Articolo di Simone Nicastro immagini sonore di Stefania D’Egidio

Non amo scrivere di band che con la loro musica hanno rappresentato le fondamenta della mia adorazione per questa arte. Guardandosi in giro risulta palese come ormai siamo invasi in ogni dove da un senso di perenne nostalgia e conseguente sovra esposizione di parole, giudizi ed esaltazioni del passato (il più delle volte correlato a valutazioni eccessive in contrapposizione ad un presente sempre pretestuosamente da svilire e tacciare di inutilità).

Anch’io questa volta mi accingo però a raccontarvi di un concerto di una band che praticamente mi accompagna nella vita da quando iniziai ad intuire quali sarebbero stati i miei gusti negli anni successivi. I Ritmo Tribale rappresentano il mio primo grande amore per la musica rock di origine italiana, quella scoperta personalmente in solitudine e non attraverso le indicazioni di altri (se non forse per il consiglio del ragazzo del negozietto di dischi di mio fiducia dell’epoca). Li seguo dagli albori e non mi hanno mai tradito: un sound tanto personale quanto universale, anticipatore di una scena intera degli anni 90 e di tutta una serie di gruppi straordinari successivi.

Potrei soffermarmi su una miriade di momenti, episodi, tragicomiche e spettacoli memorabili che mi legano indelebilmente ai Ritmo Tribale ma cadrei anch’io in quell’atteggiamento che mal sopporto e che mal si adatta ad una occasione come questa: Scaglia e soci al Legend Club non solo hanno portato a termine un mini tour di ritorno/celebrazione ma hanno dato la possibilità agli accorsi di questa sera di ascoltare in anteprima alcuni estratti del nuovo album in lavorazione (il primo di inediti da quel Bahamasdel 1999).
E proprio con un primo inedito il concerto è iniziato pochi minuti dopo le 23: gruppo in palla, suoni trascinanti e voce potente. Il gruppo eseguirà durante la serata altri tre brani nuovi e non posso che dichiararmi molto curioso di ascoltare al più presto il nuovo lavoro.
Il pubblico è quasi nella sua totalità composto da fan della band che ad ogni nota iniziale riconoscono i singoli brani e cantano/scandiscono tutte le parole a squarciagola. I vari dischi pubblicati vengono saccheggiati di quei pezzi che per molti dei presenti risultano dei veri e propri inni: Sogna, Uomini, Base Luna sono solo alcune di quelli che smuovono gli animi e i corpi dei presenti; la resa sonora è puro stile Ritmo Tribale dove alla solita carica hard rock si scorgono tutte le componenti spurie e fondamentali alla base della loro grandezza: sporcizia punk, ritmiche inusuali e anima inquieta.

La potenza di Madonna e L’Assoluto, il trip esplosivo di Oceano, la canzone perfetta di Universo, la ballata atipica e personalissima di Lumina, i Ritmo Tribale hanno trascinato tutti i presenti nel loro mondo con la solita incredibile facilità più da fratellanza consolidata che da esibizione nei confronti dei paganti. Un colpo al cuore con Nessuno, ripescaggio da quel Tutti vs Tutti che è forse il meno celebrato tra i loro dischi, e poi le “leggendarie” Il Lupo, Ti Detesto e Circondato, quest’ultima, in particolar modo, eletta ad essere ben più che solamente una canzone ma qualcosa di molto, molto di più.
Ammetto che rileggendo l’articolo non posso che scusarmi con voi perché risulta evidente che anch’io non sono riuscito a tenermi distante, come avrei voluto, da quel tono (auto)celebrativo che tanto disdegno; però vi chiedo lo stesso un gesto di fiducia: i Ritmo Tribale sono tornati oggi nel 2018, a breve ci saranno nuovi brani e il rock italiano potrebbe veramente avere ancora bisogno di loro. E decisamente di voi. Ne varrà sicuramente la pena, fidatevi. Del resto Tribali una volta, Tribali per sempre.