L I V E – R E P O R T


Articolo di Aldo Pedron

Judith Owen è nata il 2 gennaio 1969 a Londra. Cantautrice e pianista di origine gallese, la madre è di Kidwelly (sud del Galles) e il padre di Llanelli (Galles), un cantante nel coro del Covent Garden per 35 anni e cantante di musica operistica, lirica (si è esibito anche alla Scala di Milano). Judith esordisce con il suo primo album Emotions On A Postcard (Dog On The Bed Music) nel 1996. Famosa per il suo eclettismo e per la capacità di misurarsi con numerosi generi musicali, è stata avvicinata allo stile di Joni Mitchell, Carole King, Madelaine Peroux, Tori Amos. Con il marito e attore Harry Shearer (musicista, attore, regista, sceneggiatore, doppiatore, comico, nato a Santa Monica, da lei conosciuto a Londra e 26 anni più vecchio di lei) si trasferisce a Los Angeles, fondando l’etichetta Courgette Records nel 2005 con il suo manager Bambi Moe ed in seguito è co-fondatrice con il marito (sono sposati dal 1993) della Twanky Records. Dopo un album incentrato sulle sue sensazioni interiori, Ebb & Flow (2014) segue Somebody’s Child (2016) in cui Judith predilige temi legati alle sensazioni che accomunano tutti gli individui e fino al più recente Come On & Get It del 2022 (Twanky Records). Un’artista la cui gamma stilistica abbraccia rock, pop, classica, jazz, blues e teatro musicale, oltre ad essere anche un’attrice comica e una maestra narratrice. Nata in una famiglia gallese molto musicale, Judith Owen è cresciuta a Londra, circondata da musica classica, balletto, teatro e belle arti con le icone jazz e musical di Broadway che i suoi genitori amavano (la miscela sarebbe diventata il suo suono caratteristico). Con tredici album acclamati dalla critica, si è esibita in numerosi spettacoli dal vivo (mini-musical come li descrive lei) in luoghi iconici come il Ronnie Scott e la Royal Albert Hall di Londra e la Sydney Opera House, e le sue canzoni “cinematografiche” sono presenti in numerosi film e programmi TV. È spesso a Londra ma nel 2000 visita New Orleans e se ne innamora subito e ora ci vive in pianta stabile dal 2007 (spola Londra, New Orleans e mai più a Los Angeles).

photo © Vanni Slepoi

Sabato 25 febbraio 2023, ore 20.30 al Salone Piazza Grande di Curio (Ticino, Svizzera). Judith Owen & The Gentlemen Callers con la sua All-Star band di 6 elementi da New Orleans, Louisiana, Usa.

Dopo una serie di concerti sold-out a Londra, Parigi, New Orleans e New York e prima di esibirsi al Blue Note di Milano, al Festival di Ascona per tornare per il prossimo New Orleans Jazz & Heritage Festival, presenta anche in Ticino Come On & Get It, il suo nuovo album.

Judith Owen e la libertà delle donne. Accompagnata da una formidabile formazione di New Orleans, l’artista inglese ha esplorato con humour, eleganza e uno swing irresistibile il gioioso repertorio delle cantanti jazz-blues del dopoguerra, rendendo un vibrante omaggio a delle artiste che hanno dovuto lottare non poco per conquistare la loro libertà. Insieme a Owen, vera bomba di energia, sono saliti sul palco solisti e musicisti di primo piano come David Torkanowsky al pianoforte (ex Zachary Richard Band), il trombettista Kevin Louis, il sassofonista Ricardo Pascal e nella sezione ritmica Darryl Hall al basso, Dave Blenkhorn alla chitarra e Pedro Segundo alla batteria e alle percussioni. Il concerto organizzato dal Jazz Cat Club (con il mitico Nicolas Gilliet, già direttore artistico e anima del Jazz Ascona) presso il salone Piazza Grande di Curio (minuscolo comune svizzero del Canton Ticino nel distretto di Lugano) ed in compagnia grazie all’amico Vanni Slepoi che mi ha invitato, è stato sorprendente.

Il progetto è ambizioso, la serata presenta 10 dei 14 brani (più due extra) del suo nuovo lavoro discografico Come On & Get It. E se i precedenti album quasi tutti con sue composizioni svariavano tra pop, blues, rock, musica classica e altro, ora scopriamo come Judith Owen abbia cambiato totalmente registro presentando musica jazz tradizionale con una band locale formata da veri portenti mentre le canzoni sono state tutte composte da artiste, cantanti, compositrici, frontwomen, solo donne, vere icone che hanno fatto la storia della musica (Peggy Lee, Mary Lou Williams, Dinah Washington) ed altre semi semisconosciute (Blossom Dearie, Julia Lee, Nellie Lutcher, Pearl Bailey). Judith Owen per queste donne ha un debole e l’hanno particolarmente impressionata ricordandole così: “sono state tutte donne rivoluzionarie e avanguardiste, per la maggior parte sottovalutate e non riconosciute, fin da quando ero bambina: le scoprii per la prima volta nella collezione di vinili di mio padre. La loro influenza sulla mia capacità di essere coraggiosa, gioiosa, forte, sicura di me, sexy ma con un buon senso dell’umorismo -oltre che smaccatamente originale, sia come musicista che come donna – mi ha accompagnata per tutta la vita, insieme al profondo desiderio di cantare un giorno le loro canzoni“.

