R E C E N S I O N I
Articolo di Giovanni Carfì
Note di merito per album passati distrattamente in secondo piano, ma meritevoli di un loro piccolo spazio. Nell’impossibilità di raccontare tutto ciò che viene prodotto, una selezione di dischi con confronti senza vincitori, né punteggi; ma con la presunzione di restituire una sensazione il più immediata possibile, attraverso un’analisi che va oltre le solite stellette.
Il titolo stesso ci restituisce ciò che sta alla base stessa del progetto, quel “come”, che sta dietro alla capacità, o meglio all’espediente adatto per far coesistere le varie influenze dei musicisti. Ne scaturisce un lavoro ambizioso e ben riuscito, muovendosi su livelli sempre molto alti e mai scontati, tra jazz, elettronica e trip-hop, adattati e plasmati con grandi doti su ogni brano.
Quarto lavoro per la band proveniente da Alberta; dopo cinque anni tornano con un lavoro che trasuda sincerità e umanità, ricco di “good vibrations” potrebbe dire qualcuno. Un album nato come antidoto verso paure e ombre presenti nella vita privata dei componenti, ampliandone la funzione verso l’essere umano. Un risultato pregevole, con una leggerezza che non sfocia mai in banalità.
Sperimentazione, arte e miraggi elettronici. Secondo ep per la band nata dalle suggestioni ancestrali della cantante Nava Golchini di origine iraniana, e dalle produzioni elettroniche di Francesco Fugazza, attorno ai quali, collaborano designer e artisti di varia estrazione, contribuendo ad un unicum musicale e visivo originale e definito. Elettronica viscerale, ipnotica e abbagliante.
Ritrovare la propria creatività, o riscoprirne di nuova. Dopo una carriera fluida e lineare, arriva per tutti, anche per lui, il blocco, ed ecco che una serie di avvenimenti fortuiti o inaspettati, come la nascita di un figlio, e il consiglio di un amico, lo riportano a trovare nuovamente la linfa creativa. Ed ecco un lavoro godibile, dalle dolci melodie, arricchite se possibile dalla bellissima voce.
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