R E C E N S I O N E


“L’anno vecchio è finito, ormai, ma qualcosa ancora qui non va” direbbe il buon Lucio Dalla. Le sue parole sono quasi profetiche e ben si adattano a questi anni complicati e incerti. “Il nuovo anno porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando”, noi ce lo auguriamo vivamente, anzi, ci crediamo, i segnali della ripresa ci sono già, si comincia a intravedere la proverbiale luce in fondo al tunnel. Noi di Off Topic non ci scoraggiamo e, covid o non covid, continuiamo imperterriti ad ascoltare buona musica e a diffonderla, soprattutto quella che più ci ha colpito e incuriosito. È tempo di bilanci e, come di consueto, di classifiche. Anche questa volta sono le parole di Simone Nicastro ad accompagnarci nella retrospettiva del 2021 appena concluso. I 50 dischi elencati da Simone fotografano un anno ricco di spunti interessanti in cui la buona musica non è sicuramente mancata. Le classifiche sono per loro natura parziali e soggettive, ma sono un ottimo stimolo al confronto, perciò fateci sapere cosa ne pensate, dite la vostra, commentate! Vi lasciamo alla lettura non senza augurarvi e augurarci un 2022 il più possibile sereno, ne abbiamo davvero bisogno. Buona musica e buona vita!

La redazione

Articolo di Simone Nicastro

50° Miglior album 2021 – Damon Albarn – The Nearer The Mountain, More Pure The Stream Flows

Come ogni anno mi accingo a condividere la mia personalissima classifica dei migliori album di questi ultimi 12 mesi. I criteri sono gli stessi di sempre: io e la musica che incontro, conosco, riconosco, ricambio e riverbero per me e il mondo attorno a me.
Il 50° posto va ad un’opera che ho molto atteso di un artista che stimo incommensurabilmente ma da cui mi aspettavo molto di più oltre alla consueta capacità di focalizzare un tema/ambiente, strutturarci intorno gli elementi più evocativi e percorrere la strada della rievocazione empatica e sonora (ah! Robert Wyatt). Ma ad Albarn si perdona tutto soprattutto perchè qualche gioiello comunque lo regala sempre.

49° Miglior album 2021 – Marco Castello – Contenta tu

“Contenta tu”, esordio discografico del siciliano Marco Castello, già collaboratore di Erlend Øye con cui l’album è stato anche registrato, è “girato” nelle mie orecchie per molto tempo in questo 2021: calderone di influenze “alte” (Sorrenti, Daniele, Battisti), le canzoni di Castello si rivelano comunque ogni volta con una personalità solida e ben definita grazie ai testi ironici/quotidiani, la grande attenzione ai particolari in fase di composizione e una freschezza melodica per niente banale o ruffiana. Ascolto dopo ascolto è facile ritrovarsi da una parte a canticchiare tutte le parole e dall’altra parte accorgersi, stupendosi, di particolari sempre nuovi e affascinanti. Molto bene.

48° Miglior album 2021 – James Blake – Friends That Break Your Heart

Come tutti, immagino, faccio fatica anch’io a tenere in giusta considerazione e misura le aspettative verso un artista amato e l’effettivo impatto che un nuovo lavoro di quello stesso artista opera concretamente su di me: chi mi conosce sa quanto James Blake rappresenti per me in ambito musicale e quanto ritenga le sue opere imprescindibili per una certa visione del pop elettronico degli ultimi decenni. Sia chiaro “Friends That Break Your Heart” è ancora una volta una solida affermazione del talento dell’autore, interprete e produttore londinese, ma per la prima volta devo ammettere di averlo trovato meno incisivo, leggermente ritorto su sé stesso e in alcuni passaggi annacquato. Come spiegavo sopra però probabilmente se l’album fosse stato di un artista diverso il mio giudizio sarebbe stato più positivo perchè comunque in “Friends That Break Your Heart” di bellezza ce n’è e anche molta. Alla prossima James.

47° Miglior album 2021 – Lambchop – Showtunes

Kurt Wagner non sembra minimamente intenzionato a “mollare il colpo”: per lui la musica è arte multiforme che acquisisce sostanza o (d)illusione man mano che le idee si creano, le note scorrono e il canto si insinua. In bilico tra sensazioni acustiche e disarmonie, pianoforte e glitch alieni, la voce strascicata si fa puro crooner come forse unico punto di riferimento (o di fuga) per gli ascoltatori. Notturno, dilatato e semplicemente fuori dalla norma del tempo, i Lambchop sono ancora qui dopo tanti anni a stupire e stupirsi di quanta meraviglia è possibile rinchiudere nei pochi minuti di singole canzoni. Chapeau.

