R E C E N S I O N E


Recensione di Arianna Mancini

L’inizio del nuovo anno è stato testimone di interessanti uscite discografiche, ulteriore conferma che nonostante le limitazioni imposte al fluire della vita a cui eravamo abituati, la musica ha continuato a vivere e a stupirci con la sua forza carismatica e generatrice in una realtà surreale e densa di dighe.
È il caso di Tied, album d’esordio del collettivo Linda Collins uscito il 22 gennaio per l’etichetta indipendente fiorentina Urtovox Records. Linda Collins è un progetto musicale policromatico a cui appartengono vari musicisti. Si definiscono come ”collettivo senza base geografica”.
ll nucleo della formazione (Alberto Garbero – chitarre, Massimiliano Esposito – synth, Pietro Merlo – batteria e Vincenzo Morreale – basso) proviene da realtà parallele del circuito underground torinese Olla e Caplan a cui si uniscono per il featuring alla voce Federico Babbo aka Jackeyed, Karin Nygren, Michele Sarda aka Neverwhere (Caplan) e Fabio Padovan aka Savantpunk. Alla tromba Ramon Moro, al basso Luigi De Palma con un remix di Fabio Arnosti aka Arnoux.

Difficile incanalare i Linda in una definizione di genere netta, i confini si infrangono e le loro onde fluiscono assumendo sfumature di brillantezza sonora che mutano intersecandosi, come quando il pittore miscela i colori nella sua tavolozza. Definirli indie-pop è riduttivo. Il loro universo ci porge contaminazioni creativamente rielaborate che provengono dall’elettronica, dal dub, dal trip-hop, dal post rock e dall’ electro-jazz. Un vasto mondo da esplorare.
Conoscere Tied è come sospendere le coordinate spazio temporali per approdare in una landa in cui si spezzano i perimetri sacri in cui ci isoliamo. Dopo questo viaggio cullato dalle dieci tracce ritorneremo sicuramente alla base con un’emozione in più da conservare nei ricordi, a cui attingere ogni volta che avremo bisogno di un posto amico in cui evadere.
Il disco è stato anticipato da due singoli Kids #1 (uscito a Settembre 2020) e Sometimes (uscito a novembre 2020). Apre le danze Sometimes. Sonorità tenui e impalpabili che riportano alla luce le reminiscenze tonali rarefatte degli Sparklehorse e le cupezze degli Arab Strap. La voce sussurrata e profonda di Jackeyed, come se parlasse a se stesso, rivela l’ineluttabile difficoltà dei rapporti umani e delle dinamiche della vita intrise di separazioni e ritorni, come lo sono le maree. Lo rivela la band in occasione della presentazione del video “…Sometimes rimanda ai diversi modi per essere distanti, ma allo stesso tempo uniti in un modo che sembra essere l’unico possibile. Il sussurro di una voce, in un corridoio buio, in piena notte, che ci ricorda quanto possiamo essere legati alla vita…”. Qui la tromba di Ramon Moro tinge l’insieme di bagliori sognanti.
Entrando in First Step le voci di Karin Nygren e Jackeyed si alternano in un duetto etereo (che ritroveremo di nuovo insieme a condividere la stessa empatia vocale in Kids #2) accompagnati in questo fonogramma dalle linee di basso di Luigi de Palma su tappeti tonali soffusi che riportano alla mente alcuni passaggi sonori alla Vampire Weekend. Things I’m afraid to tell you” (ciò che ho paura di rivelarti) recita il testo in varie strofe. Il solito timore-rimpianto del non detto.
In Overrated #1 e External Neverwhere ci catapulta con la sua voce confortante esattamente in un ”Nessun Dove”, posto in cui sovente molti vorrebbero essere. Le melodie con fluttuazioni di nostalgica decadenza ricordano i The Notwist di Neon Golden.
For Linda. Cinque minuti di pura deriva strumentale. Un seducente intro dub, adornato dalla tromba di Ramon Moro percorre sentieri di electro-jazz per confluire e sopirsi in un’estesa ed inafferrabile dimensione post-rock. Una creatura mutante a metà fra i Massive Attack degli esordi e gli Explosions in the Sky.
Cambio di scena in Overrated #2 con il remix di Arnoux, tutto acquista velocità tuffandosi in un puro sperimentalismo elettronico. Ologrammi e geroglifici che si intersecano.
Con First Step #2 torniamo alla base accompagnati dalla voce di Savantpunk che su melodie intrise di romanticismo nostalgico ci riporta al dilemma quasi shakespeariano degli inizi “Things I’m afraid to tell you…”.
Vero battesimo di fuoco, Tied è un viaggio, un disco che lascia un tatuaggio nell’anima ai nostalgici, ai sognatori, alle anime ribelli che non si placano mai e a tutti quelli che sono sempre alla ricerca di ciò che va oltre alla superficie e a ciò che non è scontato.

Tracklist:
01. Sometimes
02. First Step #1
03. Kids #1
04. Blindfolded
05. Kids #2
06. Overrated #1
07. External
08. For Linda
09. Overrated #2
10. First Step #2