R E C E N S I O N E
Articolo di Giacomo Starace
È passato un po’ di tempo dall’uscita di Western Stars, nuovo album solista di Bruce Springsteen, musicista e uomo che non ha bisogno di presentazioni. 46 anni dal suo primo album, io sono nato quasi a metà della sua carriera, era già stato ovunque nel 1995, aveva anche vinto un Oscar (Streets of Philadelphia, Oscar come miglior canzone nel 1994). Eppure, c’è una cosa che ha portato Springsteen nel cuore di un ultimo arrivato come me: le storie che racconta. Ne ha raccontate tante di vicende, di persone, di strade, ma recentemente ha fatto una cosa che tanti altri probabilmente non faranno mai: ha raccontato la sua storia, in quel mirabile spettacolo che è Springsteen on Broadway. Il cuore nella mano destra e la chitarra nella mano sinistra, ardito e ruvido come sempre, si è messo a nudo, regalando non uno spettacolo, ma una masterclass sull’essere uomo.
Quando si ebbe la certezza che sarebbe uscito un album solista, io personalmente mi aspettavo di nuovo una chitarra acustica, strade, Stati Uniti, fantasmi e automobili. Poi sono usciti i singoli Hello Sunshine e There Goes My Miracle. È Bruce, indiscutibilmente, ma è nuovo. L’album nel suo complesso ha appena qualche eco di E-Street Band, in Tucson Train e Sleepy Joe’s Café, ma in generale è tutt’altra roba. Musicalmente ci sono archi, pedal steel guitar, organo e fiati uniti in armonie superlative, risultano assenti le cavalcate rock del “solito” Springsteen, non c’è folk crudo come in Nebraska, in pratica è un disco pop pieno di richiami al songwriting di Springsteen e di tutto quell’insieme che risponde all’ibrido genere Americana, da Billy Joel a Roy Orbison. Si respira la terra di quelle strade sterrate dei film degli anni ‘60, ma quello che Bruce racconta non è un’America lontana nel tempo, di cui ha tanto cantato in quasi 50 anni di carriera: è l’America di oggi, in cui purtroppo sembra che Tom Joad non gridi più. Western Stars, infatti, è un insieme di 13 storie i cui personaggi sono mostrati scendendo nel profondo del loro animo, nelle mille sfaccettature di uomini alle prese con bugie, bar, contraddizioni, miglia che separano ognuno da una meta che non c’è più. Bruce, con la lucidità che gli è abituale, ha mostrato un uomo racchiuso su sé stesso, sottomesso a una fatica che come un bicchiere di bourbon fa dimenticare amori, sbagli e richiami del passato, cicatrici e città sporche.
È un’America che vive di ricordi quella vista con gli occhi di questo Bruce quasi settantenne, come l’attore di film western protagonista della title track. È un testo che mi richiama alla memoria Lo Steddazzu di Cesare Pavese: “Non c’è cosa più amara dell’alba di un giorno / in cui nulla accadrà. Non c’è cosa più amara / che l’inutilità”. Quello che doveva accadere è già accaduto e resta soltanto il ricordo, mascherato da speranza. Un’America in cui si spera che tutto torni a brillare ancora, ma in cui, intanto, ci si sveglia contenti semplicemente di avere ancora indosso gli stivali, simbolo di un passato che tuttavia svanisce nei racconti attorno al tavolo di un bar. Springsteen si è di nuovo rivelato la pietra miliare del songwriting che rappresenta, facendo muovere testi e musica in modo funzionale alla narrazione di questa raccolta di novelle, in cui fa danzare i suoi personaggi su una musica perfetta per ognuno di loro, che gli si adagia sopra come una seconda pelle. Sono storie di losers, gli eroi dell’epica dei tempi moderni; sono storie tragiche nel senso classico, cioè da osservare per una spinta di rinascita e redenzione; sono storie che ognuno di noi ha nella propria vita, dai ricordi felici anche se finiti, agli amori da cacciare via dalla mente, perché rivelatisi un’illusione dannosa… tutto ciò permea le note di quest’album catartico di Bruce Springsteen, un uomo come tutti e un artista come pochi. Bentornato Boss.
TRACKLIST
Hitch Hikin’
The Wayfarer
Tucson Train
Western Stars
Sleepy Joe’s Café
Drive Fast (The Stuntman)
Chasin’ Wild Horses
Sundown
Somewhere North of Nashville
Stones
There Goes My Miracle
Hello Sunshine
Moonlight Motel
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