46° Miglior album 2021 – Lorde – Solar Power

Il precedente album di Lorde, “Melodrama”, era finito primo nella mia classifica dei migliori album dell’anno 2017 e questo per chiarire immediatamente che, come già scritto per James Blake, stiamo parlando di una artista a mio avviso straordinaria e per cui ho una passione spudorata. Detto questo il mio giudizio sulla sua nuova opera, “Solar Power”, è molto semplice: bene ma non benissimo. Lorde ha veramente spiazzato tutti con una collezione di canzoni “spiritual/folk/rock” dove è difficile ritrovare, tranne che in rarissimi passaggi, quella componente “synth-pop” che tanto aveva contraddistinto i due lavori precedenti. La voce da par suo invece risulta ancora una volta l’aspetto più coinvolgente e convincente permettendo ad alcuni brani di, comunque, spiccare il volo e rivaleggiare con alcune delle sue migliori passate produzioni. Infine, per quanto riguarda il singolo di lancio/title track sia ora e sempre benedetta la gloriosa “Loaded”.

45° Miglior album 2021 – Black Country, New Road – For The First Time

Ecco un esordio che pur muovendosi entro confini ben identificabili riesce a mio avviso a distinguersi per un forte e interessante senso di tensione/combustione di narrativa, post-rock e progressioni “free”. Direttamente da Londra, i Black Country, New Road con il loro “For The First Time” hanno rubato una posizione nella mia classifica ad alcuni album “post-punk+tuttoilresto” di artisti che nel corso di questo 2021 hanno avuto sicuramente più attenzioni e acclamazioni da parte di critica e pubblico. Molto curioso per cosa ci riserverà il loro immediato futuro considerato che il nuovo lavoro è in dirittura d’arrivo ad inizio 2022.

44° Miglior album 2021 – Serena Altavilla – Morsa

“Morsa” di Serena Altavilla è la prima opera a suo nome dell’artista e interprete che da anni attraversa, lasciando un segno indelebile, diversi progetti musicali (Solki, Baby Blue, Calibro 35, Mariposa). Aiutata da amici/musicisti fidati e bravissimi, “Morsa” è uno scrigno di perle scintillanti, dove la tenerezza può improvvisamente svanire e le melodie trasformarsi in graffi profondi sulla pelle (e l’anima). Il bouquet vocale della Altavilla è sontuoso e decisamente atipico per i nostri giorni, trascinando l’ascolto e l’attenzione in spazi e tempi indefiniti e indefinibili. Bellezza vera.

43° Miglior album 2021 – Helado Negro – Far In

Continua imperterrita la lenta cavalcata di Helado Negro verso un riconoscimento e un posizionamento più appagante e meritevole nella discografia mondiale grazie ad una proposta ormai consolidata e identificabile immediatamente tra una sonorità acustica brillante e una ballabilità elettronica leggera. “Far In” è il proseguimento di un discorso iniziato già da un paio di album dove la formula pop intimistica con velature dance si è ormai perfezionata sia a livello compositivo che di confezione, lasciando a volte purtroppo una leggera sensazione di artefatto. Detto questo ce ne fossero di album e talenti come Roberto Carlos Lange, in arte Helado Negro, che ci aiutano a pensare, ricordare, immedesimarci e commuoverci muovendo nel frattempo testa, mani e piedi.

42° Miglior album 2021 – Dinosaur Jr. – Sweep It Into Space

Facile ripetersi con i Dinosaur Jr. perchè molto della loro magia esiste proprio nel gioco di una certa circolarità e ricreazione di un suono, una estetica, una tipologia di canzone che non può che essere pensata e realizzata da loro. E proprio di magia si tratta poiché non ci si stanca mai di ascoltarne di nuove: Mascis, Barlow e Murph sembrano avere fatto un qualche patto col diavolo per riuscire a creare ogni volta un album che tiene dentro l’unicità del loro “guitar-rock appiccicoso” e l’impressione di non poterne fare mai a meno. “Sweep It Into Space” nella sua essenza non aggiunge e non toglie nulla alla storia di una band che comunque anche a distanza di più di 35 anni mi è compagna fedele nelle serate primaverili in riva al Naviglio come nei pomeriggi uggiosi chiusi in ufficio. Eterni.

41° Miglior album 2021 – Amyl and the Sniffers – Comfort To Me

Amici che seguono il mondo musicale in modo più distratto rispetto a me mi hanno chiesto spesso negli ultimi mesi cosa ne pensassi dei Måneskin e del loro successo planetario: subito dopo la precisazione dovuta che tra loro e le migliaia di insopportabili “social-critichini” scelgo sempre i Måneskin nonostante non mi piacciano granché, ritengo che un fattore determinante per comprendere la loro esplosione sia l’indiscutibile charme trasversale del loro cantante, appeal che ha reso più probabile e possibile da sempre l’ascesa di “star discografiche” (e si parlo anche di alcune di quelle che fanno sbavare i sedicenti “musicologi”) . Parallelamente credo che il più forte elemento per cui un punk-rock obiettivamente derivativo nonostante la sua piacevolezza come quello degli Amyl and the Sniffers abbia fatto così tanti proseliti sia proprio il carisma immediato della cantante, magnetica sia nel cantato che nella presenza scenica. Difatti che si sia più attempati come me o molto più giovani (vedi la media bassa dei loro fan), difficile non farsi rapire da Amy Taylor e i suoi compari. Bene così.

