Intervista di ElleBi
Cantautore, attore, musicista, scrittore, Giulio Casale è dotato di un carismatico e poliedrico talento che, abbinato ad un coerente anticonformismo viscerale, lo pone da sempre come “voce non allineata “.
Il teatro canzone rimane una delle forme che più hanno catturato la sua creatività negli ultimi dieci anni, passando da Gaber, per arrivare a De André, ma anche approdando alla pittura con uno spettacolo dedicato a Gino Rossi, uno dei grandi del primo ‘900.
Il primo dicembre, “dopo tanto lavoro, fatiche, gioie, nuove scoperte” – come racconta Giulio stesso – è uscito un nuovo Ep solista: “Cinque anni”, che è poi esattamente il lasso di tempo trascorso dal precedente disco. Sempre cinque è il numero dei brani contenuti, di cui quattro già pubblicati in precedenza come singoli, ai quali si è aggiunto un intrigante inedito.
Ho colto così con grande interesse quest’occasione per avvicinare e conoscere meglio un uomo, ancor prima che un artista, tanto complesso, quanto affascinante…
“Non c’è un posto per me a questo mondo, non saprei dove altro stare se non in scena, o comunque in una stanza dove concepire qualcosa che possa essere messo in scena…”. Salire sul palco quindi ti aiuta più di ogni altra cosa a creare un senso di appartenenza?
Direi di sì. Il tentativo è quello: creare empatia, connessione umana, nel nome dell’umano che dovrà pur ancora esserci da qualche parte, dentro di noi. C’è così tanta brutalità in giro… Poi quel mio dire esprime anche una difficoltà originaria ad appartenere, ecco. Qualcuno mi ha detto che amo i fatti artistici con la vitalità (la foga!) di un disperato…
Musica, teatro, letteratura, sono tutti mondi che abitano dentro di te… Sono loro a “possederti” quando vogliono o sei tu a stabilire razionalmente a chi dare maggiore spazio?
Quei linguaggi convivono sempre qui, sono aspetti diversi di una stessa sorgente…Poi io pubblico poco, cerco di compiere gesti che io stesso riesca a sentire come necessari in quel momento… La scrittura tiene insieme tutto ma è un senso di necessità personale a guidarmi nelle scelte, e non senza fatica.
Tutto ciò che è facile, immediato non ti appartiene… Privilegiando la complessità delle cose riesci ugualmente a coglierle fino alla loro essenza?
Non vedo altre strade possibili per giungere all’essenziale. La superficialità non è semplicità… L’immediatezza è quasi sempre brutale… La semplicità è un punto d’arrivo, ed è proprio quello a cui tendo: c’è un lavoro infinito di ri-scrittura (ad esempio) che compio prima di pubblicare, e tutto è però in nome della massima semplicità finale possibile. Anche se poi resto fedele ad Allen Ginsberg quando ammoniva: first thought best thought!
Per te essere coerenti significa assecondare la propria continua evoluzione… Un percorso che credo abbia come presupposto un costante ed impegnativo confronto con te stesso… per questo ti definisci un “solitario che cerca compagnia”?
Mah. Compito di ciascuno resta “dare alla luce se stesso”, e come lavoro (su di sé) ce n’è per una vita intera. Anche per resistere o venir via dai condizionamenti, dalle mode, dall’inconsapevolezza… Però poi senza l’altro, senza un confronto continuo con gli altri non vai da nessuna parte… C’è il rischio di chiudersi, o anche di autocompiacersi, che è peggio. Narciso non è mai stato così attuale, tra l’altro, un’epidemia sempre più contagiosa…
Sei un uomo per il quale coltivare il pensiero, la parola, quindi l’aspetto intellettuale e spirituale mi sembra sia qualcosa di irrinunciabile. Che rapporto hai invece col tuo corpo? Visto che fra l’altro è innegabile quanto il tuo aspetto fisico, sul palco, esalti un carisma che già ti appartiene in modo naturale …
Il corpo è la sede di ogni pulsione, di ogni emozione. È il corpo che mi racconta veramente come sto, come sto vivendo. La canzone “sono corpo” era da tempo che mi aspettava… Non assumo medicinali proprio in modo da poter “ascoltare” ciò che ha da dirmi di volta in volta questo corpo… Poi è vero: i miei concerti e i miei spettacoli sono molto fisici. È in quel coinvolgimento, a volte anche rabbioso, che avverto la possibilità di un superamento, e insieme di una “comunione” con chi assiste.
Compiere ogni giorno un gesto nuovo, pensare un pensiero mai pensato, fare posto, lasciare entrare… così ti leggo sulla tua pagina facebook… Nella tua vita c’è posto anche per qualche “sano” momento di noia?
Ovviamente. Di solito ci fumo su, con calma.
Contemporaneità, contaminazione, ricerca di melodie inaspettate, che catturano pur non essendo di ascolto immediato, questo mi sembra il connotato musicale del nuovo disco … Non credo sia stato semplice arrivare ad un risultato così piacevolmente equilibrato…
Mi fa piacere che tu l’abbia notato. C’è una ricerca che continua, rieccoci. E il salto da “In fondo al Blu” a “Dalla parte del torto” e poi a questo “Cinque Anni Ep” è ogni volta più ampio del previsto, ne sono consapevole. Ma mi rispecchia in pieno. O metamorfosi o niente, son fatto così. Qui c’è la mano di Lorenzo Tomio agli arrangiamenti, lui ha una visione molto cinematografica dei suoni e delle strutture ad esempio… Il confronto per l’appunto. Anche i mix di Davide Dall’Acqua hanno un peso specifico in tutto questo.
Il brano “resto io” si apre con una suggestiva voce di donna che recita in francese alcuni versi tratti da una poesia di Houellebecq: “ci vorrebbe un vento forte, inesorabile…”. Se così fosse resterebbe ben poco… C’è invece qualcosa che salveresti di questo presente?
Diverse cose, certo: per esempio i film di Paolo Sorrentino. Ma forse quello che salverei del nostro tempo in qualche modo ce l’ha già dentro quel vento forte, inesorabile, che se solo potesse…
Nella canzone “Tutto cadeva” parli di un bellissimo vuoto… Concetto decisamente controcorrente in una società che ci riempie continuamente di stimoli… E’ qualcosa che riesci a goderti in prima persona e come ci arrivi?
Bisogna solo saper spegnere tutto, ogni tanto, chiunque può farlo. Nessuno avrebbe il dovere di essere raggiungibile h24. E poi nel “vuoto” si ritrova l’essenza, quel poco che conta veramente. È lo zero che contiene ogni cosa, non il numero mille, o un milione, un miliardo… Crolli pure tutto quanto…
L’inedita “Scolorando Bice” è un’intensa, affascinante cavalcata epica nel mondo dell’amore che però finisce con parole inequivocabili ed accorate: “l’amore ci dividerà, l’amore ci dividerà di nuovo…”. Anche Giulio è veramente così disilluso?
Io no, ma oggi le relazioni mi sembrano quanto mai in crisi. Forse ci vorrebbe… un uomo, e una donna in primis. Bice comunque guarda il mondo come tutti noi- malati di cuore e però vivi. Spiazzati. Forse è la canzone più coraggiosa che abbia mai pubblicato sin qui, e non parlo solo di testo…
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