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Articolo di Savino Di Muro

“Ho sempre pensato che l’uomo non può stare fermo: non è nella sua natura. La sua voglia di avventura, alimentata dalla curiosità del conoscere, dalla speranza in un mondo migliore, dalla fuga, ha determinato i tratti somatici dell’uomo contemporaneo” Paolo Angeli-
S’Û” è il nuovo cd di Paolo Angeli, chitarrista, compositore, etnomusicologo, a poco più di un anno da “Sale Quanto Basta” del quale approfondisce il rapporto fra uomo e mare.
Il titolo rievoca il romanzo “Passavamo sulla Terra Leggeri” di Sergio Atzeni, e racconta di un viaggio tra le sponde del Mediterraneo. “…Soltanto il mare che non conoscevamo poteva proteggerci, i barbari di settentrione lo temevano (…) Gli uomini del mare ci catturarono (…) dopo tre giorni e tre notti di mare tumultuoso (…) S’u la giovane (…) recise la corda e ci affacciammo alla luce (…). Cercammo di imparare a governare la nave (…) il mare saltò sul ponte, afferrò S’u e la portò via. S’u in silenzio sparì tra le onde…
Cresciuto a Palau in un ambiente musicale stimolante, con la chitarra e la voce del padre, suo primo maestro, Paolo Angeli inizia a suonare la chitarra a nove anni. Diplomato Nautico, nel 1989 si trasferisce a Bologna. Durante l’occupazione universitaria del 1990, nasce il Laboratorio di Musica & Immagine, ensemble di 14 musicisti che si pone all’attenzione dei principali festival europei di musica innovativa, sospesa tra il post-rock da camera e set di improvvisazione. Folgorato dall’incontro con Giovanni Scanu –chitarrista di Luras, scomparso all’età di 95 anni– apprende le forme e i moduli del canto a chitarra gallurese e logudorese. Nel 2013 produce “Sale Quanto Basta”, sua sintesi tra la musica tradizionale sarda e le influenze mediterranee.

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I dodici brani di “S’Û” (più la ghost track) sono riportati sul disco senza soluzione di continuità, una sorta di suite, con una cesura fra il sesto e settimo brano, quasi a marcare la fine della prima facciata di un vecchio LP. Assoluto protagonista del lavoro è la chitarra sarda preparata, una chitarra modificata nella struttura con martelletti azionati dai piedi, corde di risonanza, oltre a pick-ups, effetti e pedali vari. Angeli si serve sia di un archetto che delle nuda dita, dando vita a diverse tecniche.
Il viaggio inizia con Due Tempi, che rimanda alle intuizioni world del “Crêuza de mä” di Fabrizio De André. I due brani più belli sono il rarefatto e commovente Blu Di Prussia e il tradizionale Mi e La di Bosa, unico brano cantato dallo stesso Angeli, un omaggio al canto a chitarra tradizionale. Porto Flavia, dalle influenze andaluse, è dedicata a Paco de Lucia.
Intensi anche i brani Melilla, la percussiva Tinta Unita e Baragge, che prende il nome dalla via di Palau, dove Angeli è cresciuto.
Chiude un album grandioso, la bonus track Radio libere, dove riemerge un Angeli in vena di sperimentazione, sempre in chiave world music.
Angeli si conferma grandissimo interprete e compositore capace di far risaltare i “colori” del Mediterraneo.

Tracklist
01. Due tempi
02. Mancina
03. Vlora
04. Blu di Prussia
05. S’Û
06. Porto Flavia
07. Tinta unita
08. Melilla
09. Muri d’acqua
10. Mi e la
11. Pastelli a cera
12. Barrage

13. Radio libere

 

*foto di Nanni Angeli