40° Miglior album 2021 – Dave – We’re All Alone In This Together

Negli ultimi anni i miei maggiori “sforzi” di comprensione e di (ri)mettermi in gioco in ambito discografico sono stati dedicati indubbiamente ad un genere come l’hip-hop che nei primi 30/35 anni di vita mi aveva toccato raramente e quasi sempre tangenzialmente. Dopo però il mio forte avvicinamento a tutto l’ambiente r’n’b/new-soul, il passaggio è stato quasi dovuto ed oggi inizio ad esserne (come sempre del resto) veramente grato. “We’re All Alone In This Together”, secondo full-length del rapper londinese Dave, è un concentrato di tutto quello che adoro ascoltare in un album rap: basi con influenze trasversali “old&new school” per testi concettualmente e descrittivamente notevoli grazie anche ad un flow e un gusto ritmico/melodico veramente eccellenti. Da ascoltare e riascoltare molte volte.

39° Miglior album 2021 – Nick Cave & Warren Ellis – Carnage

Primo album a doppia firma per gli storici amici e collaboratori Cave ed Ellis per un’opera che spinge ancora più in là una idea di musica sempre più scarnificata e letteraria, idea intrapresa dai due già da qualche lavoro precedente. Gli estimatori di Re Inkiostro se da una parte possono ritrovare la consueta bellissima scrittura densa, evocativa, “trascendentalmente umana” dall’altra ormai si stanno sempre più abituando ad una forma canzone più elusiva, tratteggiata, drone-ambientale dove le “venature melodiche/sonore” si insinuano leggere come contraltare alla voce caldissima e sempre magnetica del Maestro. Da un certo punto di vista ci sarebbe in realtà da gridare al miracolo per un artista in giro ormai da più di 40 anni ma dal conto mio applaudo semplicemente all’ennesimo suo (loro) album di assoluto valore.

38° Miglior album 2021 – Julia Bardo – Bauhaus, l’appartamento

La fuga di talenti dal nostro paese può riguardare anche l’ambito musicale: Giulia Bonometti, in arte Julia Bardo, è una ragazza bresciana che da anni si è trasferita a Manchester dove è riuscita a realizzare il suo disco d’esordio, collezione di “pop-rock songs” in perfetto sposalizio tra reminiscenze 60’s e spigliatezza/immediatezza anni zero. 10 perle che mettono sotto il riflettore una interprete e musicista intensa e in ottimo controllo della direzione voluta e intrapresa per le sue creazioni. Applausi meritati.

37° Miglior album 2021 – Madlib – Sound Ancestors

Il beatmaker, dj e produttore Madlib, all’anagrafe Otis Jackson Jr., non sta veramente mai fermo ed è facile trovarlo coinvolto contemporaneamente in progetti differenti e di diversa natura. Ma per il suo album di questo 2021, “Sound Ancestors”, l’attenzione dell’autore ha sicuramente avuto uno scatto in avanti fin dal voler coinvolgere per tutta l’opera l’amico Four Tet e soprattutto nel mettersi in gioco nell’esplorare in più reconditi aspetti della cultura e musicalità afroamericana, realizzando un’opera dai mille influssi, rivoli ritmici e connotazioni soul/jazz. Impressionante davvero.

36° Miglior album 2021 – Indigo De Souza – Any Shape You Take

Al secondo lavoro in studio la ventiquattrenne del North Carolina Indigo De Souza fa centro portandosi a casa l’acclamazione sia di quella parte della critica attenta al fenomeno ormai dirompente del “young female’s indie” sia del suo pubblico ormai sempre più numeroso. “Any Shape You Take” mostra una buona evoluzione rispetto all’album precedente, incrementando la varietà delle scelte stilistiche e nobilitando alcune asprezze vocal/chitarristiche rispetto ad un certo “mood zuccheroso” della maggior parte delle composizioni. Quindi non possiamo che aggiungere con convinzione anche Indigo alla schiera di giovani musiciste che stanno dando vita da qualche anno a questa parte ad una vera e propria nuova e vivace wave pop-rock di pregevole fattura.

35° Miglior album 2021 – Parcels – Day/Night

Decisamente una delle più grosse sorprese di quest’anno per quanto riguarda i miei ascolti: sinceramente avevo praticamente ignorato l’esordio dei Parcels nonostante la nu-disco di ispirazione 70’s stile ultimi Daft Punk sia da annoverare tranquillamente tra i generi musicali a me più cari. Quindi la folgorazione per questa lunga e complessa seconda opera, “Day/Night”, della band australiana è stata anche più forte e singolare di quanto potessi prevedere, regalandomi moltissimi momenti di puro godimento, ondeggiando tra un groove a volte irresistibile e suite più intime e sospese, il tutto suonato e ricercato in maniera veramente impeccabile. Ecco un gruppo che non vedo l’ora di poter vedere in versione live.

