Articolo di Alberto “Il Cala” Calandriello

Pochi giorni fa, in esclusiva su Amazon Music, i Counting Crows hanno pubblicato una versione incisa di recente del loro brano inedito più famoso, specialmente tra i fan. Su questo pezzo, da anni si rincorrevano voci, teorie, bootleg introvabili e la registrazione dell’unica esibizione mai eseguita. August and everything after è il brano che avrebbe dato il titolo al loro disco d’esordio (uno dei migliori dischi di esordio degli ultimi 30 anni), che li avrebbe proiettati in un balzo ai vertici delle classifiche, grazie soprattutto al primo singolo Mr Jones.

In quell’album, uscito nel settembre 1993, però la title track non venne inclusa.

Sulla copertina di quell’album però, campeggiano alcune strofe prese proprio da quel brano.

25 anni dopo, nel novembre scorso, la band ha registrato il brano, accompagnata dalla London Studio Orchestra e da Vince Mendoza e da qualche ora l’ha resa disponibile. Sembra che sia stata proprio l’opportunità di lavorare con Mendoza ad aver spinto Adam Duritz a riprenderla in mano.

La nuova versione è stupenda, un arrangiamento elegante e non invasivo che lascia in evidenza il pianoforte ed ovviamente la voce di Adam, dandoci quindi la possibilità di apprezzarne la poetica del testo. Il titolo, del brano come del disco, già da solo spiega l’importanza che quell’album aveva per la band e per il loro leader in particolare. Agosto è il mese di nascita di Adam, venuto al mondo proprio il primo agosto del 1964 e da quel giorno “everything after” (tutto ciò che ne seguì) è la posta in gioco al momento del debutto discografico. Debutto intriso di ambizione, voglia di emergere (basti leggere il testo di Mr Jones, dove il protagonista sogna di vedere sé stesso alla tv o di ascoltarsi in radio), paura di non farcela (la prima canzone Round Here dice “nessuno nota il contrasto del bianco sul bianco”).

Data storica quindi per noi fan dei CC, che finalmente possiamo godere di un’incisione perfetta per assaporare i quasi 9 minuti di questa sorta di Santo Graal in salsa rock. L’aspetto che ritengo sia importante sottolineare però è il fatto che questa canzone, nel suo andamento calmo e riflessivo, contenga dentro di sé i semi che sono poi diventate le canzoni di molti dischi del gruppo californiano. Un brano che già dal titolo come dicevo prima, dimostra quanto Adam ci avesse investito e quanto debba essere stata intensa la scrittura, ricca di spunti che verranno poi ripresi nei successivi 20 anni.

Stanno svegliando Maria
perché tutti gli altri devono andare in qualche posto.
Lei fa un piccolo movimento con la testa, si gira
e dice che dormirà un altro paio di minuti.
Ho detto a Maria che mi dispiace
per tutte le cose cattive che le ho fatto.
Ho detto “Mi dispiace”
almeno una volta a chiunque, finora.

Maria, il senso di colpa per averla trattata male, la necessità di scusarsi, tutte cose che troviamo ad esempio proprio in Round Here (Maria dice che sta morendo, da dietro la porta la sento piangere)

Mi sono imbattuto in Washington Square
mentre il sole cominciava a spuntare.
Ho attraversato il prato fino alla cattedrale
e mi sono disteso all’ombra di St. Mary nel cielo.
Sono solo uno di questi ragazzini vecchio modello
che aspettano il Re.
Ma non c’è traccia di Elvis a San Francisco,
sono solo io, e sto suonando questo rock and roll.

Le canzoni dei CC sono da sempre piene di riferimenti geografici, dalla Omaha meravigliosamente rurale a Miami, a San Francisco, Washington Square, così come la sfrenata voglia di successo è sempre stata affiancata e combattuta dalla paura di dover gestire la fama e la notorietà (Quando tutti ti amano, non puoi mai sentirti solo. Mr Jones) e dalla consapevolezza di essere comunque un privilegiato, in un mondo che aspetta il ritorno del Re. (Diceva che le sarebbe piaciuto conoscere un ragazzo che somigliasse ad Elvis. Round Here) (Non possiamo essere tutti dei cow-boy, così qualcuno di noi è un clown. E alcuni di noi sono danzatori di strada, che vagano di città in città. Spero che tutti possano trovare una piccola fiamma. Per quanto mi riguarda, io dico le mie preghiere, poi mi do fuoco e cammino ancora una volta sul filo Goodnight Elizabeth).

È davvero importante, per comprendere la bellezza di questo pezzo, leggerne il testo e magari giocare come ho fatto io a coglierne i collegamenti con brani composti successivamente partendo proprio da quelle strofe.

