche domanda al direttore artistico Antonietta Santacroce.

Una sedicesima edizione ricca di cultura e musica all’insegna dell’Alma Brasileira, come mai questa scelta tematica?
Come nelle scorse edizioni il Festival d’Autunno abbiamo scelto un tema conduttore, il Brasile, per la riconosciuta bellezza della sua musica e per l’influenza che esercita sui vari generi, anche su quello italiano. Non è un caso se abbiamo ospitato artisti del calibro di Loredana Berté, Sergio Cammmariere e Stefano Bollani, ognuno dei quali ha messo in evidenza un aspetto personale della Musica Popular Brasileira riletta o addirittura composta appositamente, come nel caso di Bollani. Non va dimenticata la partecipazione di Toquinho che, oltre ad essere autore con Vinicius de Moraes di grandi classici della musica brasiliana, ha dato una importante impronta con la sua collaborazione in due album fondamentali della nostra discografia come “La vita, amico, è l’arte dell’incontro” di Sergio Endrigo e “La voglia la pazzia l’innocenza l’allegria” di Ornella Vanoni.

Tanti ospiti straordinari per raccontare, ciascuno a modo proprio, un festival che negli anni si ripete, ma in una veste sempre rinnovata e suggestiva. Quale pensa sia il segreto e la vera forza del Festival d’Autunno?
Non credo esista un segreto nella realizzazione di un Festival. Ci vuole solo molta passione e bisogna credere fermamente in quello che si fa. Noi cerchiamo di trovare idee sempre nuove e suggestive, come succede da alcuni anni con gli eventi culturali.

La Calabria e il Meridione d’Italia sono realtà apparentemente trascurate e sottovalutate per la loro condizione economica, sociale e storica. In che modo eventi simili secondo lei possono contribuire al riscatto e alla crescita?
Direi che non sono solo apparentemente trascurate. Purtroppo per i giovani c’è sempre una certa difficoltà nel riuscire a trovare il giusto spazio e la loro “fuga” dalla nostra terra dovrebbe suonare come un campanello d’allarme per il futuro delle nuove generazioni. La nostra gente ha bisogno di crescere e di trovare una propria dimensione e può farlo attraverso il confronto tra le culture diverse e con l’attenzione  delle istituzioni. In tal senso i Festival e tutte le attività che si organizzano in Calabria possono essere il motore perché ciò possa accadere. Senza cultura non potrà mai esserci sviluppo.

Il Centro Storico di Catanzaro ogni anno ospita con questa rassegna straordinari interpreti della musica italiana e non solo, come hanno accolto l’invito e che scambio emotivo e culturale hanno avuto con il pubblico Loredana Bertè, Toquinho e  Sergio Cammariere finora intervenuti?
Ogni artista contattato ha sempre accettato di buon grado di partecipare al Festival d’Autunno. La crescita costante del Festival, avvenuta nel corso degli anni, è stata riconosciuta da tutti i musicisti italiani, che hanno contribuito con la loro presenza a dare una immagine positiva della nostra terra. Vorrei anche ricordare la presenza di artisti di caratura mondiale come Paco De Lucia, i Manhattan Transfer, Dee Dee Bridgewater, Tania Maria, Ray Gelato, Al Di Meola, Herbie Hancock, Steve Hackett e lo stesso Toquinho, artisti che con la loro presenza sono riusciti a far conoscere la Calabria al mondo intero.

L’8 novembre con il nuovo progetto Que Bom Stefano Bollani chiude questa edizione, cosa dovranno aspettarsi gli spettatori e che valore avrà la sua presenza?
“Que bom” è l’ultimo interessante progetto di Stefano Bollani che si lega perfettamente al tema della nostra rassegna. Quella di Catanzaro è l’unica data calabrese di un tour che sta entusiasmando le platee di tutto il mondo. Basti pensare che il giorno prima si esibirà a Parigi. Accompagnato da quattro grandi musicisti brasiliani, Bollani eseguirà brani del suo ultimo disco senza trascurare i classici della musica carioca in quello che ritengo sarà un concerto entusiasmante.

La macchina del Festival d’Autunno è sempre operativa e attenta. Senza svelare molto, possiamo confidare in una diciassettesima edizione e c’è già in cantiere qualcosa?
Come detto precedentemente, per realizzare un Festival bisogna avere un’enorme passione e, soprattutto, bisogna sempre essere attenti a ciò che succede nel mondo dello spettacolo e della cultura, ma anche alle nuove tendenze. Quello di Bollani sarà l’ultimo appuntamento, ma finita una edizione siamo subito operativi per sviluppare nuove idee e progetti innovativi. Così come è successo quest’anno con le masterclass di Toquinho e Sergio Cammariere che hanno avuto un seguito importante e che negli artisti ha lasciato un ottimo ricordo. Riguardo alle eventuali scelte future posso dire che c’è già qualcosa che bolle in pentola. Sarà sicuramente un’edizione che riserverà delle sorprese.

Grazie e aspettiamo il grande Bollani.