34° Miglior album 2021 – Idles – Crawler

Altro filone predominante nella scena musicale mondiale attuale con un numero sempre crescente di artisti/band impegnate nel finirci dentro (chi più consapevolmente e chi meno) è quello new post-punk. E ovviamente i primi che avevano avuto lo scatto sugli altri iniziano oggi a cercare delle variazioni, inventarsi nuove connotazioni, superare alcuni cliché purtroppo inevitabili con l’allungarsi degli album prodotti. Gli Idles sono sicuramente un nome di punta della scena, una delle band più credibili e in qualche modo anche anticipatori di alcuni spunti e stilemi ora consolidati: “Crawler” rappresenta il quarto disco in studio in solo quattro anni e Joe Talbot e soci hanno deciso infatti di allargare i loro confini alleggerendo in parte l’approccio brutale punk e incrementando invece l’aspetto “dark”, suggerendo in questo modo una visione più oscura e riflessiva della loro arte. Per me ancora una volta promossi!

33° Miglior album 2021 – Marracash – Noi, Loro, Gli Altri

Il King è tornato e come sempre si è preso praticamente tutta la scena: difficile individuare un artista in Italia che possa in questi ultimi anni rivaleggiare con Marracash, non solo in ambito rap, ma in tutta la discografia popular nazionale. Del resto, i numeri sono lì a testimoniare una fan-base ormai di dimensioni e trasversalità impressionante. Come impressionante rimane anche la capacità e bravura di scrittura del rapper che col suo riconoscibilissimo flow sciorina su basi veramente molto belle, siano queste più pop o al contrario più street. Marracash si conferma anche in questo nuovo lavoro autore unico e completamente “centrato” nel raccontare/analizzare il quotidiano di questi anni con quella consapevolezza e libertà che solo gli artisti più ispirati a volte sanno di possedere e poter/dover condividere.

32° Miglior album 2021 – Big Red Machine – How long do you think it’s gonna last?

Il duo che fa girare la testa all’intero universo dell’indie più popular, Justin Vernon e Aaron Dessner, unisce nuovamente le forze per il secondo capitolo della loro creatura Big Red Machine, cambiando il registro complessivo delle nuove canzoni da quell’impronta “free” dell’album precedente ad un classicismo elettro-acustico attuale per far risultare ancora più coinvolgenti e affascinanti tutte le voci ospiti quali Anaïs Mitchell (presente in ben tre pezzi di cui uno in compagnia dei Fleet Foxes), la star Taylor Swift, il trittico Sharon Van Etten, Lisa Hannigan e Shara Nova, Ben Howard, La Force. Album di cura certosina e dalle radici ben solide nel sound pop-rock contaminato dall’elettronica minimale di cui ormai Vernon e Dessner sono gli indiscussi alfieri. Molto bene anche se una maggior sintesi avrebbe giovato nel risultato complessivo.

31° Miglior album 2021 – Koreless – Agor

Dieci anni dalle prime avvisaglie, più di cinque per il compimento finale di questo long-playing, inserito nelle playlist dei dj più influenti in ambito idm e house, collaboratore fidato di FKA twigs e Sampha, l’elettronica mutante del britannico Lewis Roberts, in arte Koreless, è tra l’esperienze più intense e stranianti che vi potranno capitare dove risulta impossibile solamente ascoltare, ma è obbligo immergersi completamente nelle sue costruzioni/decostruzioni digital ambient, dove ogni sample e beat hanno la stessa rilevanza di un arpeggio di chitarra o una melodia di pianoforte. “Agor” fluisce veloce nei suoi trenta minuti scarsi a cui seguirà un obbligato brusco risveglio da un sogno bellissimo, futuristico e naturale.

30° Miglior album 2021 – Joy Crookes – Skin

Altro esordio in terra londinese per una giovane interprete (che voce!) che fa del melting pot esistenziale la chiave di volta anche per la sua musica: Joy Crookes, nata da madre bangladese e padre irlandese, si permette di esplorare con indubbio talento ambiti blues/jazz con la stessa freschezza e vigore di quelli neo-soul senza tralasciare anche qualche anfratto trip-hop o più delicatamente rock’n’roll. Su reminiscenze all’Amy Winehouse, “Skin” è un’opera prima che seppur imperfetta mette già in luce le tante e varie qualità dell’artista, probabilmente ad un piccolo passo ancora dall’assoluta e popolare conferma. Intanto però godiamoci quel che c’è perchè ne vale assolutamente la pena.

29° Miglior album 2021 – Shame – Drunk Tank Pink

Come scrivevamo più sopra l’esplosione del nuovo post-punk inglese è sotto gli occhi di tutti e tra le band che ne hanno saputo beneficiare (per nostra fortuna) ci sono certamente gli Shame che con il loro disco d’esordio del 2018 si sono imposti, anche attraverso prestazioni live “devastanti” (interrotte purtroppo per l’epidemia), in lungo e in largo sul nostro pianeta. Probabilmente anche a causa dell’obbligato stop dell’attività dal vivo di questi mesi, i ragazzi hanno incupito la loro impulsività ed ironia nella seconda prova in studio, regalando a “Drunk Tank Pink” una deriva esplosiva/implosiva con la giusta intermittenza tra irrequietezza sguaiata e amarezza compassata. Lo spoken word ha lasciato più spazio alla liricità dei testi mentre le chitarre si sono ancor più abbandonate alla splendida schizofrenia della ritmica mostrando la stessa sicurezza tra la potenza d’urto e l’alchimia teatrale. Molto bene.