Come On & Get It è un album che tira fuori completamente per la prima volta l’animo jazz di Judith Owen; non un vero e proprio cambio di rotta per l’artista ma piuttosto il desiderio di guardare sempre oltre, di migliorare e di non perdere mai il coraggio di esprimere sé stessa e la sua arte, proprio come le incredibili donne di quest’album, che sin da quando era una bambina dai capelli rossi, le fanno sorridere il cuore. Il fraseggio e la sua spiccata personalità mantengono questi classici senza tempo. Uno spettacolo ad alta tensione, con la sua band mozzafiato di NOLA (New Orleans, Louisiana). Il suo album Come On & Get It uscito soltanto in compact-disc il 10 luglio 2022 uscirà ora nel mese di aprile del 2023 in vinile con alcuni brani aggiunti. Formazione attuale: Judith Owen (voce solista), Kevin Louis (tromba), Ricardo Pascal (sax tenore), David Torkanowsky (piano), Dave Blenkhorn (chitarra), Darryl Hall (contrabbasso), Pedro Segundo (batteria, percussioni, washboard).

S’incomincia subito alle 20.30 come da orologio svizzero e Judith è subito padrona del palcoscenico. Blossom’s Blues, è il primo brano del suo nuovo disco, pieno di fascino, di groove, di atmosfera, una composizione di Blossom Dearie (1924-2009), cantante jazz, nata a East Durham, New York nel 1924. Ha collaborato con Miles Davis e Johnny Mercer tra gli altri. Ha cantato nelle Blue Flames con la Woody Herman Orchestra. Satchel Mouth Baby, è un motivo assai sexy di Mary Lou Williams, nata Mary Elfrieda Scruggs (Atlanta, 8 maggio 1910 – Durham 28 maggio 1981), pianista, arrangiatrice e compositrice raffinata di musica jazz (swing, bebop, free-jazz). Ha collaborato con Dizzie Gillespie e Duke Ellington. Satchel Mouth Baby è stata da lei composta nel 1943 ed incisa come Mary Lou And Her Chosen Five nel 1944. The Spinach Song (I Didn’t Like It The First Time) interpretata da Julia Lee & Her Boyfriends nel 1949 e scritta da Benny Carter e Irving Gordon. L’interpretazione di Judith Owen è ironica, sorprendente, una canzone non sul sesso ma sulla marijuana, weed (erba) e di una tizia che anche se sa il fatto che gli spinaci contengono le vitamine A, B, e D non gli piacciano la prima volta ma poi li apprezza poco a poco. Tess’s Torch Song è diventata famosa nell’interpretazione di Pearl Bailey. Judith Owen ha il look alla Rita Hayworth /Gilda, una Jessica Rabbit di New Orleans. He’s A Tramp (firmata Peggy Lee e Sonny Burke) e un brano cantato straordinariamente da Peggy Lee, nome d’arte di Norma Deloris Egstrom (Jamestown, Dakota Del Nord, 26 maggio 1920 – Bel Air, California, 21 gennaio 2002), cantante, attrice ed autrice di canzoni, in auge dagli anni quaranta agli anni sessanta e lanciata da Benny Goodman). E’ stata una delle prime donne nell’industria musicale americana a occuparsi da sola della propria carriera e a capire l’importanza di scegliere, per sé, il repertorio, i musicisti e le serate. Fever. Secondo brano di Peggy Lee presentato nella serata ma non presente nel disco. Peggy Lee nella sua gloriosa carriera è passata dai primi grandi successi degli anni quaranta con Why Don’t You Do Right alla rivoluzionaria Fever (uscita nel 1958 poi cantata da chiunque). Una lunga carriera costellata d’innovazioni e reinvenzioni. He’s A Real Gone Guy dove Judith presenta la sua fantastica band, tutti musicisti di classe ed una versione davvero coinvolgente. Canzone composta da Nellie Rose Lutcher (nata a Lake Charles, Louisiana il 15 ottobre 1912 e deceduta all’età di 94 anni l’8 giugno del 2007), cantante di rhythm and blues (R&B) e jazz già attiva negli anni ’40 e primi anni ’50. In diversi brani il ritmo è intenso, in alcuni momenti soffuso, pacato d’atmosfera e con la band con l’opportunità di meravigliarci con i loro brevi ma intensi assolo. Dave Blenkhorn è un chitarrista dal suono pulito, cristallino, esemplare, Ricardo Pascal (sax tenore) e Kevin Louis (tromba con la sordina) i meravigliosi fiati in perfetto stile New Orleans. David Torkanowsky è sublime al piano e Pedro Segundo si cimenta e ci delizia con ogni genere di percussioni, batteria e al tempo stesso con il washboard. Darryll Hall invece è un contrabbassista coi fiocchi e i suoi assoli meravigliano per la velocità e precisione. Fine Brown Frame è stata composta da Guadalupe Cartiero, J. Mayo Williams e Nellie Lutcher. Nellie Lutcher l’ha interpretata ed incisa (voce e piano) con una band d’accompagnamento da lei chiamata Her Rhythm con successo nel 1947 diventando un hit per 23 settimane nelle classifiche di “Billboard”. Big Long Slidin Thing è scritta da Leroy Kirkland e Mamie Thomas, un R & B cantato meravigliosamente da Dinah Washington nel 1954 (con arrangiamento di Quincy Jones). Una canzone con i doppi anzi tripli sensi in ogni parola e con riferimento ad un trombone e nel modo in cui viene suonato con quel coso lungo, grosso che scivola… Everything I’ve Got Belongs To You di Edmund Kuepper, nato a Brema in Germania poi migrato a Brisbane in Australia ancora bambino. Judith Owen conosce la versione di Blossom Dairie.

