C U R I O S I T À
Articolo di Elena Colombo
Passeggiando per piazza Buonarroti, poco lontana dal centro di Milano, potrà capitare di sentire riecheggiare nell’aria una melodia di violino, o un brano di pianoforte, o ancora un’aria d’opera. L’ascoltatore attento, a questo punto, seguirà la fonte del suono e, arrivato al numero 29, si troverà di fronte a un edificio ottocentesco, dalle grandi finestre: è Casa Verdi, un luogo di riposo per anziani.
Tuttavia, non si tratta di una casa di riposo convenzionale, a partire dallo stesso nome. Tutti i milanesi la conoscono semplicemente come “Casa Verdi”, dal cognome del celeberrimo compositore che ne volle la fondazione. Giuseppe Verdi diede vita a questa casa perché potesse essere un luogo di riposo per gli anziani musicisti. Ecco, dunque, la seconda particolarità di questa struttura: i suoi ospiti sono direttori d’orchestra, cantanti e compositori che non hanno mai smesso di amare il proprio mestiere e qui possono continuare a fare musica ogni giorno.
“L’opera mia più bella”: così la definiva Verdi, che diede origine a questo progetto filantropico pensando ai propri colleghi che si trovavano in condizioni disagiate. All’epoca, infatti, non esistevano servizi pensionistici per musicisti: chi, per varie ragioni, non aveva raggiunto una sicurezza economica in tarda età, rischiava di trascorrere l’ultima parte della sua vita in condizioni di forte indigenza.

La casa venne progettata “per accogliere vecchi artisti di canto non favoriti dalla fortuna o che non possedettero da giovani la virtù del risparmio. Poveri e cari compagni di una vita”. Da queste parole del Maestro, tratte da una lettera all’amico Giulio Monteverde, traspare non solo la sua attenzione per le questioni sociali, ma anche la sua empatia e l’affetto per i colleghi.
Nel 1891, in un’intervista alla “Gazzetta musicale Milano”, Verdi annunciò la sua intenzione di realizzare una casa per musicisti. Dopo aver acquistato il terreno, affidò l’architettura a Camillo Boito, fratello di Arrigo, librettista che aveva a lungo collaborato con il Maestro. La costruzione del complesso, in stile neogotico, venne conclusa nel 1899, ma l’artista, per non apparire troppo superbo, decise che la casa avrebbe aperto le sue porte solo dopo la sua morte (avvenuta nel 1901).
Ed è così che, in occasione dell’anniversario della nascita del compositore, il 10 ottobre 1902 i primi ospiti entrano nella Casa Verdi. La residenza era molto diversa dalle altre strutture adibite allo stesso scopo, dove le persone dormivano in camerate e spesso si richiedeva loro di indossare una divisa. Verdi era consapevole che assimilare in questo modo delle persone – perdipiù degli artisti! – equivaleva a togliere loro la libertà. Volle dunque costruire un luogo dove i musicisti potessero continuare a coltivare la propria arte: non un ricovero, ma una vera e propria casa.
L’autonomia degli ospiti e il rispetto della loro intimità sono fattori chiave del progetto verdiano. Niente camerate, ma stanze doppie, affinché le persone potessero aiutarsi vicendevolmente. Nessuna uniforme, perché ogni artista potesse esprimere liberamente la propria individualità; inoltre, pari distribuzione tra i sessi: le proporzioni dovevano rimanere il più possibile equilibrate (dei cento ospiti iniziali, sessanta erano uomini e quaranta donne).

Ancora oggi stupiscono l’accortezza e la modernità di Verdi, oltre che la sua grande meticolosità. Come progettava le sue opere nel dettaglio, così seguì personalmente i lavori di costruzione dell’edificio, che negli anni ha ospitato circa mille artisti. Nel tempo, ci sono stati diversi cambiamenti: la struttura è stata ampliata per poter avere più ospiti e sono state introdotte le stanze singole, per garantire maggiore privacy.
La Casa ha anche un animo intergenerazionale: infatti, accoglie anche alcuni giovani che studiano presso scuole di musica riconosciute nella città di Milano. I giovani musicisti, selezionati tra i più meritevoli e bisognosi, hanno l’opportunità di far visita a illustri colleghi e chiedere loro preziosi consigli: un vero e proprio duetto tra generazioni!
La Casa è di proprietà della “Casa di Riposo per Musicisti – Fondazione Giuseppe Verdi” ed è aperta al pubblico, che può visitare gratuitamente la residenza e la cripta, dove è sepolto il compositore. Verdi, infatti, amava questo luogo a tal punto da chiedere espressamente di poter riposare lì, in compagnia dell’amata Giuseppina Strepponi, sua seconda moglie. Inizialmente, Verdi fu sepolto al Cimitero Monumentale di Milano, ma dopo circa un mese le sue spoglie vennero portate nel luogo da lui prescelto. Il corteo funebre attraversò tutta Milano, sulle note del celebre Va’ Pensiero: un bellissimo addio per un artista eccezionale, oltre che per un uomo generoso e straordinariamente lungimirante.

Immagini tratte da http://www.casaverdi.it
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