28° Miglior album 2021 – Sault – Nine

Ormai con una frequenza da far impallidire qualsiasi altra produzione, il collettivo Sault continua a pubblicare album di tale qualità e testimonianza storica e sociale senza farsi minimamente intimidire dal crescente plauso di critica e pubblico mondiale. “Nine” pur riprendendo coordinate dei precedenti lavori rafforza ulteriormente la (presa di) coscienza e la multiculturalità afro sia a livello compositivo che contenutistico. L’hip-hop sembra sempre meno al centro dell’idea artistica dei Sault se non quando affiancato e attraversato dall’urban/funk, r’n’b radicale, incursioni trap e un sempre maggiore e complesso trattamento elettro-soul. Raramente un progetto così concettuale è risultato essere anche estremamente “cool”. Ottimo.

27° Miglior album 2021 – Venerus – Magica Musica

Doppietta italiana in classifica unita da i due punti cardine Venerus e Mace: due album usciti a qualche mese di distanza l’uno dall’altro che hanno visto i due artisti collaborare a stretto contatto sia nella dimensione produttiva che di scrittura raggiungendo un livello di qualità sorprendente nel vero senso della parola. Cominciamo con “Magica Musica” di Venerus di cui veramente tutto il bene che si è letto e ascoltato in giro risulta giustificato e strameritato: pop intelligente, soul etereo, reminiscenze beatlesiane, luci e ombre sintetiche, una voce ultraterrena, featuring mai fuori luogo e arrangiamenti principeschi. “Magica Musica” si fa manifesto in tutta la sua varietà e capacità di un talento puro e non inquadrabile che fin da oggi è atteso ad ulteriori e prossime grandi prove.

26° Miglior album 2021 – Mace – OBE (Out of Body Experience)

Continuiamo immediatamente con l’album/raccolta del producer, dj, beatmaker milanese Mace, all’anagrafe Simone Benussi, già al servizio del successo di nomi di primo rilievo nel mercato nazionale quali Marracash, Fabri Fibra, Noyz Narcos, Salmo, Kaos, Gué Pequeno, Gemitaiz e Rkomi. E soprattutto, come scritto sopra, ultimamente di quel Venerus che ha proprio il compito con la sua voce di introdurre con il primo brano e concludere con il diciassettesimo tutta l’opera “OBE” (oltre ad intervenire con altri feat. e in fase di scrittura in molti altri brani). Mace con un atto di equilibrismo compositivo complesso e sofisticato è riuscito ad armonizzare gli innumerevoli interpreti presenti senza tradire però le loro peculiarità e raggiungendo una comunione di intenti sorprendente. Difficile segnalare i brani migliori visto l’ottima riuscita di quasi tutta la scaletta ma impossibile non ricordare l’hit fuori da ogni previsione de “La canzone nostra”, una “Ayahuasca” dell’improbabile coppia Colapesce/Chiello, la sensualità senza tempo di “Senza Fiato” con Joan Thiele a perfetto agio nel duettare con Venerus. Il successo a volte ci vede benissimo.

25° Miglior album 2021 – Lucy Dacus – Home Video

L’anno scorso Phoebe Bridges era uscita per prima con un nuovo lavoro a suo nome dopo la riuscitissima esperienza della super-band tutta al femminile denominata “boygenius” in cui militano insieme a lei Lucy Dacus e Julien Baker. “Home Video” è invece la risposta e il terzo lavoro in studio per la Dacus e conferma ancora una volta non solo la “penna” precisa e sicura folk-rock dell’artista della Virginia, ma la naturalezza melodic/popular delle sue canzoni (ascoltate “Brando” a tutto volume). A suo agio sia quando i ritmi si fanno più sostenuti come quando invece rallentano placidamente, l’interpretazione vocale della Dacus è personale, pulita e convincente. Ormai più certezza che giovane talento.

24° Miglior album 2021 – Julien Baker – Little Oblivions

Scrivevamo che sia Phoebe Bridges che Lucy Dacus hanno dato alla luce un nuovo album in studio dopo la collaborazione nelle “boygenius”: non poteva esimersi ovviamente anche il terzo elemento del gruppo ovvero Julien Baker che con il suo “Little Oblivions” ha toccato nuovi vertici di maturità artistica. Venuta probabilmente un po’ meno l’urgenza e la veemenza adolescenziale, la Baker si è concentrata su un pop-rock in parte più complesso a livello compositivo e dall’altro più avvolgente dal punto di vista di impatto sonoro. L’impalcatura di “Little Oblivions” rispetto ai lavori precedenti della Baker si arricchisce di una maggiore strumentazione folk, sprazzi di elettronica e veloci incursioni elettriche, l’utilizzo molto più dinamico della ritmica. Dal punto di vista testuale infine è difficile non lasciarsi afferrare da tanta trasparente “vita vissuta” in gioia e dolore, fughe e ritorni, poesia e tormento, la fine e un possibile nuovo inizio. Veramente toccante.

