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Pearl Jam – Dark Matter (Monkeywrench Records / Republic Records, 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Alberto Calandriello

Dark Matter, o di quando una delle tue band del cuore smette di parlarti.

Ebbene si è successo ed onestamente non pensavo sarebbe successo con loro. Dark Matter, il nuovo recente album dei Pearl Jam, che sto ascoltando con insistenza dal giorno della sua uscita, non mi dice niente. Zero. Ma non nel senso classico, cioè che lo trovo brutto, insipido, no, nessuna valutazione tecnica, ma nel senso che lo ascolto, lo riascolto ed ogni volta che arrivo alla fine mi chiedo: e quindi?

Il mio maniacale e probabilmente poco sano rapporto con la musica ha in questo passaggio un punto fondamentale, una “conditio sine qua non”, soprattutto quando in ballo ci sono artisti con cui sono cresciuto; i Pearl Jam sono il gruppo della “mia” generazione, il gruppo dei miei 20 anni, quelli che ho scoperto in diretta, senza andare a ritroso come ho fatto per altre mie grandi passioni musicali.

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Marco Tiraboschi – In a New World (Da Vinci Jazz, 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

Dice cose sagge, il chitarrista bresciano Marco Tiraboschi, in un’intervista rilasciata a Bresciapuntotv e recuperata in un vecchio video su YT. E cioè che gran parte della musica moderna tende oggi a mescolare molti linguaggi diversi, alcuni dei quali provenienti da antiche tradizioni popolari, magari utilizzando il jazz come vettore comune. Tiraboschi, diplomatosi al conservatorio di Brescia, comincia la sua esperienza nel gruppo Etnikos dal 2002 – con Davide Bonetti alla fisarmonica, Enzo Santoro al flauto e alla voce e Beppe Gioacchini alle percussioni – dove l’orientamento verso le musiche tradizionali, mediterranee e medio-orientali, costituiva l’anima programmatica del quartetto. Nel 2012 il chitarrista appare per la prima volta in un album del contrabbassista Simone Prando – purtroppo scomparso nel 2020 a soli 35 anni – / ‘Kasa /. Ma la sua prima esperienza discografica, diciamo più organica, la possiamo recuperare in Chutzpah (2013), album in cui, oltre allo stesso Prando, troviamo Gino Zambelli come fisarmonicista. Forse è proprio in questo contesto che il richiamo e l’interesse verso le musiche etniche sono diventati ancora più evidenti ed espliciti di quanto già non fosse in precedenza. Nell’ultimo In a New World, Tiraboschi non solo conferma il suo orientamento musicale ma dimostra al di là d’ogni dubbio le sue capacità compositive, dato che nove brani su undici portano la sua firma.

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Baustelle @ Teatro degli Arcimboldi – Milano, 2 maggio 2024

L I V E – R E P O R T


Articolo di Laura Savoini

«Come mai Intimo Sexy?» È la domanda che mi ha fatto mia madre poco prima che uscissi di casa per andare a Milano al concerto dei Baustelle. Quando sono arrivata al teatro degli Arcimboldi non solo non avevo una risposta a quella domanda, ma non me ne ricordavo neanche più. A farmi tornare in mente quella breve conversazione è stato niente meno che Francesco Bianconi. Oltre a riproporre la stessa frase, il cantante ha fornito, a me e a tutto il pubblico, una risposta semplice e concisa: «Non lo sappiamo neanche noi.» L’arcano quindi non verrà mai svelato; quel che è certo, come specificato dal cantante stesso, è che la band non si esibirà in mutande sul palco. Poco male, del resto non servono certo pizzi o biancherie succinte ai Baustelle per creare uno spettacolo indimenticabile.

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Selton – Gringo Vol.1 (Island Records/Universal Music Italia, 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Elena Colombo

Gringo: una parola strana, che suona gutturale, straniera. E in effetti, i gringo sono proprio gli stranieri, ma non tutti: solo quelli che parlano una lingua diversa, incomprensibile ai locali. Tendenzialmente, per i sudamericani i gringo sono i nordamericani. Ma, come specificano i Selton, gruppo folk rock di origine brasiliana, “per i messicani, i gringo sono gli americani. Per gli argentini i gringo sono gli italiani. Per gli italiani i gringo sono i cowboy. In Perù se hai la pelle bianca, sei un gringo. In Brasile tutti gli stranieri sono gringo.” Un termine dotato di significati plurimi, ai quali si aggiunge quello dato dagli stessi Selton, che hanno appunto intitolato il loro nuovo album, uscito venerdì 10 maggio per Island Records/Universal Music Italia, Gringo Vol. 1.
“Volevamo fare un disco che suonasse Gringo. Ecco un altro significato della parola: in Brasile si dice così per descrivere qualcosa difficile da classificare, che sembra arrivato da un altro pianeta. E, dopo tanti anni, la nostra urgenza era quella di fare un disco che fosse rilevante innanzitutto per noi e che non fosse dunque soltanto ‘un altro disco dei Selton’. Per questo abbiamo deciso di usare il tempo a nostro favore e di tornare solo con qualcosa di importante da dire, qualcosa di ‘gringo’.”

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 Estra – Gli anni venti (Moonmusic/Freecom, 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Fabio Baietti

«C’è un’aria minacciosa per la via, bisogna pur partire, rinascere o morire» Era il 1997, le Alterazioni pulsavano nelle vene e nelle ugole dei già tanti estimatori degli Estra.

Quel plumbeo presagio, uscito dalla ruvida penna di Giulio Casale, trova oggi la sua ideale chiusura del cerchio con Gli Anni Venti.

