The Mirror – visioni allo specchio di Christian Di Martino

Il caro odiato e criticato Von Trier per me è uno dei pochi registi-artisti che ci siano in circolazione.
Credo che The House that Jack Built sia il suo lavoro più intimo e maturo.
La catabasi oscura e profonda nella mente di un serial killer.
Ma non è solo questo, è qualcosa di molto più grande, il regista danese si proietta nel suo film, sradicandosi da se stesso e guardandosi dall’esterno.
Ma c’è di più, ha raggiunto talmente consapevolezza di se stesso che riesce anche a creare una figura che fa vacillare le sue idee, rappresentata da Verge.
Nasce così una lunga confessione di Jack a Verge, dove in pratica Von Trier porta all’eccesso la sua figura e si racconta. Una sorta di seduta psicologica.

Si racconta a tutto tondo, dalla sua idea dell’arte, alla moralità di questa società, al maschilismo di cui è sempre stato accusato, alla religione.

[Jack: posso dirti che l’hai bevuta quando ti parlo di Mister Raffinatezza. “Allora, Jack sente delle voci che gli ordinano di fare questo o quello. Jack dev’essere psicopatico.”
Disprezzo le diagnosi che puoi scrivere con le lettere.
Verge: questo non è giusto, le lettere sono chiare. Si occupano di noi e creano legami tra il bene e il male, e portano la religione.
Jack: la religione ha rovinato gli esseri umani, perché il tuo Dio insegna alla gente di rinnegare la tigre dentro di sè e ci trasforma tutti in una folla di schiavi, troppo vergognosi per ammetterlo.]

Fino ad arrivare a tutti gli aspetti che lo caratterizzano, mille sfumature che convivono in un solo essere umano.
E tutte da soddisfare.
E poi i contrasti, il paradiso e l’inferno, la tigre e l’agnello, debole e forte, l’ingegnere e l’architetto.
Jack è tutto questo.
C’è una scena a metà film circa dove nel buio della notte il furgone di Jack ha un faro rosso e uno azzurro (inferno e paradiso).
Von Trier sfoga le sue pulsioni nell’arte, nella finzione, gioca con se stesso e lo fa con stupefacenti lucidità e consapevolezza.
Con uno stile artistico impeccabile che sfocia nello storico dipinto di Delacroix, La barca di Dante, dove tutto arriva al culmine.
Insomma, in questa ultima fatica del regista danese c’è tutto e va oltre quello che può essere il Cinema.

Dove starà la verità nella lunga discussione tra Verge e Jack?
E soprattutto, esiste una verità?

Alla fine Von Trier sembra cercare una sorta di redenzione, ci riuscirà?

[9.5/10]