Grazie al sito Feathers in my hand, purtroppo ormai inattivo, dell’amico Gianni Festa, ho trovato questa dichiarazione di Duritz risalente al 2003 circa, nel periodo in cui uscì un Greatest Hits del gruppo (Films about Ghosts) e molti fan chiesero che venisse inserita anche questa canzone.

La canzone restò fuori dal disco perché sembrava proprio che io non fossi in grado di uscirmene con una buona esecuzione. È una canzone lunga, ed io non ero un buon pianista all’epoca. (Non lo sono neanche adesso, ma allora ero anche peggio, ed ero davvero nervoso perché era il mio primo disco). In realtà, questa non è tutta la verità. Avrei anche potuto farcela, ma smettemmo di provarci perché a un certo punto non ne avemmo più bisogno. Le cose andarono così: io ci stavo lavorando da circa un’ora, e ne avevo buttato giù sei o sette versioni. Continuavo a sbagliarla e dovevo ricominciarla da capo ogni volta. Dopo un po’, ero così determinato a farla bene che la canzone aveva finito col perdere parte della sua magia. T-Bone [Burnett] suggerì di fare un break e lasciò la stanza per qualche minuto. Io ero abbastanza frustrato e me ne andai in sala controllo. Un paio di amici di T-Bone, River Phoenix e Samatha Mathis, si erano fermati per fargli visita e sedevano in cabina con il nostro ingegnere, Pat McCarthy. Chiacchierammo per qualche minuto, poi loro uscirono per trovare T-Bone. Io ero molto imbarazzato per aver suonato così miseramente di fronte a loro. Non volendomene restare lì a pensare a questa cosa troppo a lungo, dissi a Pat di trovare un po’ di nastro vuoto, così da poter buttar giù una versione veloce di una nuova canzone che avevo scritto la settimana prima. Avevo recentemente fatto la conoscenza di Bonnie Raitt e volevo spedirle la canzone nell’eventualità che lei volesse usarla. Pat trovò un po’ di spazio sul nastro, così io me ne tornai in sala e suonai la canzone. Per qualche strano motivo la indovinai subito e, quando alzai lo sguardo, Pat, T-Bone, River e Sam mi stavano fissando attraverso il vetro. Gli ultimi tre erano ritornati in studio proprio mentre io cominciavo a suonare. “Che diavolo era quella?” chiese T-Bone. “Oh, è solo una cosa che voglio spedire a Bonnie Raitt”, risposi. “Col cazzo!”, disse lui, “andrà sul NOSTRO disco. Ad ogni modo quell’altra ci sta prendendo troppo tempo”. E così, ecco come “August and Everything After” rimase fuori e l’altra canzone, che – a proposito – si intitolava “Raining in Baltimore”, finì sul disco.”

Il 12 dicembre del 2003 Duritz fa il regalo più grande ai fan. Durante l’encore di un concerto al Warfield Theater di San Francisco, con Graham Colton e i Wallflowers sul palco, si siede al pianoforte e suona tutta la canzone. Dopo dieci anni esatti, cade il mistero di “August and everything after“.

Nel gennaio 2019 invece abbiamo la possibilità di apprezzarla in una versione completa, elaborata e rifinita, che amplifica la sua bellezza e ci apre un forziere dentro al quale non c’è “solo” una canzone, non c’è “solo” un capolavoro, ma c’è il vero big bang creativo di un autore che in 9 minuti condensa la poetica e l’ispirazione di una vita intera.

Chi dentro alle loro canzoni ha trovato da sempre spunti di riflessione, sfogo per i dolori e ragioni per tirare avanti, oggi ascolta incantato come un bambino di fronte al Babbo Natale più buono che abbiate mai incontrato.

TESTO:

August and everything after

They’re wakin’ up Maria
‘cause everybody else has got some place to go
She makes a little motion with her head, rolls over
and says she’s gonna sleep for a couple minutes more
I said “I’m sorry” to Maria
for all the cold-hearted things that I have done
I said “I’m sorry” by now
at least once to just about everyone
She says “I’ve forgotten what I’m supposed to do today
and it slips my mind what I’m supposed to say
We’re getting older and older and older
and always a little further out of the way”
You look into her eyes
and it’s more than your heart will allow
In August and everything after
you get a little less
than you expected somehow

Well, I stumbled into Washington Square
just as the sun began to rise
I walked across the lawn to the cathedral
and I laid down in the shadow of St. Mary’s in the sky
I’m just one of these late model children
waiting for the king
But there ain’t no sign of Elvis in San Francisco
it’s just me and I’m playin’ this rock and roll thing
She wants to be just like me
and I want every damn thing I can see
You know one day you’re daddy’s little angel
the next day you’re everything he wanted you to be
They dress you up in white satin
and they give you your very own pair of wings
In August and everything after
I’m after everything
I said la la la la la la…