23° Miglior album 2021 – Sons of Kemet – Black to the Future

In questo 2021 sono tornati anche i Sons of Kemet di Shabaka Hutchings assolutamente non paghi di quanto aver già fatto con il loro splendente precedente “Your Queen is a Reptile”. Non vi resta che mettervi seduti (sempre che riusciate a restare fermi) e ascoltarvi senza indugi questi undici inni nu-jazz dal substrato etno/dance e dalla consistenza politica. I Sons of Kemet mischiano le carte delle varie influenze etno e rilasciano un flusso prezioso di musicalità trasversale e consapevolezza del ruolo della black-culture non solo nella discografia moderna ma dell’intera società. Imprescindibili per capire un po’ meglio i tempi che stiamo vivendo.

22° Miglior album 2021 – audiobooks – Astro Tough

Seconda proposta in studio per il duo David Wrench ed Evangeline Ling, in arte “audiobooks”, che distanzia notevolmente il primo album sia come qualità d’insieme che come peculiarità progettuale. Wrench già producer con Frank Ocean, Caribou e David Byrne e Ling artista/modella poliedrica hanno trovato un affiatamento molto originale in cui il cantato/spoken della ragazza si adatta e si materializza convincente sulle basi ellectro-rock dell’uomo. L’alchimia pseudo sintetica si sposa alla perfezione ai racconti/allusioni stranianti declamati/sussurati/urlati coinvolgendo totalmente l’ascoltatore in un climax sensoriale ed emotivo costante. Benvenuti nel post-rave-punk!

21° Miglior album 2021 – Deafheaven – Infinite Granite

In molti sono rimasti straniti o in parte perplessi di “Infinite Granite” dei Deafheaven, ultima loro opera giunta quest’anno ad esattamente undici anni di distanza dalla prima (in mezzo altri tre album). Il motivo dello straniamento probabilmente risiede nel fatto che gli elementi shoegaze/melodici della band statunitense hanno preso decisamente il sopravvento su quelli black metal degli esordi, mitigando l’approccio hard e avvicinando il loro nuovo repertorio alla maestria di mostri sacri quali Slowdive o Cocteau Twins oppure al rumorismo bianco dei più contemporanei Nothing. Da parte mia non potrei essere più felice di questa nuova direzione e ne certifico la raffinatezza e la riuscita per tutti i nove brani in scaletta. Molto bene.

20° Miglior album 2021 – PinkPantheress – to hell with it

Diciannove minuti per dieci brani, minutaggio medio dei pezzi meno di due minuti, campionamenti e reminiscenze della miglior drum&bass, grime, house-garage di inizio anni zero, esplosione di fama tramite un video su TikTok, l’autrice, PinkPantheress, di venti anni e testi in cui chiunque abbia passato quell’età (anche da un bel po’) non potrà che riconoscersi. Il mixtape “to hell with it” come avete potuto leggere contiene tutti gli indizi per sembrare una operazione a tavolino senza anima e invece risulta sorprendente l’effetto contrario, una sorta di stupore e di compiacimento nell’ascolto di qualcosa di così conosciuto ed eppure così diamantino, puro, semplice e complesso allo stesso tempo. Il passato, il presente e si spera anche il futuro passano sicuramente anche da qui.

19° Miglior album 2021 – Studio Murena – Studio Murena

Difficile trovare in Italia (e non solo) un progetto così caratteristico eppure decisamente a fuoco come quello degli Studio Murena, altra folgorazione improvvisa di questo 2021. Assorbire e convertire gli influssi nu-jazz, il rap, il funk, l’urban e qualsiasi altra esperienza sonora in “sostanza” incendiaria, potente, consapevole di cosa voler testimoniare, senza rinunciare ad un solo secondo di musicalità coerente e d’impatto immediato. Mi accodo anch’io a coloro che hanno scritto che gli Studio Murena sono la colonna sonora della Milano più autentica e sentita, quella che dall’underground radicale alle sfilate di moda, dall’area C alla periferia (dis)illusa, dal Teatro della Scala al pub/club più improbabile del mondo, cambia migliaia di volte la sua pelle ma non rinuncia per un solo secondo alla sua anima, quella di una bellissima e multicolore metropoli che abbraccia tutti coloro che la vogliono vivere, sperimentare ed amare. Grazie ragazzi.

18° Miglior album 2021 – Space Afrika – Honest Labour

Dire che ho un debole per la musica che arriva da Manchester è un eufemismo: non so cosa scorre nelle viscere di quella città ma è indubbio che la quantità di artisti che ho adorato e adoro provenienti da lì raggiunge numeri inquietanti. “Honest Labour” degli Space Afrika, duo britannico-nigeriano nato proprio a Manchester, è un mosaico più che un album, un flusso di tracce/sample/feat. spoken e vocal che diluisce il tempo stesso dell’ascolto in una esperienza sommersa, imbevuta di trip-hop, ambient, beat rallentati e drones remoti, soulful nel senso più astratto possibile e pop sintetico agganciato all’etereo. Impossibile un ascolto distratto e preferibile in ambiente protetto e notturno. Anche se non si è a Manchester.

