R E C E N S I O N E
Recensione di Nadia Cornetti
Interessantissimo il percorso del poliedrico duo Santi Francesi, che dopo anni di gavetta e palchi grandi e piccoli calcati sempre a testa alta, sono approdati pochi mesi fa a X Factor classificandosi primi al noto talent. Il loro progetto ha una serie di tappe degne di menzione: si fanno conoscere con un disco totalmente autoprodotto, che arriva a 2,5 milioni di ascolti su Spotify, vincono il Musicultura Festival nel 2021, partecipano nello stesso anno al Giffoni film Festival, diventano Santi Francesi dopo aver salutato il nome che li aveva visti nascere (The Jab).
Ma veniamo a quel che interessa noi ascoltatori: il 16 dicembre finalmente esce in tutti i negozi di dischi In Fieri, attesissimo ep dove i Santi Francesi, alias Alessandro De Santis (voce, chitarra, ukulele) e Mario Francese (producer, tastiere, synthesizer e basso), custodiscono 6 brani – 2 cover e 4 inediti, di cui uno già presentato al talent – molto diversi tra loro e caratteristici. Tutti i pezzi, molto ben confezionati, frutto di una grande produzione e di una registrazione pulita ed esemplare, sono accomunati da un sapiente utilizzo degli strumenti e dalla voglia di sperimentare.

Mentre i suoni dell’album scorrono, mi accorgo costantemente di cambi di direzione, sound diversi accostati e sovrapposti, che rendono ogni brano complesso, ma orecchiabile allo stesso tempo. Tuttavia ogni pezzo è ben identificabile: apre il disco Non è così male, brano molto radiofonico, incalzante ma che lascia anche spazio ai synth appena accennati e a una voce sovrastante ben dosata; si passa alla malinconica Il Pagliaccio, seconda traccia dell’ep, un brano profondo, toccante, in cui l’atmosfera è resa tale da una tristezza che pervade tutta la traccia, tornano a più riprese la notte, il vuoto, il ghiaccio a descriverci e ribadirci la solitudine di un protagonista che veste una maschera per nascondere la propria vera identità, al fine di farsi accettare; proseguiamo con Spaccio, energico e orecchiabilissimo pezzo che sfiora musicalità rock – senza però venir meno alla fede giurata dalla band al synth pop, nonostante la collaborazione con uno dei più validi e potenti gruppi rock italiani dell’ultimo decennio, i Fast Animals And Slow Kids (le cui influenze, a dire il vero, permeano tutto l’album).
Proseguiamo con l’ascolto e incontriamo Medicine, che esordisce con un’interessantissima intro che ci riporta alla mente il sound elettronico della compianta band I Cani, ma che improvvisamente vira verso un elettro pop diverso, fresco e piacevolmente ritmato. Concludono l’album le due cover: la prima, Ragazzo di strada, è una interessante rivisitazione in cui l’eccellente utilizzo dell’ukulele, protagonista nel primo minuto del pezzo, lascia spazio nuovamente all’elettronica e a un differente utilizzo della voce, rendendo questo omaggio decisamente poco convenzionale e degno di nota. La seconda cover, grazie alla quale è già emerso al grande pubblico il talento del duo, è Creep: siamo abituati alle rivisitazioni di questo bellissimo pezzo – e proprio per questo un’ennesima cover avrebbe potuto facilmente risultare un atto suicida – ma i Santi Francesi hanno saputo esaltare le proprie doti canore e di bravi musicisti, offrendoci una versione elegante, rispettosa e raffinatissima di uno dei pezzi più ”rifatti” della storia.
Giungendo al termine del viaggio d’ascolto di “In fieri”, quello che mi resta è l’aver fruito di un’ottimo prodotto, realizzato da un altrettanto ottimo gruppo, che probabilmente – e, ragazzi, prendetelo come complimento – ha ancora la freschezza del non sapere esattamente che strada imboccare: siamo certi che presto, continuando a coltivare un indiscusso talento, renderanno ancor più netto il loro marchio di fabbrica.
Tracklist:
01. Non è così male
02. Il pagliaccio
03. Spaccio (feat. Fast Animals and Slow Kids)
04. Medicine
05. Un ragazzo di strada
06. Creep
Photo © Simone Biavati
Rispondi