Articolo di Giovanni Tamburino
L’incedere allegro del banjo e l’immediata esplosione di gioia di Tahitian Blue apre le danze per la grande festa che è Home: l’ultimo album del John Butler Trio. A quattro anni da Flesh & Blood (2014), il complesso australiano capitanato dal suo omonimo torna con dodici pezzi nuovi di zecca andando a confermare che non ha dimenticato le proprie radici.
Folk, bluegrass e una sana iniezione di spiritual si mescolano ancora una volta con chitarre elettriche e toni sperimentali in una formula di cui il gruppo si può considerare a tutti gli effetti pioniere e veterano.

John è una miccia di petardi che si ostina a sprizzare scintille ad ogni verso e accordo, un’energia innamorata che lancia da subito il suo invito a lasciarsi andare, ad abbandonare i propri dolori per un viaggio insieme fin dalla prima canzone.
Innamorato, dicevamo. E profondamente lacerato da questo innamoramento. Wade in the Water è la crepa da cui tra toni distorti e voce svettante si scorge il cuore sanguinante e palpitante di chi per troppo tempo si è celato, ha rifiutato il contatto col mondo e si riscopre disperatamente bisognoso di non abbandonarsi a se stesso, di trovare cosa o chi possa dare un senso al proprio vagare:
“I will go to the mountain/ And I will look for my lover/ And I will find my soul/ No longer live in the valley on my own”.
L’album è una caccia serrata a ciò che può riempire il vuoto abissale che chiunque abbia il coraggio di affrontarlo può riconoscere in sé, attendendo continuamente una risposta. Just Call, terzo singolo dal disco, lancia questa richiesta, a cui segue il ritmo cardiaco delle percussioni di Running Away.
Home è il primo estratto e quinta traccia dell’album, nella quale John si apre ancora di più. Dal vivo ha raccontato come questa canzone sia nata in viaggio, mentre il tour girava per il mondo e il cantante e chitarrista passava notti insonni a pensare a chi aveva lasciato a casa. Il tappeto di suoni sotto la voce di Butler è denso, percussioni ora appena accennate, ora tonanti, si inseguono con tonalità distorte di chitarre e basso, esplodendo e ritirandosi come l’oceano che lo ha visto crescere.

Una vena nostalgica che più volte affiora nel corso del disco viene sottolineata in Miss Your love, passando dalla distorsione ai suoni più tradizionali di una dolce ballad sulla quale la voce torna a esplodere in un ritornello a metà tra sorriso e implorazione.
La linea per così dire bittersweet prosegue anche nelle successive Faith e Coffee, Methadone & Cigarettes, scoprendo anche quelli che sembrano essere in tutto e per tutto tratti di vita passata, per poi riprendere energia nei ritornelli di Tell Me Why, scorcio delle difficoltà di una coppia.
Brown Eyed Bird sembra essere messa lì come risposta immediata alla pesantezza del pezzo che la precede. La chitarra acustica cinguetta, la voce torna a risalire e riscendere, a sussurrare e a svettare ancora, rinnovando l’invito all’inizio dell’album: lasciarsi andare, liberarsi di tutto il peso della vita e tornare a respirare.
“Baby, you and me/ We got everything we need to be happy/ So let’s run away from it all/ Tell the world, brown eyed bird/ We don’t need none of their fantasies”
You Don’t Have to Be Angry Anymore si distingue dal resto del sound, con una base estremamente ricca di suoni tra l’elettronica e l’etnico, tra sintetizzatori, hang e una chitarra distorta che si affaccia in delay come controcoro.
Il finale è lasciato a We Want More, con percussioni, cori e toni da world music attraverso i quali John dà la propria personale stoccata alla “macchina”, alla società assuefatta di bisogni soddisfatti ancora prima di sorgere, per ricordarci che “The only fight’s to save your soul”, un esplicito invito a non accontentarsi di niente di meno.
L’unica cosa ad avere valore per John, come ribadisce in più pezzi, è la lotta per salvare la propria anima, ciò che è in grado di renderlo unico. In questo trova compimento e ragion d’essere il viaggio di 56 minuti tra suoni e storie che è l’ultimo figliolo di un Trio diventato ormai più un’eccezionale orchestra: nel mettere chiunque ascolti di fronte all’essenzialità dell’avventura umana, l’indagine su se stessa.

Tracklist:
01. Tahitian Blue
02. Wade in the Water
03. Just Call
04. Running Away
05. Home
06. Miss Your Love
07. Faith
08. Coffee, Methadone & Cigarettes
09. Tell Me Why
10. Brown Eyed Bird
11. You Don’t Have To Be Angry Anymore
12. We Want More