R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Notarangelo

Una grande aspettativa accompagnava l’uscita del nuovo disco degli Elbow. Per la presentazione del nuovo album, Guy Garvey, leader e voce sopraffina della band britannica, sembrava quasi aver messo le mani avanti, indicando quelle che avrebbero potuto essere le loro principali influenze. “Ci siamo resi conto che stavamo realizzando un disco privo delle solite linee guida creative. Amiamo album come gli ultimi dischi dei Talk Talk. Solid Air e Bless the Weather di John Martyn, Is This Desire di PJ Harvey, Chet Baker Sings, Hats dei Blue Nile. Hounds of Love di Kate Bush e Astral Weeks di Van Morrison. Abbiamo sempre scritto canzoni come queste, ma ci è sembrato naturale fare un album che si concentrasse sul lato più intimista della nostra musica. È stata una sfida”. Bene, sciogliamo qualsiasi dubbio prima di procedere. La sfida è stata vinta. Se è pur vero che in ogni opera si può giocare alla ricerca della citazione più o meno velata, nel caso specifico, dopo oltre vent’anni di carriera, possiamo ben parlare di uno stile Elbow e, si tratta di qualcosa che è riconoscibile fin dai primi secondi di ascolto.

Ed è così che ci accoglie Flying Dream 1, title track del nono episodio dell’epopea dei nostri eroi mancuniani. La voce di Garvey è calda, avvolgente e, come se non bastasse, è presente l’accompagnamento di un mormorio vocale che riesce ad emozionare quanto un vero e proprio coro soul. Assicuro che l’effetto è destabilizzante, soprattutto nell’ossessiva ripetizione della frase “Step into the air”. All’improvviso si mostra da dietro le quinte il piano, che crea una magia che ci accompagnerà fino alla fine di questo viaggio sonoro. L’opera è però tutto, fuorché ripetitiva; ed ecco infatti giungere After The Eclipse, la quale ci accoglie con un flauto incastonato in un mare di melodie che si susseguono repentine. È qui che escono le consuete influenze Talk Talk, quelle presenti negli ultimi due dischi, capolavori della band che fu di Mark Hollis. Di colpo ci si ritrova catapultati negli anni ’80 di Spirit of Eden e a inizio anni ’90, col suo successore Laughing Stock. Ma la personalità degli Elbow è solida e se fino a un decennio fa, il metro di misura delle potenzialità vocali di Guy Garvey era un certo Peter Gabriel, ora non si può non riconoscere i giusti meriti e setacciare la sua voce tra un milione. A testimoniare una volta di più quanto dichiarato, abbiamo l’apertura di Six Words, con un incipit sentito, quale: “I’m falling in love with you. Six words released like pearls”. A seguire, l’impalpabilità di Calm And Happy, dove i bassi creano un tappeto sonoro sul quale sdraiarsi e farsi invadere pacificamente da poche note sapientemente utilizzate. Per chi scrive, l’acme verrà però raggiunto con l’ottava traccia, quella Red Sky Radio (Baby Baby Baby), che trabocca di passione e non mette solo in luce le abilità da crooner navigato del cantante, ma fa risaltare come tutta la band sappia creare degli arrangiamenti sopraffini. A volte si ha a che fare con belle idee, ma raramente di riesce a prendere atto della loro messa in pratica, di un risultato così alto che fa godere e assaporare con gusto, il frutto di un raccolto insperato. Una menzione particolare va per la copertina di questo disco, nella quale due piccoli pugili si sfidano in un pigro pomeriggio di festa, ma anche per The Seldom Seen Kid. Quest’ultima, a tutti gli effetti è una canzone Elbow, ma sulla quale si può improvvisare Let the happiness in di David Sylvian, a sua volta racchiusa in un disco importante quale è Secrets Of The Beehive.

Un giorno si parlerà degli Elbow come metro di misura della qualità musicale di un’opera. Nella fattispecie, si citerà un disco come Flying Dream 1, che non eguaglia quell’esordio del 2001 di Asleep In The Back, ma sorprende per la sua compattezza.     

Tracklist:
01. Flying Dream 1
02. After the Eclipse
03. Is It a Bird
04. Six Words
05. Calm and Happy
06. Come On, Blue
07. The Only Road
08. Red Sky Radio (Baby Baby Baby)
09. The Seldom Seen Kid
10. What Am I Without You