R E C E N S I O N E


Recensione di Simone Catena

Il polistrumentista americano Jason Ingalls, in arte Echo Response, apre gli occhi su un percorso psichedelico, creando idee eccellenti, che vengono inserite nell’album di debutto Triangles, prodotto per l’etichetta Pax Aeternum, con sede in California. Nel suo bagaglio culturale, l’artista mette in atto una vera e propria impresa, che comprende un insieme di sonorità nuove e intense, sotto paesaggi mistici e affascinanti. Al primo ascolto, le strutture appaiono complesse, con canzoni che seguono tematiche lunari, a tinte progressive, fino ad immergere l’ascoltatore all’interno di una foresta immensa e fiabesca. 

Le vibrazioni corpose, dell’opener The Approach, danzano su un ritmo tribale, con delle forti influenze reggae d’avanguardia. Infine il tocco neoclassico dello xilofono, incastra il tempo magnetico delle percussioni. Segue l’energia cosmica e martellante di BIFAR dove viene lasciato lo spazio tecnico e delirante al sassofono furioso, per trasmettere la giusta intensità caotica e festosa, un brano fusion stupendo. Invece la breve title track Two Triangles, si regge sul groove caldo del basso, che avvolge il feedback delle chitarre, con accenni di rumore e cambi distorti, dentro un sentiero spigoloso e armonico. Poi le atmosfere sognanti e pensierose, vengono narrate su One Door Opens, come una colonna sonora drammatica, in perfetto stile Morricone. Una composizione preziosa, che scalda il cuore e l’anima. Il primo trittico di brani, si conclude con una traccia funk sperimentale. The Mountain è un vortice ipnotico di suoni irregolari, su un cammino spaziale, eseguito alla perfezione e un sound che va oltre le barriere dell’infinito.

La seconda parte del disco, cambia rotta su uno stile più electro pop, con il talento interiore di Jason nelle vesti di chitarrista. Quite the Curious State, è un’opera incredibile per un ampio raggio post rock e una sinfonia dal timbro krautrock, che si arresta sul rumore aggressivo e ripetitivo nel passaggio finale. Poi con Sixteen Sunsets, la mente viaggia in un ritmo lento e orecchiabile, che ci proietta in una struttura afro beat da brividi.
Le seguenti Circular Spaces e Detectives si collegano al mondo carismatico del musicista, con una cultura musicale, che ci culla in una gravità pazzesca. I numerosi strumenti che vengono inseriti nelle strutture, creano un tappeto meticoloso e audace, prendendo una direzione diversa e avvicinano a band del culto, come Can e Tortoise. Verso la fine il tiro bossanova di Morpheme, trasmette una sensazione sensibile e accogliente. La chiusura dell’album viene affidata al funk frizzante di Rayquaza, verso un sentiero più ampio e un battito di ali, che libera emozioni luminose. Un brano sensazionale, per la giusta conclusione espansiva.

Echo Response fonde le sue innumerevoli sonorità, per un invitante ed eclettico disco. Che con un’estetica raggiante, coinvolge fino all’ultima nota.

Tracklist:
01. The Approach
02. BIFAR
03. Two Triangles
04. One Door Opens
05. The Mountain
06. Quite the Curious State
07. Sixteen Sunsets
08. Circular Spaces
09. Detectives
10. Morpheme
11. Rayquaza