I N T E R V I S T A


Articolo di Angela Todaro

Andrea Gregori in arte Caravaggio, è un cantante polistrumentista che per dieci anni è stato il frontman della rock band Godiva, attiva dal 1998 al 2008. Nel 2002 vince il concorso “Sanremo Rock Festival & Trend” e nel 2004 il gruppo apre un concerto di Vasco Rossi a Latina. L’avventura con i Godiva continua per altri anni, ma la voglia di emergere di Andrea si fa sentire. Nel 2013 muove i primi passi da solista, pubblicando un disco tutto suo “L’essenza delle cose”. Nel 2018 rinasce dalle proprie ceneri e prende vita Caravaggio.
I suoi primi singoli, “L’amore al tempo dei Nirvana” e “La parte migliore di te”, ottengono ottimi risultati in termini di visualizzazioni su Youtube. Caravaggio non si ferma e quest’anno pubblica in piena pandemia un nuovo brano, “Gli impressionisti”. Il quarto singolo dell’artista conquista il pubblico, tant’è che pochi mesi dopo esce un altro brano: “Petrolini 2020”, in collaborazione con l’attore Enoch Marrella. Tutti le sue canzoni sono accompagnate da videoclip eclettici e particolari in grado di catturare subito l’attenzione del pubblico. Lo abbiamo contattato per farci raccontare qualcosa di lui…

Ciao Andrea, benvenuto, è da poco uscito il tuo ultimo singolo “Le cose che abbiamo amato davvero”. Ti va di parlarci di te e del tuo progetto?
Ciao amici di Off Topic e grazie per questa intervista. Dopo 10 anni insieme ad una rock band e un disco pop da solista, ancora un po’ acerbo, ho sentito la necessità di esplorare nuovi territori. Ho iniziato a fare musica col nome d’arte Caravaggio spostandomi verso una direzione a metà strada tra l’indie pop e l’elettronica. È stato fisiologico, la cosa giusta da fare, oggi godo di una serenità e di una libertà di espressione che prima non conoscevo. In due anni ho pubblicato 4 singoli inediti e una serie di brani live.

Come mai hai scelto proprio Caravaggio per il tuo nome d’arte?
Qualche anno fa ero in un periodo particolare del mio percorso umano e artistico, potremmo definirlo “di rinascita”. Una notte mi è apparso in sogno il grande pittore lombardo e mi ha invitato con voce tonante a riprendere la scrittura di canzoni che avessero come prerogative sincerità ed innovazione tecnologica. Mi ha chiesto di farlo usando il suo nome e ovviamente non ho potuto far altro che accettare l’incarico.

Ascoltando i tuoi pezzi ho trovato diversi riferimenti. Quali di questi sono stati decisivi per la tua crescita artistica?
Negli ultimi anni mi ha colpito molto l’uso dell’elettronica che fa Cosmo, mi ha letteralmente affascinato. Mi piacciono i testi di cantautori indie come Calcutta, Aiello, Coez. Osservo con curiosità anche il fenomeno della trap e negli ultimi anni mi sono appassionato di musica techno. Insomma…sono un onnivoro.

Come hai vissuto il periodo di lockdown della scorsa primavera e come stai affrontando da artista la crisi che sta investendo il settore musicale?
Devo dire la verità, sono sempre stato abituato a rimboccarmi le maniche e a reagire nei momenti di difficoltà. Quando mi sono ritrovato chiuso in casa per il lockdown ho cominciato a cercare modi alternativi per dare sfogo alla mia creatività. Ho lavorato alle canzoni, sono uscito col singolo Gli impressionisti a maggio, ho girato un videoclip completamente fatto in casa. Insieme a due cari amici abbiamo dato vita ad un appuntamento folle chiamato “The Bad Room”, un incrocio tra DJ Set e performance teatrale in diretta su Instagram tutti i venerdì. E’ stato, nonostante tutto, un periodo di intensa attività per me.

Tra le varie curiosità che ti riguardano ho letto che in passato hai sofferto di distonia spasmodica, vuoi spiegarci di cosa si tratta e com’è stato affrontarlo?
La distonia spasmodica è stata in realtà una grande maestra, può capirlo bene chiunque abbia a che fare con una disabilità. Da una disabilità non si guarisce ma si impara col tempo a superarla. Nei primi anni la perdita totale dell’uso della voce è stata per me un vero lutto. La malattia si è abbattuta su di me come un ciclone, distruggendo ogni aspetto della mia vita e trascinandomi in una profonda depressione. Poi l’incontro con una persona, anch’essa affetta dalla medesima sindrome, ha dato il LA al mio cammino di rinascita. Ho scoperto di avere più carattere di quanto immaginassi ed ho seguito per due anni un lungo percorso olistico di riabilitazione vocale. Alla fine sono riuscito a ricostruire una nuova vita e una nuova voce.

Vista la situazione attuale difficile parlare di live. Quali sono i tuoi progetti futuri?
Al momento non si prospetta la possibilità di poter suonare live, proprio in queste ore è passato il nuovo decreto che sancisce la chiusura di locali e teatri almeno per un mese. Non ho idea di cosa il futuro abbia in serbo per me e per i miei colleghi artisti. Quello di cui sono certo è che ne usciremo fuori perché siamo dei combattenti, abituati da sempre a cavarcela in ogni situazione. La nostra arma più potente è la creatività. Vi invito a tenere d’occhio i miei canali social, sto pensando di organizzare qualche sorpresa live in streaming. Restate nei paraggi 😉