L I V E – R E P O R T
Articolo di Luca Franceschini, immagini sonore di Silvia Violante Rouge
“Minuetto”, l’esordio di Nostromo, ci aveva colpito positivamente e ancora di più lo aveva fatto il suo autore, quando ne avevamo visto presentare le canzoni in una semplice veste acustica. Stasera è la prima data milanese in supporto dell’album e la curiosità è tanta. BPM Concerti, che ha prodotto il tour e Sony, che si sta occupando della distribuzione del disco, sono due chiare indicazioni che sul ragazzo (al secolo Nicolò Santarelli) si vuole investire e, aggiungo io, l’intuizione è positiva, visto che i numeri non gli mancano.
Purtroppo arrivo tardi e mi perdo Brenta Briscoe, il primo dei due opener della serata. A seguire ci sono Le Colonne, abruzzesi di Vasto, capitanati dai fratelli Andrea e Matteo Colonna (appunto), che hanno da poche settimane pubblicato il loro album di debutto “Isole”. Non li conoscevo e sono stati una piacevolissima scoperta: un po’ Funk, un po’ Rock, un po’ Beat, con una marcata impronta sixties ed un debito pesante nei confronti dei Beatles del “White Album”, i quattro suonano bene, aiutati anche da una splendida resa sonora, si divertono e divertono, snocciolando più o meno tutti gli episodi del disco, con l’aggiunta di un brano non ancora pubblicato. I pezzi sono ben scritti, molto curati nelle melodie, tutte efficaci e di facile presa, perfette per colpire al primo ascolto. E questo accade sia che si lancino in vivaci e scatenati uptempo, sia che optino per le ballate o per composizioni più intimiste e riflessive. Sicuramente scontati, con la sensazione di déjà vu che ti invade in più di un’occasione, la formula di questi ragazzi è vincente e hanno sicuramente frecce al loro arco per poter farsi notare da un maggior numero di persone.

Rapido cambio palco e viene il turno di Nostromo, che si presenta sul palco con una band di quattro elementi e attacca subito con “Carillon”. La scelta di suonare queste canzoni con una formazione tradizionale (basso, tastiera, chitarra, batteria) è senza dubbio funzionale ad un disco che, nonostante possegga diversi stilemi riconducibili all’It Pop, è in fin dei conti un’appassionata dichiarazione d’amore al cantautorato degli anni ’70 e ad un certo universo culturale ad esso collegato. C’è una spruzzata di elettronica, come ormai irrinunciabile di questi tempi, ma il resto è tutto analogico, con esecuzioni che sicuramente non brillano per raffinatezza di arrangiamenti ma che vedono un gruppo coeso e tecnicamente capace, nonostante il tutto suoni un po’ troppo impastato.
Lui è simpatico, forse un po’ troppo esagerato nei siparietti col pubblico e coi membri della band, in una sorta di atteggiamento cazzaro che rivela forse una leggera insicurezza.
I pezzi comunque ci sono: il concerto conferma la bontà del repertorio, che non possiede ancora quel guizzo che potrebbe garantirgli platee più vaste (un Fulminacci, per fare un nome che ha una proposta molto simile, è sicuramente più talentuoso), ma che ha comunque messo in mostra indubbie potenzialità.
Il pubblico, dal canto suo, risponde: c’è tanta gente nelle prime file che conosce i pezzi e li canta con entusiasmo, segno che le cose stanno cominciando a funzionare.
I bis, richiesti a gran voce nonostante il repertorio fosse stato eseguito nella sua totalità, con l’aggiunta anche di un inedito, vedono nuovamente in pista “Carillon” e “Giradischi”, per un finale all’insegna dell’entusiasmo. Ci è piaciuto, Nicolò. Un concerto convincente, che ci fa ben sperare in un secondo disco che ne evidenzi ancora di più le capacità.
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