R E C E N S I O N E
Recensione di Francesca Marchesini
Era tutto buio e non si udiva nemmeno un rumore; persino le ombre scure sotto la luna piena sembravano gravide di silenzio e mistero.
(Bram Stoker, 1897)
Tremate, tremate, le streghe (islandesi) son tornate! A distanza di tre anni dall’uscita dell’album Nótt eftir nótt, la band darkwave tutta al femminile Kælan Mikla presenta al pubblico il suo nuovo LP, un lavoro in studio che porta a danzare su melodie al synth nelle fredde notti scandinave. Laufey Soffía Þórsdóttir (voce), Sólveig Matthildur Kristjánsdóttir (synth, seconda voce) e Margrét Rósa Dóru-Harrysdóttir (basso) evocano per una quarta volta lo spirito di quella “donna del gelo” che dal 2013 si è impossessata delle liriche ispirate al mondo della letteratura gotica; il sound di Undir köldum norðumljósum è manifesto di un vero rinascimento post-punk, ispirato a Joy Division e Christian Death, già elogiato dal frontman dei The Cure, Robert Smith, e che, a differenza della scena revival britannica, ha il pregio di non rimanere troppo ancorato alla tradizione e di non temere le contaminazioni (che si tratti di passata new wave o electro contemporanea).

L’uscita di Undir köldum norðumljósum è stata anticipata da quattro singoli. Il primo, Sólstöður, riporta la stregoneria anche nelle narrative di questo nuovo LP; sotto le luci oscure del solstizio d’inverno si svolgono danze e rituali pagani. A questo primo brano, il cui videoclip è stato diretto da Pola Maria, sono seguite le uscite di Ósýnileg e Stormurinn. A una settimana dalla pubblicazione del nuovo album, le Kælan Mikla hanno rilasciato la canzone Hvítir Sandar in collaborazione con il duo Alcest. Proprio l’anno scorso, agli inizi del primo lockdown, era prevista anche una tappa italiana (Parma, 29/02/2020) di un tour che ha visto collidere lo spiritismo islandese con il blackgaze francese; le band hanno continuato a collaborare realizzando un brano che, musicalmente, rientra pienamente nella discografia del trio di Reykjavík, ma che, dal punto di vista delle liriche, si ispira maggiormente al lavoro intimista di Neige e Winterhalter (rispettivamente voce-chitarra-basso e batteria degli Alcest). Un brano sui propri demoni, sul collasso personale, ma anche sull’accettazione dell’oscurità insita in ognuno di noi.
Tra inizi sospirati (Svört Augu), un’evoluzione quasi “depechemodiana” che richiama la Discoteque dei Molchat Doma (Örlögin), e un persistente rimando alle atmosfere da fiabe dark dei primi lavori del trio (Sírenur e Óskasteinar), con l’uscita del quarto album le Kælan Mikla hanno probabilmente pubblicato il loro miglior lavoro in studio fino ad oggi. Undir köldum norðumljósum rappresenta in pieno quella nuova ondata di synth dalle sfumature oscure che molte band non-britanniche – è il caso dei She Past Away o dei Lebanon Hanover – cercano di proporre ai nuovi fan del genere come ai nostalgici… sicuramente un LP che non deve passare inosservato!
Tracklist:
01. Svört Augu
02. Sólstöður
03. Örlögin
04. Halastjarnan
05. Ósýnileg
06. Sírenur
07. Stormurinn
08. Óskasteinar
09. Hvítir sandar (feat. Alcest)
10. Saman
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