R E C E N S I O N I


Articolo di Giovanni Carfì

Note di merito per album passati distrattamente in secondo piano, ma meritevoli di un loro piccolo spazio. Nell’impossibilità di raccontare tutto ciò che viene prodotto, una selezione di dischi con confronti senza vincitori, né punteggi; ma con la presunzione di restituire una sensazione il più immediata possibile, attraverso un’analisi che va oltre le solite stellette.

Holy Swing

Un cambio di veste che nasconde un cambio di line up ed un conseguente cambio sonoro. Un nuovo inizio per la band bergamasca che riesce a produrre un disco interessante, energico ed urlato, contenuto in una dilatazione temporale dove viene analizzata l’incomunicabilità all’interno delle relazioni contemporanee. Un sound ricco di chitarre, melanconico al punto giusto e con numerosi stacchi che rendono il tutto molto dinamico. Unica pecca, è data dal fatto che in alcuni momenti, il suono generale si perda un po’, risultando sfocato.

Asia Ghergo

Asia non è un esordiente, è conosciuta per le sue cover voce e chitarra, pubblicate sul suo canale youtube; prassi consueta legata alla sua giovane età e ad un’esigenza comunicativa molto forte, tipica delle nuove generazioni (e non solo). È così che nasce questo suo esordio discografico, dove la cosa che colpisce è l’immediatezza dei testi ed un senso melodico ruffiano, che permette ad alcuni frammenti sonori, di ruotare nei “file recenti” delle nostre orecchie. Apprezzabile il volersi distaccare attraverso una propria ricerca sonora, ma un po’ troppo lo-fi.

Leandro

Cantautore, classe ’94 e una piacevole capacità compositiva. Un disco d’esordio nel quale sono presenti vari brani di spessore, oltre ad una visione, ed un desiderio di coinvolgere e di poter arrivare, attraverso il proprio mondo sonoro, direttamente all’ascoltatore. Nonostante la maggior parte dei brani, traggano origine da episodi personali, questi vengono declinati e allargati in una visione più ampia. Il punto di partenza è la propria “comfort zone”, dalla quale uscire, od osservare, proiettando relazioni e traguardi descrivendone ipotetiche evoluzioni. Uno stile posato ed educato, racconti intrisi di un pizzico di nostalgia, ma diradati dalla proiezione temporale.

Il Buio

Nuovo lavoro per la band vicentina, che nonostante uno stop ed un cambio di line up, riesce a mantenere lo spirito di un’urgenza comunicativa e di denuncia sociale. Non è una questione politica, ma più una visione lucida e responsabile del nostro tempo, dove le liriche danno vita a scenari realistici e alle volte paradossali. Una ricerca del proprio posto, in una comunità fatta di persone, nelle quali prevale un individualismo egoistico. Un sound grigio, energico e lontano, che crea un’immagine surreale di un altoparlante che denuncia e urla, sopra le teste di cittadini che corrono senza avere consapevolezza della loro meta.