A P P U N T I  D A  N O V A R A J A Z Z


Articolo di Mario Grella

Non lasciatevi ingannare dalle “note di copertina”. Si certo funk, groove e tutto quello che volete, ma era logico aspettarsi che la “premiata ditta “ non portasse sul palco di NovaraJazz una cosa qualsiasi. E così, eccoci qui a commentare quella bomba sonora che si è abbattuta sul Broletto. Lei Juanita Euka, indiscutibile presenza scenica, ha messo le cose in chiaro fin dal principio invitando il pubblico a ballare la “mosquitos dance“, eh certo perché ieri sera c’erano anche loro, le zanzare, convitate di pietra di tutte le manifestazioni estive all’aperto della città, ma chi dovesse pensare alla seratina facile facile, tutta allegria e spensieratezza, si sbaglierebbe.

I ritmi caraibici si possono solo immaginare, la musica è ricercata, intensa, e anche se con una forte impronta funky, si potrebbe dire dire di “industrial-funk”, tanto che, a tratti, sembra di essere più in una fabbrica abbandonata di Camden Town che altrove. Solo che la voglia di ballare è tanta e dal palco Juanita aizza la folla del “dancefloor” che non aspetta altro. Ritmo infernale, suoni dal taglio netto, con Lya Guerrero che, alla sua batteria, sembra un carrista sulla torretta del suo carrarmato che spara raffiche di colpi senza sosta, mentre Max Rodriguez alla chitarra e Jash Bash al basso si occupano della mitraglieria leggera; è solo Marc Goymur, alle tastiere, ad avere pietà del nemico e a farci ricordare che i diabolici ragazzi londinesi non sono su un campo di battaglia, ma a Novara Jazz. Serata impegnativa più che spensierata, ma bella per questo.

Crediti immagini: Chiara Pugliese (1,2), James Cook (3)