17° Miglior album 2021 – Dry Cleaning – New Long Leg

Altro debutto e altra band in cui il fuoco del post-punk rivive in traiettorie diversificate tra wave e art-noise senza dimenticare gli insegnamenti di un certo alternative-rock (il produttore è l’immenso John Parish) e incursioni più popular. Il parlato seducente, carismatico e tagliente di Florence Shaw tratteggia squarci di realtà e minuzie poetiche su un comparto musicale ricco e mai addomesticato tra chitarre indomite, bassi ipnotici e confini ritmici assuefanti. La collezione di brani non presenta momenti di minor tensione e l’impressione durante tutto il “percorso” è di essere solo agli inizi di qualcosa di grande.

16° Miglior album 2021 – Tirzah – Colourgrade

Era molto attesa la seconda prova in studio di Tirzah che con il suo primo album d’esordio “Devotion” aveva ricevuto praticamente una acclamazione unanime dalla critica di tutto il mondo. L’attesa non è stata per niente vana e l’artista inglese si è confermata straordinariamente sé stessa senza rinunciare però a qualche piccola alterazione stilistiche e alcune scelte produttive ancor più consapevoli della propria unicità valoriale. Il “suono del vuoto” continua ad accompagnare l’arte di Tirzah rendendo ogni singola nota e scarna melodia di bellezza rara e ricca di senso. La voce sussurrante e confidenziale prende per mano l’ascoltatore accompagnandolo in luoghi dell’anima, dell’inconscio e della realtà sfuggenti seppur potrebbero essere dentro e sotto gli occhi di chiunque. “Colourgrade” è ancora una volta una meravigliosa e “sospesa” accettazione della musica (e la sua mancanza in talune occasioni) quale un tutt’uno con l’esistenza, visibile e invisibile.

15° Miglior album 2021 – Japanese Breakfast – Jubilee

Ogni anno mi accade di avere una quota nella mia classifica di fine anno dedicato ad artisti che riescono a trasmettermi un senso di leggerezza, piacevolezza e freschezza che nessun’altro nel corso di quei stessi dodici mesi riesce ad equiparare: nel 2021 quella quota è ad appannaggio sicuramente dei Japanese Breakfast e del loro “Jubilee”, dieci canzoni smaccatamente popular senza mai essere leziosi o ridondanti, ma anzi nobilitate da una serie intelligente di rimandi “alti” e dettagli minuziosi “indie”. Dall’approcio pop-rock in salsa adolescenziale ai ricami prog in alcune soluzioni synth/chitarre, passando dalla modernità di un certo nu-soul, “Jubilee” mi ha conquistato immediatamente e si è guadagnato un numero consistente dei miei ascolti quotidiani (di “Be Sweet” ho perso sinceramente il conto).

14° Miglior album 2021 – Cosmo – La terza estate dell’amore

Sempre pensando alle mie classifiche di fine anno ricordo come fosse ieri quando scrissi del penultimo lavoro di Cosmo affermando che fosse quanto di meglio fosse capitato al pop italiano negli ultimi anni. Probabilmente Marco Jacopo Bianchi non ha mai letto le mie classifiche ma possiamo affermare che con il suo ultimo album “La terza estate dell’amore” mi ha voluto decisamente smentire, realizzando un progetto musicale in cui ogni sua radice e rielaborazione di queste radici (house, techno, electro, dubstep, cantautorato) tiene conto della lezione pop solamente in ottica di spingere quante più persone a conoscere, ascoltare e ballare la sua (idea di) musica. E a pensarci bene questo è il lato più rimarchevole e affascinante di questo autore che non si trova mai dove si pensa possa stare e continua imperterrito a proporre una “forma-contenuto-musicale” mai doma e allo stesso tempo riconoscibilissima. In qualche maniera trasformando proprio il pop nazionale di cui sopra.

13° Miglior album 2021 – Little Simz – Sometimes I Might Be Introvert

Se dovessi consigliare un album hip-hop in questa annata a chi non segue normalmente il genere, non avrei dubbi: “Sometimes I Might Be Introvert” di Little Simz è un’opera veramente bellissima, piena zeppa di influenze r’n’b, soul, funk-rock senza tralasciare momenti propriamente old-school e altri sorprendentemente orchestrali con l’obbiettivo e l’ambizione dichiarata di essere percepito e accolto come un concept unitario dedicato all’esperienza dell’autrice unita/divisa tra essere una artista di successo e allo stesso tempo la giovane donna di sempre. E come nelle migliori occasioni, anche in “Sometimes I Might Be Introvert” il “personale” si traduce in “universale” toccando ed emozionando il cuore e l’intelligenza degli ascoltatori, rapiti dai testi, grazie anche e soprattutto ad un flow strepitoso, e la bellezza degli arrangiamenti. Che album!

