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Appaloosa Records

Southlands – Still Play’n (Appaloosa Records / I.R.D., 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Furlan

La zona collinare che si estende da Pavia al Po è ricca non solo di eccellenze culinarie, ma anche di una fervida scena musicale che produce una sorta di Americana made in Italy; da questo territorio provengono infatti i Mandolin’ Brothers, Maurizio Glielmo detto Gnola, Fabrizio Poggi e i Chicken Mambo e i Lowlands di Edward Abbiati, giusto per citare i nomi di spicco.

A questo folto gruppo di musicisti appartengono di diritto anche i Southlands, band nata nel 2001, da subito interprete di quel rock a stelle e strisce che ha i suoi punti di riferimento in Bruce Springsteen, John Mellencamp e Steve Earle. Li contraddistingue un’intensa attività live che li porta, nel 2009, a pubblicare il primo album d’inediti, quel The Morning Sky, prodotto da Massimo Visentin della Fortuna Records, che ottiene il consenso della critica. Vincono Obiettivo Bluesin, il contest del Pistoia Blues Festival (palco su cui suonano), partecipano a un tributo a John Lennon e a Stoned Town (2013), omaggio agli Stones delle band pavesi in occasione del 50° anniversario del primo disco del gruppo inglese. Esperienze formative che rinnovano la voglia di cimentarsi nella scrittura di altri brani originali. E così, nel 2015, cominciano, anche se a fasi alterne, le registrazioni di Still Play’n che finalmente, dopo una gestazione piuttosto lunga, ha visto la luce quest’anno.

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Francesco Piu – From The Living Room (Appaloosa Records / IRD, 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Antonio Spanò Greco

Difficile trovare un artista che riesca a ottenere così ampi consensi, che riceva recensioni positive ad ogni nuovo album e live report elettrizzanti come Francesco Piu, bluesman sardo, che celebra i vent’anni di carriera con l’uscita di questo nuovo lavoro. From The Living Room, stampato per il momento solo in vinile (edizione limitata a 300 copie in occasione del Record Store Day), è composto da 10 cover ed è stato registrato il 13 gennaio 2024 nel soggiorno del suo pianista Jim Solinas a Sassari. Sono cover reinterpretate seguendo il proprio mood, canzoni che hanno accompagnato Francesco nella sua crescita come uomo e musicista, che spaziano dal blues al rock, dal folk al soul e ci fanno scoprire un lato più intimista e sensibile rispetto alle precedenti uscite.

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Three Chords and the Truth: Edward Abbiati @ Spazio Teatro 89 – Milano, 14 settembre 2023

L I V E – R E P O R T


Articolo e immagini sonore di Andrea Furlan

Abbiamo visto la luce! La serata di sabato scorso a Spazio Teatro 89 è stata memorabile. Quando a salire sul palco sono persone vere, appassionate, entusiaste di quello che fanno, non si tratta più di un semplice fatto musicale, ma di un abbraccio a tutti coloro che si sentono uniti da uno stesso modo di intendere la vita. La musica, quella con la M maiuscola, ha questo potere, non ti fa sentire solo, ma parte di una comunità che condivide grandi emozioni.

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Ron LaSalle – Roads Taken (Appaloosa / I.R.D., 2023)

R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Pedron

Ron LaSalle è nato a Niagara Falls, quindi è di origini newyorkesi, ma in seguito trasferitosi a Toronto, Canada e poi nel sud di Nashville. A livello discografico, Ron ci ha abituato a lunghi silenzi.

Un periodo in realtà in cui lo si è visto in America on the road, con la band, ma spesso più da solo suonando dal vivo in ogni situazione possibile. Una necessità artistica e di sopravvivenza, per far conoscere la sua musica, ma anche per scacciare le delusioni personali, passando attraverso un divorzio davvero molto difficile, che lo hanno lasciato solo e perduto agli incroci di Nashville.

Ron Lasalle appartiene di diritto alla migliore specie di outsiders del rock’n’roll: la sua voce black e il suo impasto di southern soul, blues e roots rock sono un piatto da non lasciarsi sfuggire.

Spesso definito o chiamato The Bohemian Blues Man per il suo eclettico modo di scrivere ballate poetiche e di grande cuore, una onestà musicale e una voce resa ruvida dal tabacco alla Tom Waits.

