C O N F E R E N Z E


Articolo di Cristiano Carenzi

Venerdì 13 novembre è uscito il nuovo Ep di M¥SS KETA e qualche giorno prima sono stato invitato alla conferenza stampa che si sarebbe tenuta su zoom Martedì mattina; come facevo a dire di no ad una call con la mia cantante italiana preferita? E poi c’era la curiosità della conferenza stampa a distanza, la quale si è svelata, per il tipo di evento che è, meno snaturata del previsto. Certo, mancavano gli assaggi che amo mangiare in maniera scomposta una volta finite le domande ma avevo dei cracker integrali in casa e mi sono accontentato.

Inizialmente hanno preso parola Alessandro e Giulia, dell’ufficio stampa, che hanno riassunto l’ultimo anno e mezzo della cantante (da PAPRIKA in poi) in cui sono stati protagonisti un tour nazionale ed europeo e la recente intervista al New York Times. M¥SS KETA ha preso parola da Torre Galfa, che come ci ha detto inizialmente lei stessa, rappresenta un po’ l’anima del progetto perchè “un po’ come “Carpaccio Ghiacciato” aveva raccontato un mondo marittimo, su questo Ep ci siamo voluti focalizzare sull’elemento naturale dell’aria, del cielo”. Ci racconta anche che questo desiderio è nato quando siamo stati chiusi in casa, ma riuscivamo comunque a vedere il cielo dalle nostre finestre.

Ogni traccia di questo progetto è costruita su un doppleganger della scrittrice che viene rispecchiato anche nell’interpretazione vocale del brano. Proprio per questo ci ha raccontano ogni traccia, ed essendo poche, vi riporto qui tutti i racconti poiché li ho trovati molto esplicativi. Dopo una breve intro parlata troviamo il primo singolo GIOVANNA HARDCORE che è “una M¥SS KETA che arriva dal primo medioevo in questo secondo medioevo, […] è una danza primitiva e tribale, liberatoria e istintiva”. Segue GMBH in cui invece la protagonista è una Myss-tress affilata e tagliente immersa in una situazione di clubbing misterioso in un palazzo di vetro. La traccia dopo è forse quella che ho apprezzato maggiormente; come intuibile dal titolo (RIDER BITCH) si ha una M¥SS che fa la rider ma caratterizzata dalla sua irriverenza: “è una canzone a cui tengo molto; senza nessuna velleità estrema volevo toccare l’argomento dei rider perché è molto rappresentativo di quest’epoca contemporanea”. È una rider arrabbiata, anche vocalmente.

Si cambia registro con PHOTOSHOCK in cui la protagonista è una modella degli anni novanta che si rapporta con i fotografi, con l’occhio della telecamere e con gli occhi delle altre persone che la guardano; racconta in generale tutti i tipi di rapporto in cui c’è un osservatore e un osservato. Segue DIANA, in collaborazione con Priestess e coprodotta da Populous, in cui la protagonista è una dea della Magna Grecia del futuro, una realtà distopica ma descritta chiaramente nel testo. Chiude il disco un altro episodio eccezionale: DUE, la canzone più esagerata del disco, definita da lei “assurda, satura e ipercarica” e così è, troviamo una M¥SS che non si tiene su un beat che nel finale sfocia nel jungle rave.

A parte DIANA il resto del progetto è prodotto da Riva, collaboratore storico, che fa un lavoro eccezionale in cui si notano influenze di ghetto house e della house anni 90-2000 da sempre presente nelle sue produzioni. Da qui son seguite le domande, si è parlato di tante cose: dell’intervista col New York Times, della sua vicinanza alla comunità Lgbtq+, di Sanremo e ovviamente della pandemia e dunque della mascherina da lei anticipata, ma la notizia principale rimane una: M¥SS KETA ha fatto un altro progetto di altissimo livello, superando definitivamente lo scoglio del tempo su cui molti avevano scommesso la sua discesa e alzando a mio parere il livello per quanto riguarda il rapporto tra il testo e l’interpretazione vocale, curato in maniera eccezionale. Anche questa volta son contento di dover fare i complimenti a M¥SS KETA e a Riva perché hanno fatto uscire un ottimo progetto.