R E C E N S I O N E


Recensione di Nadia Cornetti

Eravamo stati avvisati dai singoli Falso Risveglio, Belzebù e Fuori Traccia – che precedono  l’11 novembre 2022, data di uscita di questo disco – che ci saremmo trovati di fronte a un lavoro dalle fortissime sonorità rock: stiamo parlando di Transumanza, il primo disco del gruppo Diamarte, composto da Andrea D’Amico (Chitarra, Voci), Davide Pacitto (Chitarra, Voci), Floriano Gentile (Basso, Voci) e Piermarino Spina (Batteria, Percussioni, Voci).
Una partenza, la loro, accompagnata dalla guida sicura e navigata di Carmelo Pipitone – alla chitarra nei Marta sui Tubi, per chi non lo sapesse – che ha lavorato a Transumanza in qualità di produttore artistico del disco, nonché chitarra e voce in alcuni brani dell’album, e che proprio durante il lockdown ha accompagnato il gruppo nella sua realizzazione; il disco, targato JZ production, è stato poi registrato in soli quattro giorni di intensissimo lavoro. 

Dieci tracce dai titoli taglienti, che fanno decisamente accantonare leggerezza, colori e spensieratezza, e che ci introducono a una musicalità ruvida e cupa, buia e nebbiosa: lo capiamo già dall’incipit, la bella Resisto, una cavalcata noise che bene rievoca la volontà di non cedere mai ma, al contrario, di lottare, anche grazie a quel dolce conforto che è la musica (“il suono distende i miei guai”).
Ciò che permea tutto il disco è una ritmica ruvida, il ripetersi di riff ossessivi, ma troviamo anche passaggi eleganti, cori a molte voci perfettamente sincrone che riecheggiano creando atmosfere oniriche dal primo all’ultimo brano, nonostante ogni pezzo abbia una struttura molto ben definita: passiamo dai pezzi tipicamente rock come Resisto, Falso Risveglio, Ira su Marte, agli striduli esordi di Belzebù che esplodono poi nel sonorissimo grido “Non funziona! Rivoluziona!”, a brani più soffici come la bellissima ballata Viola cornuta (che conclude questo viaggio errante riprendendo il “resistere” con il quale il viaggio è iniziato) passando per l’assurda, allucinata – e anche un po’ satanica – È corta e non è sadica – dove una manciata di piacevole sadismo si percepisce, eccome.

Ascoltando quest’album mi tornano alla mente a più riprese la paranoia uccisa dai Marlene Kuntz (in Belzebù) o i suoni bassi, cupi e fessurali dei Bachi da Pietra: influenze, tutte, che si sentono, ma mai invadono, e contribuiscono , assieme a un notevole background musicale del gruppo, alla nascita di un piccolo gioiellino di cui – si spera – sentiremo parlare.


Tracklist:

01. Resisto
02. Marie
03. È corta e non è sadica

04. Falso risveglio
05. Ira su Marte

06. Fiori in via Fani
07. Fuori traccia – feat. Carmelo Pipitone
08. Universale (il mio rifiuto)
09. Belzebù
10. Viola cornuta