R E C E N S I O N E
Recensione di Elena Di Tommaso
Blue Weekend è un album mutevole che si fa strada tra stili diversi in maniera del tutto naturale, riuscendo a mantenere un equilibrio narrativo che tiene unito un linguaggio intimo e vulnerabile ad uno più audace e potente.
Con questo terzo lavoro, che esce dopo il successo del precedente Vision of Life, i Wolf Alice si confermano una band di tutto rispetto in cui risulta ancor più evidente la crescita creativa e la maturità compositiva e vocale di Ellie Rowsell.
Il quartetto londinese composto da Ellie (voce, chitarra), Joff Oddie (chitarra, voce), Theo Ellis (basso) e Joel Amey (batteria, voce) è riuscito a collezionare successi sin dal primo album del 2015, avanzando poi in maniera progressiva e senza cedimenti. Dopo il secondo lavoro, che li ha portati a trascorrere diversi mesi in tour e ad affrontare lunghi viaggi, la band si è trasferita in un AirB&B nel Somerset ed è stato lì, lontano dai palchi dei festival, dai tourbus, dagli show e dai fan, che sono riusciti a ritrovarsi, a fortificare la loro amicizia e a recuperare la concentrazione giusta per lavorare al nuovo disco. Blue Weekend è stato prodotto da Markus Dravs (Arcade Fire, Björk, Brian Eno, Florence and The Machine) che ne ha magistralmente affinato e definito i suoni.

È venuto fuori un album ricco di suggestioni, un racconto personale tra chitarre punk e fingerpicking, momenti feroci e atmosfere eteree, urla rabbiose e cori angelici. Una nuova era per i Wolf Alice che vede l’eclettismo di Roswell al centro della scena, a disegnare i contorni di un disco manifesto.
L’opener The Beach (a cui si ricollegherà l’ultima traccia The Beach II) è caratterizzato da un ritmo incalzante che fa man mano strada ad echi eterei e sovrapposti. In Delicious Things prende vita una sorta di oscillazione sognante di melodie dream pop/shoegaze tra linee di basso imprevedibili e stili vocali altalenanti che suscitano meraviglia nella descrizione spavalda del sentirsi “socialmente ansiosi e molto lontani da casa” durante una visita a Los Angeles. A chiudere la triade iniziale è la seducente e ossessiva Lipstick on the Glass che, assieme alle precedenti, genera dei crescendi che alimentano l’intensità emotiva dei brani.
Smile scopre i muscoli, il lato più energico e aggressivo della band, aprendo ad un rock più viscerale e provocatorio che mette insieme elementi funk, industrial, pop e acustici. Un brano minimale, a tema amoroso che gioca con cori e arpeggi è Safe from Heartbreak (if you never fall in love), mentre How can i make it Ok? è una ballata synth-heavy alla Cocteau Twins, ricca di reverberi e chitarre maestose, ma che al tempo stesso nasconde una vena di fragilità. Bagnato da un girrrl punk riottoso e tumultuoso è Play the greatest Hits in cui la voce di Ellie esplode in urla epocali. Feeling myself è una ballata sensuale e patinata, che cerca e trova spazio volteggiando tra suoni vibranti e soffici atmosfere dream pop. Il primo singolo The last Man on Earth è il brano più riflessivo e introspettivo del disco, oltre che quello più efficace: una piano-ballade che si arricchisce e riempie la traccia di sentimento grazie ai cori e all’orchestra che si inseriscono pian piano. Un pensiero evocativo che si apre quasi a diventare reale, afferrabile. Nell’attacco di No hard Feelings sembra quasi di risentire lo stesso identico groove minimalista di Alice Phoebe Lou in She. Il finale è affidato a The Beach II, una degna chiusura “calmante”, dopo un percorso ricco di suggestioni e sentimenti contrastanti, sicuramente pieno di passione.
Blue Weekend è un album sfacciatamente emotivo e profondo: 40 minuti di arrangiamenti stratificati e pienamente azzeccati, nonostante la diversa gamma di generi che lo compongono. La voce di Roswell riesce a farsi meravigliosamente cangiante e versatile (da malinconica e delicata a euforica e urlata), e porta il terzo disco dei Wolf Alice in un territorio musicale inesplorato. Melodie potenti in un album eclettico che, forse, potrebbe essere tacciato di essere musicalmente troppo imprevedibile. Ma non è forse la vita stessa un turbinio di emozioni completamente diverse, tra amori e disamori, tra tristezza e felicità, rabbia e serenità?
Non un “esercizio di stili” quindi, ma uno specchio delle esperienze di vita. Un caleidoscopio sorprendentemente coeso.
Tracklist:
01. The Beach
02. Delicious Things
03. Lipstick On The Glass
04. Smile
05. Safe From Heartbreak (if you never fall in love)
06. How Can Make It OK?
07. Play The Greatest Hits
08. Feeling Myself
09. The Last Man on Earth
10. No Hard Feelings
11. The Beach II
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