Non un nostalgico ritorno sulle scene per non essere dimenticati, bensì un necessario, monolitico disco che parla (anche) di nostalgia. Non certo prodotta da travagli interiori, bensì correlata ad un periodo storico che troppi pericolosi residui ha lasciato tra gli strati sociali di un Paese con scars(issim)a memoria; quello in cui riappare quotidianamente «il solito orizzonte di nessun giorno».

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Le Pietre dei Giganti – Prima che il fuoco avvolga ogni cosa – Live 2022-2023 (Overdub Recordings, 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Sabrina Tolve

Nell’ardente fragore delle performance dal vivo, Le Pietre dei Giganti trascinano l’ascoltatore in un vortice di emozioni e potenza con il loro ultimo album, Prima che il fuoco avvolga ogni cosa – Live 2022 – 2023. Il loro è un viaggio di lava incandescente, di incendi, di fiamme – un’esperienza che brucia di passione e potenza. Con questo nuovo lavoro, in uscita il 17 maggio 2024 per Overdub Recordings, la band chiude un cerchio iniziato con il loro secondo album di studio, Veti e culti, rivelando un’evoluzione artistica che è un vero e proprio incendio emotivo.

Prima che il fuoco avvolga ogni cosa cattura l’essenza primordiale e istintiva dello stoner rock neo-psichedelico della band, portandoci in un viaggio attraverso le foreste oscure della loro immaginazione. L’intento qui è la cattura dell’energia selvaggia, della cruda potenza della performance dal vivo della band, trasportando l’ascoltatore in uno stato di trance carico di frequenze basse e visioni lisergiche.

Jany McPherson @ Monza Visionaria – Reggia di Monza, 03.05.24

L I V E – R E P O R T


Articolo e immagini sonore di Paola Tieppo

Dopo essermi piacevolmente occupata qualche mese fa della recensione dell’ultimo album di Jany McPherson (da leggersi qui), non vedevo l’ora di riascoltarla live. L’apertura della XII edizione di Monza Visionaria, festival ideato da Musicamorfosi, grazie alla mente creativa di Saul Beretta, è stata affidata proprio a Jany che, con il suo “jazz solare”, come è stato definito sul programma, ha letteralmente illuminato la Sala degli Specchi della Reggia di Monza in un venerdì sera di per sé piuttosto grigio, meteorologicamente parlando. La serata era suddivisa in due distinti set, per accontentare le numerose richieste di pubblico, ed io ho scelto di partecipare al secondo, sicura che l’energia della travolgente cubana non sarebbe andata calando. Così è stato. Anzi, la Sweet Spicy Jany, dal titolo di uno dei suoi brani più recenti, ha saputo, a detta dei presenti ad entrambi i set, arricchire con nuove saporite sfumature un ‘piatto’ già molto ricco e prelibato.

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Maestro Pellegrini – Chi sono io Vol. 1 (Pioggia Rossa Dischi / Universal, 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Nadia Cornetti

Quando esce il nuovo disco di un artista che è solito accompagnare band o cantautori validissimi ma molto diversi tra loro, quel che mi aspetto è ancor più una sorpresa. È questo che penso prima di immergermi nel nuovo e secondo lavoro di Francesco “Maestro” Pellegrini, “Chi sono io – Vol. 1”, in uscita il 10 maggio per Pioggia Rossa Dischi (distribuito da Universal).

Cantautore e polistrumentista, il livornese Francesco Pellegrini (ribattezzato “Maestro” dagli amici e colleghi Zen Circus, con i quali collabora in qualità di chitarrista e corista dal 2017) ha avuto una solida formazione presso le scuole di Musica di Livorno e Pisa e nella sua carriera artistica ha collaborato con nomi notissimi come, per citarne solo alcuni,  Nada, Andrea Appino  – oltre che, appunto, i suoi Zen CircusBobo Rondelli, Enrico Gabrielli e i Fast Animals And Slow Kids; inoltre, insieme a Francesco Motta, ha fatto parte dei validissimi Criminal Jokers, band rock-punk new wave di punta nata nei primi anni Duemila.

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Sun Ra – At The Showcase: Live in Chicago 1976-1977 (Elemental Music, 2024)

R E C E N S I O N E


Recensione di Alessandro Tacconi

Tempo di celebrazioni per il padre del cosmic jazz e della sua orchestra interplanetaria: Herman Poole Blount aka Sun Ra. Nel mese di maggio ricorre infatti la nascita, il 22 del 1914, e la dipartita verso dimensioni altre, il 30 del 1993, del nostro. Le stesse di cui ha sempre suonato e declamato nelle numerosissime registrazioni dal vivo e in studio. Di questo gigante del jazz è stato scritto e discettato in lungo e in largo, come se le latitudini musicali oltre le quali si è spinto avessero bisogno di alcuni confini entro cui poterlo circoscrivere. Nella sua lunghissima carriera ha attraversato vari generi: dallo swing al bebop, dall’hard bop al free jazz fino al cosmic jazz di cui fu il vero e proprio iniziatore (a detta di diversi critici musicali). Lo stile pianistico è in parte debitore a due colossi dello strumento: Thelonious Monk e Cecil Taylor. Fu uno dei primi jazzisti a sperimentare dalla fine degli anni Sessanta nelle sue composizioni il sintetizzatore, le tastiere elettroniche e il mini moog. La discografia è praticamente sconfinata sia in studio ma soprattutto dal vivo: oltre una sessantina le uscite ma in aumento, come dimostra questa novità discografica: Sun Ra At the Showcase: Live in Chicago.

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