R E C E N S I O N E
Recensione di Andrea Furlan
La zona collinare che si estende da Pavia al Po è ricca non solo di eccellenze culinarie, ma anche di una fervida scena musicale che produce una sorta di Americana made in Italy; da questo territorio provengono infatti i Mandolin’ Brothers, Maurizio Glielmo detto Gnola, Fabrizio Poggi e i Chicken Mambo e i Lowlands di Edward Abbiati, giusto per citare i nomi di spicco.
A questo folto gruppo di musicisti appartengono di diritto anche i Southlands, band nata nel 2001, da subito interprete di quel rock a stelle e strisce che ha i suoi punti di riferimento in Bruce Springsteen, John Mellencamp e Steve Earle. Li contraddistingue un’intensa attività live che li porta, nel 2009, a pubblicare il primo album d’inediti, quel The Morning Sky, prodotto da Massimo Visentin della Fortuna Records, che ottiene il consenso della critica. Vincono Obiettivo Bluesin, il contest del Pistoia Blues Festival (palco su cui suonano), partecipano a un tributo a John Lennon e a Stoned Town (2013), omaggio agli Stones delle band pavesi in occasione del 50° anniversario del primo disco del gruppo inglese. Esperienze formative che rinnovano la voglia di cimentarsi nella scrittura di altri brani originali. E così, nel 2015, cominciano, anche se a fasi alterne, le registrazioni di Still Play’n che finalmente, dopo una gestazione piuttosto lunga, ha visto la luce quest’anno.
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