Siamo in chiusura e naturalmente tutti richiedono il bis. Judith Owen si siede al piano e accompagnata soltanto dal contrabbassista Darryl Hall e dal chitarrista Dave Blenkhorn ci delizia con una splendida versione di I Put A Spell On You citando la straordinaria Nina Simone, una delle sue artiste preferite in assoluto. Una cover non contemplata nel suo ultimo album. Ma non basta ancora ed eccola con un’ultimissimo brano, Snatch And Grab It (sottotitolo Opportunity Knocks But Once), una composizione di Sharon Pease. Julie Lee & Her Boy Friends (un sestetto) l’hanno incisa nel 1946 arrivando al primo posto nelle classifiche R& B di “Billboard”.

Ecco alcune news sui musicisti della Gentlemen Callers Band: David Torkanowsky, (piano, organo, band leader), pianista extraordinaire ha fatto parte della Zachary Richard Band (presente tra gli altri nei suoi album Lumiere Dans Le Noir (2007), Last Kiss (2009), Le Fou (2012), Gombo (2017), Danser Le Ciel (2022) e vi suonerà ancora con lui in un prossimo futuro oltre ad aver accompagnato molti altri artisti come Irma Thomas, Allen Toussaint, Danny Baker, George Porter Jr. Zigaboo Modeliste, Errol Garner, Rickie Lee Jones. Kevin Louis (tromba) ha suonato nei gruppi Baby Soda e i New Orleans Jazz Vipers. Ha fatto parte della Count Basie Big Band e della Duke Ellington Orchestra. Ricardo Pascal (sax tenore). Nato a Croyton in Inghilterra, si è trasferito in America all’età di 5 anni e suona il sax dall’età di 12. Ha collaborato con Marcus Roberts in varie formazioni jazz esibendosi con lui anche al Lincoln Center di New York (dove Wynton Marsalis è il direttore artistico e il leader della Jazz at Lincoln Center Orchestra). Suona con Terry Lyne Carrington And Social Science (sestetto). Fiero naturalmente della sua Ricardo Pascal Orchestra. Dave Blenhorn (chitarra), è australiano. Il suo fine ed inconfondibile stile chitarristico, swing e jazz rivelano le influenze di chitarristi come Charlie Christian, Django Reinhardt, Barney Kessel e Wes Montgomery. E’ venuto spesso nel nostro continente ed ora accompagna Judith Owen che se lo tiene stretto anche per il prossimo New Orleans Jazz & Heritage Festival (dal 28 aprile al 7 maggio 2023). In passato ha accompagnato e suonato con John Faddis, James Morrison, Scott Hamilton, Evan Christopher e Cecile McLorin Salvant. È assai regolare negli ultimi 15 anni sulla scena internazionale ed europea, sempre presente ai vari festival. Darryl Hall (contrabbasso), originario di Philadelphia, a New York o altrove ha accompagnato molti luminari del jazz come Mulgrew Miller, Carmen Lundy, Hank Jones, Archie Shepp, Mary Stallings, Regina Carter, Cedar Walton e gli italiani Dodo Moroni e Aldo Romano. Dal 2004 vive in Francia. Una sorta di globe-trotter che viaggia su e giù per Stati Uniti, Europa e Giappone dando il suo contributo di contrabbassista abilissimo. Pedro Segundo (batteria, percussioni varie, washboard), portoghese di Lisbona, viveva a Londra quando Judith Owen lo ha conosciuto e lo ha portato a New Orleans. Suona le percussioni, suggerito e raccomandato da David Torkanowsky nell’album di Zachary Richard Danser Le Ciel (2022). Ha suonato e accompagnato anche con Jon Cleary.

Concerto strepitoso con una Judith Owen in piena forma, una chanteuse di caratura internazionale con movenze da star, con una voce, ora cristallina, ora profonda, sempre assai espressiva.

Aldo Pedron e Judith Owen, photo © Vanni Slepoi