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Fabrizio Poggi – Basement Blues (Appaloosa Records / IRD, 2022)

R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Furlan

“Il mio incontro con il blues ha avuto luogo molti anni fa, alla fine degli anni settanta, quando vidi per la prima volta in un piccolo cinema italiano The Last Waltz, il film d’addio di The Band e rimasi colpito dal carisma di Muddy Waters e dall’incredibile suono dell’armonica di Paul Butterfield” (Fabrizio Poggi)

L’ispirazione per Basement Blues, il 25° album di Fabrizio Poggi, è nata dopo aver ricevuto in regalo da Angelina, la sua compagna di vita, una perfetta riproduzione in miniatura della Big Pink (in bella mostra in copertina), la famosa casa rosa dove Bob Dylan e The Band si rifugiarono per registrare i leggendari The Basement Tapes.

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Fabrizio Poggi & Enrico Pesce – Hope (Appaloosa Records / IRD, 2021)

R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Furlan

Il cammino musicale di Fabrizio Poggi, artista di prim’ordine nel panorama blues italiano, ha radici profonde e sigla quest’anno il ventiquattresimo album di una lunga carriera cominciata nei primi anni ‘90 con i suoi Chicken Mambo. Tante le soddisfazioni raccolte – su tutte la nomination ai Grammy Awards del 2018 che gli ha fruttato un secondo posto dietro ai Rolling Stones di Blue & Lonesome – i palchi prestigiosi che lo hanno visto protagonista e le collaborazioni con i più bei nomi del blues, del rock e della musica d’autore. Con il suo “violino dei poveri”, come definisce l’armonica a bocca, strumento di cui è stimato solista a livello internazionale, particolarmente apprezzato negli Stati Uniti, diffonde il verbo del blues con inesauribile passione. All’attività strettamente musicale ha affiancato anche quella di divulgatore scrivendo alcuni coinvolgenti libri sull’armonica e la storia del blues dal taglio quanto mai narrativo.

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Bob Malone – Good People (Appaloosa Records/I.R.D., 2021)

R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Pedron

Lo scorso 21 maggio è uscito il nuovo album del mago della tastiera Bob Malone edito dalla italiana Appaloosa (Delta Moon Records negli Usa) e da noi distribuito dalla I.R.D. Pochi artisti hanno la fantasia, l’esperienza di Bob Malone che sì è distinto come strumentista, cantautore, compositore, session-man, artista dal vivo e musicista d’elite per più di due decenni. Un vero artista, polistrumentista nato il 2 dicembre 1965 come Robert Maurice Meloon, nato a Irvington e cresciuto a Milton nel New Jersey.

Scoperto praticamente per un puro caso da Bruce Springsteen durante un soundcheck, da quel momento Bob Malone ha inanellato una lungimirante carriera come abile session-man ed una storia di collaborazioni stellari come Tom Petty, Mary Gauthier, lo stesso Bruce Springsteen, Freddy Fender (nel 1993), Joe Cocker, Jerry Douglas, Neville Brothers, Journey, Jonny Blu (artista di Los Angeles), Joe Sample, Gino Vannelli fino a Claudio Baglioni.

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Michael McDermott – What In The World… (Appaloosa Records / IRD, 2020)

R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Pedron

Nato e cresciuto a Chicago (a pochi chilometri dove è cresciuto John Prine), da genitori irlandesi, Michael McDermott Murphy è stato considerato dai molti come “the next big thing” con il suo fulminante album d’esordio 620 W. Surf del 1991 che sembrava dovesse aprirgli le porte dell’olimpo del rock’n’roll e dei magnifici e più qualificati songwriter americani. La delusione per il flop dei dischi successivi, abbandonato dall’industria che prima lo aveva illuso, lo vede crollare psicologicamente entrando in una spirale ingovernabile per una ventina d’anni che lo hanno fatto pressoché scomparire, riemergendo soltanto con qualche album non all’altezza delle sue possibilità. Abusi di droga e di alcool lo hanno sicuramente segnato. Una vita piena di sconfitte e di piccole vittorie, di cadute e di rinascite, di sorrisi e di lacrime.

Michael McDermott - Photo by Andrea Furlan
Michael McDermott

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Francesco Piu – Crossing (Appaloosa Records, 2019)

R E C E N S I O N E


Articolo di Antonio Spanò Greco

In questo viaggio musicale ho sognato di portare Robert Johnson qua, in mezzo al Mediterraneo. Ho provato a miscelare la via maestra del blues del Mississippi con le percussioni africane, i suoni ancestrali della mia isola, la Sardegna, con le corde dell’oud e del bouzuki che vibrano sulle coste del Mare Nostrum. Il tutto contaminato da un pizzico di elettronica per farlo rivivere nei giorni nostri. Questo è il mio Crossing”.

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