R E C E N S I O N E
Recensione di Andrea Notarangelo
Gli Andorra, sorprendono e incuriosiscono fin da subito. Gli esperimenti fusion di questo quintetto danese hanno più a che fare col rock, rispetto al jazz e la loro ragione sociale, tradisce un non so che di mediterraneo. La musica rimanda a un viaggio sulla lunga costa francese, che giunge ai Pirenei fino al piccolo staterello indipendente incastonato tra Francia e Spagna e dal quale il combo prende il nome. Non è assolutamente messa in discussione la tecnica di Peter Kohlmetz Møller, Mads la Cour, Simon Krebs, Nikolaj Bundving e Morten Jørgensen; i nostri giovani ex studenti del Conservatorio di Funen, a Odense, dopo diverse esperienze in collettivi più o meno quotati, hanno deciso di far nuovamente ricongiungere le loro strade, per dar vita a una musica di ampio respiro e dilatata nei suoi passaggi sonori.

Le origini danesi dei musicisti non devono però cogliere in inganno, perché gli Andorra non disegnano paesaggi cupi o crepuscolari. La loro infatti è una proposta viva, un inno alla gioia e al movimento. Il basso di Jørgensen crea la spina dorsale che reggerà questa creatura sin dal suo incipit Travelling, prima traccia dell’album, nella quale sfoggia un incedere pulsante nel duello aperto con i fiati di Mads la Cour. Come premesso, l’attitudine è rock, non attendetevi pertanto da questo disco delle variazioni sul tema, piuttosto delle creazioni originali e piene di verve. In Orbit, ad esempio, tocca alla batteria di Bundvig dettar legge, mentre Mads la Cour e Kohlmetz Møller creano un delicato tappeto sonoro. The Abandoned Circus riporta la proposta alle radici fusion, nelle quali possiamo ammirare i dolci passaggi chitarristici di Krebs, disegnare un quadro caldo e astratto attraverso le pulsazioni di Morten Jørgensen e l’impasto sonoro creato dalle alternanze del resto del combo. Inizia Kohlmetz Møller con le sue tastiere e proseguono i fiati mai invadenti di Mads la Cour. In The Poet si può sentire la band al suo apice creativo. La musica pulsa e si apre a un tramonto di una calda giornata primaverile, né troppo calda, né troppo fredda e si spegne nel passaggio a Manifolk, che può essere visto come l’ingresso di un ambiente notturno e delle sue infinite possibilità. Il ritmo si scioglie piano piano, lasciando il posto a Trip One, piccolo inno di commiato a una giornata dolce amara per la quale già sappiamo che proveremo nostalgia.
Tracklist:
01. Travelling
02. Orbit
03. The Abandoned Circus
04. The Poet
05. Manifolk
06. Trip One
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