C I N E M A


Articolo di Silvia Folatti

Diavolo di un Bosso. Te lo ritrovi dove meno te lo aspetti e con l’energia decuplicata da quella fame di vita e musica che lo divorava e alimentava insieme, una curiosità insaziabile e multiforme. Tu lo amavi già senza saperlo, per esempio quando avevi visto “Io non ho paura” di Salvatores ed eri rimasta ammaliata dalle musiche originali che guarda caso erano proprio sue, lo sapevate? Sapevate che Ezio Bosso nasce come contrabbassista di grande talento e tecnica e solo dopo l’insorgere della malattia degenerativa, sapendo cosa lo aspetta, si reinventa direttore d’orchestra e pianista, conquistando pubblico, critica e colleghi del calibro di Geoff Westley, il quale ne parla in maniera entusiasta e con una stima incondizionata? Sapevate che Ezio ha collaborato con attori come Silvio Orlando e ha perfino prestato la sua arte a un pezzo rap sulla camorra, “Il cappotto di legno”, il cui video andato in onda su MTV quando uscì fece il pieno di visualizzazioni e che contava la partecipazione di Saviano? Una ne faceva e mille ne pensava, il dolce, vulcanico, poliedrico, eccentrico e autoironico musicista e compositore. Sì, perché anche e soprattutto questo era il nostro, un fine, originale compositore che addirittura “ricomponeva” le sinfonie dei grandi del passato suonandole in maniera assolutamente inedita e sorprendente, come “Al chiaro di luna” di Beethoven che interpretava con una lentezza mai sperimentata prima per farne gustare ogni minimo dettaglio e prolungarne l’emozione e l’incanto.

Il film fa rivivere i momenti più salienti della carriera artistica del musicista attraverso le testimonianze palpitanti di chi lo ha conosciuto per lavoro e ne è rimasto affascinato per la passione e l’umanità che era inscindibile dal suo essere musicista e creatore di bellezza: Paolo Fresu dice di aver pianto durante la sua esibizione a Sanremo, il figlio di Pino Daniele non fa che attestare la grande stima e vicinanza emotiva di suo padre con Ezio; Paola Turci e Angela Baraldi rimasero incantate dalla sua arte che trascendeva ogni barriera, ogni distanza, ogni pregiudizio: lui era convinto che INSIEME si poteva ottenere quello che da soli era solo una chimera, un viaggio impossibile, una fatica insormontabile. Lui scherzava sempre, anche sulla sua malattia, perché era una persona col dono della leggerezza che è molto diversa dalla superficialità, come la lingua di Puskin era il risultato di un sapiente lavoro di sottrazione e cesellatura della lingua, perché diventasse fruibile anche alle persone semplici, senza un grado di istruzione superiore, ma dotate della sensibilità e dell’empatia necessarie ad apprezzare un’opera d’arte in grado di emozionare e toccare il cuore, la mente, l’anima.

Questo faceva e fa ancora la musica di Bosso: sfiora corde profonde e fa vibrare la nostra umanità, anche quella nascosta, sopita, risvegliandola. La sua vitalità, quasi una ribellione rabbiosa e festante contro la sfortuna fisica, che poi si è rivelata motivo di riscatto e insospettabile risorsa, è contagiosa e innesca circoli virtuosi: lo invitano a suonare all’Arena di Verona, alla Fenice di Venezia e perfino a parlare al Parlamento europeo, dove tiene un discorso memorabile e denso di significato che ammalia tutti i presenti. Ezio che vive a Londra per tanti anni e la adora, la considera casa sua e ne apprezza ogni aspetto, lui avido di vita che ama attorniarsi di persone, eventi, occasioni e novità. Le città lui le scandagliava per trovarne le peculiarità e sapercisi muovere con agilità, sì proprio lui che come ironizzava, faceva fatica a muoversi. Bologna sarà la sua ultima dimora e a lui Bologna conferirà la cittadinanza onoraria, come Torino, città natale, gli tributerà onore e gratitudine. Una forza della natura, Ezio, la natura che gli ha giocato un brutto scherzo ma che lui ha plasmato, domato, volto a suo favore dimostrando che l’energia vitale, la curiosità, la dolcezza e il coraggio vincono sempre e rendono eterna, indimenticabile e potente la musica: “Lo dico sempre che il musicista è un mago, infatti ha la bacchetta (magica)! “
E mentre scorrono i titoli di coda del film, si ha come l’impressione che lui sia fuori dal cinema ad aspettarci con quella sua aria ironica e gioiosa e il suo sorriso solare, con solo un’impercettibile nota di malinconia.
Buon viaggio, maestro!