R E C E N S I O N E
Recensione di Francesca Marchesini
Quando un’anima nasce in questo paese le vengono gettate delle reti per impedire che fugga. Tu mi parli di religione, lingua e nazionalità: io cercherò di fuggire da quelle reti. (James Joyce, 1916)
Quest’eroe continua a non morire! I Fontaines D.C. tornano con un nuovo album a due anni dall’ottima seconda uscita A Hero’s Death e dopo un recente live sold out ai Magazzini Generali di Milano; Skinty Fia riconnette la band con il proprio Paese e lo osserva con romantica nostalgia, senza che le radici irlandesi risultino quasi opprimenti come avveniva nell’esordio Dogrel. Fin dal suo debutto, il gruppo originario di Dublino è stato acclamato per l’eccezionale proposta revival post-punk, ma è tempo che ai Fontaines D.C. venga riconosciuto di possedere una forte identità stilistica, al di là dell’influenza di Gang Of Four, The Smiths e irriverenza brit.

La pubblicazione di questa terza opera in studio è stata anticipata da diversi singoli, tra cui Jackie Down The Line e I Love You. Jackie Down The Line mette in scena una relazione abusiva strizzando l’occhio agli anni Novanta; l’alt-rock di questo decennio si ritrova anche nel videoclip del regista Hugh Mulhern che si direbbe ispirato al lavoro fatto da Anton Corbijn su Heart-Shaped Box dei Nirvana – la band di Seattle e il suo Live At Reading è stato fondamentale nella scrittura del brano Big Shot da parte del chitarrista Carlos O’Connel. Altri ascolti influenti per la realizzazione di Skinty Fia sono stati Primal Scream, Death in Vegas, Pixies e Sonic Youth. I Love You, così come la title track, si focalizzano sulla relazione disfunzionale che i Fontaines D.C. hanno sviluppato con l’Irlanda, sentendo il peso della fama ottenuta lasciando la propria terra.
E parlando di rapporto con le proprie radici, l’Irlanda si fa protagonista nel brano d’apertura In ár gCroíthe go deo (tradotto “nei nostri cuori per sempre”), in riferimento all’uso provocativo della lingua celtica; il tema del contrasto linguistico ritorna anche in Roman Holiday dove Grian Chatten canta «I Don’t wanna see the Queen/I already sing her song» mentre Bloomsday si presenta come una dichiarazione d’amore alla città di Dublino che il gruppo ha ormai lasciato, abbandonando il sentiero tracciato da James Joyce. In How Cold Love Is – saldamente fondata sulla chitarra elettrica – e The Couple Across The Way – saldamente fondata sulla fisarmonica – il romanticismo si ritrova incanalato in una spirale autodistruttiva. L’ultima traccia dell’album è Nabokov, scritta dal secondo chitarrista Conor Curley, che riavvicina questo terzo LP al (post)punk di Dogrel.
Si direbbe che quelle reti di cui Joyce parlava in Dedalus, si siano allentate. I Fontaines D.C., stabilitisi principalmente a Londra, con Skinty Fia mettono magistralmente in mostra la propria “dannazione del cervo” (traduzione dell’espressione celtica che fa riferimento a qualcosa di prezioso che viene perso), il ricordo di relazioni sentimentali e territoriali che evolvono, così come ha fatto il sound della band… in meglio!
Tracklist:
01. In ár gCroíthe go deo
02. Big Shot
03. How Cold Love Is
04. Jackie Down The Line
05. Bloomsday
06. Roman Holiday
07. The Couple Across The Way
08. Skinty Fia
09. I Love You
10. Nabokov
1 Maggio 2022 at 16:51
Sono d’accordo! Bellissimo disco della maturità.