And now I got my reservations
and I got my seven-million-dollar home
And I got the number of some girl in New York City
who’s always wide awake so
I’ll never have to spend the night alone
I got this nasty little habit of peekin’ down
the shirts of all the little girls
as they pass me by
And now I wonder, when it all catches up to me
and they finally break me down
Did you think I was gonna cry?
Well, I already got my disease
so take your fuckin’ filthy hands off of me
I hope you’re not expecting me to be crucified
the best that they can do is
to hang me from the nearest tree
Cause it’s midnight in San Francisco
And I’m waiting here for Jesus on my knees
In August and everything after
I want somebody else to bleed for me
I said la la la la la la…

I came down from North Dakota
cause I had confidence in the military mind
And now everyone I know
is just turning showgirl
and dancing with their shirt off
in some Las Vegas hotel line
So I’m going to New York City
cause it got a little sleazy here for me
And though I find myself alone
I know I’m never going home
you make the changes, the changes that you need
But I no longer know how to pray
I live in dog town and it’s a Dalmatian parade
And I change my spots over and over
but they never seem to fade away
I am the last remaining Indian
looking for the place where the buffalo roam
In August and everything after, man,
them buffalo ain’t never comin’ home
In August and everything after, man,
them buffalo ain’t never comin’ home
La la la la la la…

TRADUZIONE DI GIANNI FESTA:

Agosto e tutto quel che viene dopo

Stanno svegliando Maria
perché tutti gli altri devono andare in qualche posto.
Lei fa un piccolo movimento con la testa, si gira
e dice che dormirà un altro paio di minuti.
Ho detto a Maria che mi dispiace
per tutte le cose cattive che le ho fatto.
Ho detto “Mi dispiace”
almeno una volta a chiunque, finora.
Lei dice: “Ho scordato cosa dovrei fare oggi
e mi sfugge quello che dovrei dire…
Diventiamo sempre più vecchi,
e siamo sempre un po’ più fuori strada”.
Guardi nei suoi occhi
ed è più di quanto il tuo cuore ti possa permettere.
Ad agosto e tutto quel che viene dopo,
in qualche modo ti ritrovi con un po’ meno
di quello che ti aspettavi

Mi sono imbattuto in Washington Square
mentre il sole cominciava a spuntare.
Ho attraversato il prato fino alla cattedrale
e mi sono disteso all’ombra di St. Mary nel cielo.
Sono solo uno di questi ragazzini vecchio modello
che aspettano il Re.
Ma non c’è traccia di Elvis a San Francisco,
sono solo io, e sto suonando questo rock and roll.
Lei vuole essere come me
ed io voglio ogni dannata cosa che vedo.
Sai, un giorno sei il piccolo angioletto di papà,
il giorno dopo sei tutto quello che lui vuole tu sia.
Ti vestono di raso bianco
e ti danno il tuo bel paio d’ali.
Ad agosto e tutto quel che viene dopo
io desidero ogni cosa.
Ho detto la la la la la…

E adesso ho i miei posti riservati
e una casa da sette milioni di dollari,
e ho il numero di qualche ragazza di New York City
che è sempre sveglia, così
non dovrò mai passare la notte da solo.
Ho questa piccola brutta abitudine di sbirciare
nelle camicette di tutte le ragazzine
che mi passano accanto.
Ed ora mi chiedo quand’è che toccherà a me
e che saranno loro a distruggermi.
Pensavi che avrei pianto?
Be’, io sono già stato male,
così tieni quelle cazzo di mani sudice lontano da me.
Spero che tu non ti aspetti che mi crocifiggano,
la miglior cosa che possano fare è
appendermi all’albero più vicino.
Perché è mezzanotte a San Francisco
ed io son qui in ginocchio che aspetto Gesù.
Ad agosto e tutto quel che viene dopo
io voglio che qualcun altro sanguini per me.
Ho detto la la la la la…

Arrivavo dal Nord Dakota
perché avevo fiducia nello spirito militare.
E adesso tutte quelle che conosco
stanno diventando showgirl
e ballano senza camicetta
in qualche hotel di Las Vegas.
Così me ne sto andando a New York City *
perché è diventato tutto un po’ squallido qui per me.
E anche se mi ritrovo da solo
so che non tornerò mai a casa:
si cambia quando se ne ha bisogno.
Ma non so più come pregare,
vivo nella città dei cani e questa è una sfilata di dalmati.
Ed io continuo a cambiarmi le macchie,
ma sembra che non vogliano proprio andar via.
Sono l’ultimo Indiano superstite
in cerca del posto dove migrano i bufali.
Ad agosto e tutto quel che viene dopo, dio,
quei bufali non torneranno più a casa…
Ad agosto e tutto quel che viene dopo, dio,
quei bufali non torneranno più a casa…
La la la la la la…