Articolo di Simone Nicastro

Il 2018 musicale italiano è iniziato per il sottoscritto molto bene grazie ad un’opera folgorante, anche se a dirla tutta l’album in questione è stato pubblicato a dicembre dell’anno scorso, dopo una gestazione lunga e decisamente singolare: Cristalli Liquidi è il side project di Guglielmo Bottin, produttore e dj veneziano, che ha deciso circa cinque anni addietro di diversificare la sua attività artistica con un progetto ispirato alla italo disco degli anni 80. Tra cover “creative”, 45 giri inventati e retrodatati, nuove composizioni ed una estetica inconfondibile, il progetto Cristalli Liquidi sta uscendo ora dal cono d’ombra carbonaio di una elettronica retrò rivolta ai club più caratteristici per addentrarsi in strade più ampie intercettando così, si spera, un pubblico numericamente superiore e trasversale.
L’album è una esperienza allo stesso tempo antica e attuale: ogni canzone è realizzata con precisione millimetrica su un sound vintage ma mai come oggi moderno e alternativo, in diretta concorrenza con molto pop elettronico odierno, ispirato ai medesimi anni, ma con risultati spesso innocui e troppo semplificati. Le aperture melodiche per Bottin esistono solo dove sono indispensabili e non per rincorrere il facile ritornello/tormentone, le tastiere creano la reale spina dorsale dei pezzi e non sono miseri orpelli d’abbellimento modaiolo, le pulsioni ritmiche sono imprescindibili e incalzanti lasciando ben poco spazio a sentimentalismi da spot tv (o da “tubo”).

Poi ci sono i testi ricchi di citazioni, omaggi, pensieri associativi e narrazioni sublimi che come nei migliori puzzle, una volta che ogni pezzo si è incastrato alla perfezione, si rivela in tutta la sua pienezza e fascino.
“Volevi Una Hit” (revisione del brano omonimo degli Lcd Soundsystem) è uno dei migliori start possibili per un album di questa caratura che plasma l’originale in un synth pop leggermente meno aggressivo e incredibilmente ammaliante (per completezza di informazione James Murphy ha apprezzato). E la hit auspicata arriva già al secondo capitolo in scaletta, scelta difatti per un primo videoclip promozionale: “Questa Insostenibile Leggerezza Dell’Essere” si insinua nel cervello come una “kraftwerkiana” filastrocca tra ossessioni meta letterarie e implicazioni amorose.
“Canzone registrata” invece è un’altra riuscita cover (questa volta a tutti gli effetti) del bellissimo brano “Caroline e l’Uomo Nero” di Adriano Pappalardo (scritto da Pannella e musicato da Battisti) con un arrangiamentomeno barocco e un fascino istantaneo; si prosegue con un altro rifacimento, questa volta decisamente più radicale, di un brano degli Stadio (testo di Freak Antoni), “Incubo Assoluto”, in cui all’attitudine pop rock della band bolognese si è preferito una base calda e raffinatamente disco-music. Neanche a dirlo bellissima anche questa.

L’italo disco invece più “meccanica”(Ah! L’avvenire immaginato di quel decennio) si riassapora con la nostalgica “Restare Andare” che trova la sua forza nella contrapposizione tra le parole spezzate nelle strofe e lapotenza melodica del ritornello cantato, quest’ultimo innalzato anche da una tastiera nobilmente minimale; il periodo bianco di Battisti/Pannella è sicuramente un “asset” importante per Bottin che si cimenta nella loro “Tubinga”, tratta da quella meraviglia che è “Hegel”, facendosi aiutare da Alexander Robotnick e trasportandola in ambiti quasi techno; anche la successiva “Sciame” (inedita e sempre con Robotnick) veleggia su un arrangiamento dance rigoroso completandosi nella pienezza di una voce da crooner futurista.
In chiusura Bottin lascia spazio a due brani inediti in cui le basi, una più cadenzata e l’altra più eterea, supportano una poetica testuale ricca e originale, rallentando l’essenza ballabile per una maggiore ricercatezza cantautorale.
Cristalli Liquidi riporta sulla scena discografica italiana un modo di fare musica che, nonostante sia stato sempre bistratto dai soliti noti della critica d’antan (e non mi riferisco solamente all’età), non solo ha regalato in passato all’Italia un posto rilevante a livello di musica internazionale mai più replicato, almeno fino ad oggi, ma che, se scritto e prodotto con questa qualità, merita per me il più roseo dei futuri.

Tracklist
01. Volevi una hit
02. Questa insostenibile leggerezza dell’essere (Q.I.L.D.E.)
03. Canzone registrata
04. Incubo assoluto
05. Restare andare
06. Tubinga
07. Sciame
08. Miti Ellenici
09. Assolvi lei