R E C E N S I O N E
Recensione di Mario Grella
Partiamo dicendo che Roberto Ottaviano è un musicista di esperienza, anzi di grande esperienza; per meglio dire di eccezionali esperienze (plurale) e, a leggere la sua biografia artistica, c’è davvero da restare incantati: Dizzy Gillespie, Art Farmer, Mal Waldron, Albert Mangelsdorff, Chet Baker, Enrico Rava, Barre Phillips, Keith Tippett, Steve Swallow, Irene Schweizer, Kenny Wheeler, Henry Texier, Paul Ble, Tony Oxley, Misha Mengelberg, Han Bennink, Trilok Gurtu, Pierre Favre, Gianluigi Trovesi, Theo Jörgensmann, Georg Gräwe, Ran Blake, Paolo Fresu sono alcuni dei musicisti con i quali ha collaborato. Chi ama il jazz potrebbe fermarsi qui, per chi lo sta per amare, consiglio di andare a cercare nel web qualcuno di questi nomi, per rendersi conto di chi stiamo esattamente parlando.
Cosa c’è dentro questo doppio lavoro di Roberto Ottaviano prodotto dalla etichetta Dodicilune e intitolato (doppio anche il titolo) Resonance – Extended Love & Rhapsodies – Eternal Love? Potremmo dire, per riassumere in estrema sintesi, che si tratta di un laboratorio di ricerca e un archivio della memoria allo stesso tempo, dove Ottaviano non rinunciando alla ricerca, non disdegna di frugare nelle esperienze del passato. Prendiamo ad esempio Monkonius, e già il titolo meriterebbe una menzione speciale, che è un fiorire di spunti difficilmente etichettabili e allo stesso tempo è una “Madeleine” confezionata con diverse essenze che oltre a Monk, sembrano anche avere un aroma di Keith Tippett (al quale è dedicato l’intero lavoro) e una spolveratina di Trilok Gurtu, tanto per azzardare. Così come Mad for Misha sembra buttare lì un po’ della spensieratezza di Misha Mengelberg e anche qualche eco lontana di Dizzy Gillespie. Una ricerca di equilibrio tra ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà. Ma non c’è solo ironia e leggerezza in questa opera doppia, c’è anche la solenne introspezione della ricerca creativa; la si sente profonda e radicale in brani come To the Masters o più briosa e altamente raffinata in Ijo Ki Mba Jo. Bellissima la cavalcata nelle praterie del “Free” e del “Groove” di Homo Sum, o l’inquieto intimismo di Revelation, così come conturbante e trascinante è la sinuosa ed incalzante teoria di aleatorie disarmonie di Dedalus. “…Credo nel potere di creare magiche illusioni nella mente con gli occhi chiusi…” dice con le parole di William Butler Yeats, Roberto Ottaviano e per trasformare il concetto in Suono si fa aiutare da un gruppo di amici che tutti vorrebbero avere accanto: in “Rhapsodies” col quartetto “Eternal Love” e cioè Marco Colonna ai clarinetti, Giorgio Pacorig al piano e rodhes, Giovanni Maier al contrabbasso e Zeno De Rossi alla batteria, e con la partecipazione in “Resonance” dell’Extended Love, con la presenza anche di Alexander Hawkins al piano, Danilo Gallo al contrabbasso e basso acustico, Hamid Drake alla batteria. Doppio disco, doppie emozioni, di quelle forti, che non scoloriscono.
Tracklist:
Disc 1 – Resonance – Extended Love
01. Promise
02. Revelation
03. Homo Sum
04. Dedalus
05. Omumua
06. Resonance
07. Ad Astra
Disc 2 – Rhapsodies – Eternal Love
08. Adelante
09. Ergonomic
10. Ijo Ki Mba Jo
11. Monkonious
12. Villaraspa
13. To the Masters
14. China Syndrome
15. Violeta
16. Mad for Misha
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