12° Miglior album 2021 – The Weather Station – Ignorance

Mentre sto scrivendo siamo giunti ad una bellissima domenica mattina di dicembre soleggiata nonostante la temperatura sia sui tre o quattro gradi. In momenti come questo non desidero altro che un caffè caldo, qualche biscotto e ascoltare qualcosa di estremamente soave e avvolgente. Qualcosa che dimostri forza e grazia in egual misura, melanconia e attrazione per la bellezza ovunque essa sia, semplicità e complessità mai in opposizione, melodia e battito a braccetto nella stessa direzione. E proprio in momenti come questi risulta quasi elementare riuscire a pacificare il cuore, reggere lo sguardo verso l’orizzonte ed abbandonarsi alla meraviglia della nostra quotidianità. Mentre tutto intorno risuona sulla stessa frequenza della mia vita la scelta di oggi: “Ignorance” dei The Weather Station. Buona domenica (e buona vita) anche se magari leggerete queste righe in un giorno diverso.

11° Miglior album 2021 – Turnstile – Glow On

Questo nuovo lavoro dei Turnstile ha cambiato le carte in tavola per la band: in pochi si sarebbero aspettati la volontà e soprattutto la capacità/talento di questi ragazzi di accaparrarsi all’interno del loro retro-hc-punk uno spettro così ampio di “altri” riferimenti, passando dal post-hardcore allo shoegaze flirtando con un certo indie-pop e anche reminiscenze nu-metal. E le carte in questione hanno sparigliato il tavolo in tutti i sensi facendo affluire al loro “gioco” nuovo pubblico entusiasta e pronti ad accoglierli come nuovi alfieri del crossover con il sostegno, tra l’altro, anche della critica di genere che spesso in queste stesse situazioni si era dimostrata intransigente. Fortunatamente per tutti non è stato questo il caso. Ben fatto e buona partita, Turnstile.

10° Miglior album 2021 – Arlo Parks – Collapsed In Sunbeams

In un epoca in cui ha superato veramente ogni limite dell’accettabilità, almeno per quanto mi riguarda, la continua pretesa degli ‘anta di paragonare (fintamente) qualsiasi cosa ai loro tempi andati, ovviamente sempre nell’ottica di esasperare la mitologia dei loro di tempi e affondare il presente, mi piace espormi ancora una volta (figurarsi!) nel scrivere che Arlo Parks è un gioiello diamantino che a solo vent’anni avrebbe potuto esordire in ogni epoca e sorprendere chiunque dotato di buon gusto. Anzi mi correggo, molto meglio che sia accaduto ai nostri giorni così che il cuore pulsante soul-jazz di “Collapsed In Sunbeams” abbia potuto essere screziato da venature emo-pop da cameretta, soggettive hip-hop e fluidità folk senza incorrere nel talebanesimo tipico di quegli anni fortunatamente ormai lontani. Ringraziando il cielo esistono anche gli ‘anta che questo album l’hanno adorato e tifano per il futuro di questa ragazza.

9° Miglior album 2021 – The Notwist – Vertigo Days

Sono poche le band che con le loro nuove uscite smuovono in me emozioni intense e puntuali come i The Notwist: il loro mix di art-rock ed indietronica rimane ancora oggi qualcosa di difficilmente individuabile/replicabile sia per la cura maniacale del gruppo per ogni singolo dettaglio compositivo/produttivo sia per la resa finale delle loro opere mai uguali a loro stesse e sempre sospese tra melodie sublimi e derive psych-elettro. “Vertigo Days”, a cinque anni dall’ultima pubblicazione, ci mostra un gruppo con ancora una voglia matta di sperimentare, di sovrapporre le proprie anime in maniera apparentemente più caotica ma che infine disegna un quadro complesso ma coerente con la sostanza “free” della loro arte musicale. L’album dei The Notwit più “kraut” della loro carriera ha lasciato un po’ freddini i nostalgici di “Neon Golden” ma ha ravvivato invece gli estimatori, tra cui io, dell’indole indomita/sperimentale dei tedeschi.

8° Miglior album 2021 – Low – Hey What

Togliamoci immediatamente il sassolino dalla scarpa: forse per la prima volta nella loro eccelsa discografia, i Low non hanno fatto sobbalzare sulla sedia i loro fan più fedeli. La mia ipotesi è che la maggior parte di questi si era augurato, magari silenziosamente, che il loro precedente album “Double Negative” fosse solo un esperimento, un cambiamento limitato all’epoca e al desiderio di confronto con alcune sonorità ambient/sintetiche. Mi immagino la loro faccia al primo ascolto di “Hey What” quando si sono resi conto che il seme gettato allora è germogliato in qualcosa di ancora più “disturbante”, un corpo lirico/concettuale/osservante che tra sofisticazioni elettroniche e tensioni noise rilegge il loro slowcore in narrativa/preghiera della e sulla realtà. Categoria a sé da sempre, i Low sembrano ormai sempre più distanti da una lettura storicizzata della loro musica e paradossalmente mi appaiono più vicini che mai all’essenza stessa dell’arte umana. Unici.

7° Miglior album 2021 – Erika De Casier – Sensational

Ho delle “fisse”, lo so. Immagino come tutti. Passioni che travalicano il solo piacere e il riconoscimento delle qualità che si stanno ascoltando/osservando: quasi come un senso di adesione, di abbraccio e di condivisione di un’esperienza che coinvolge mente, corpo e anima. L’esordio, “Essentials”, nel 2019 di Erika De Casier fu amore a prima vista e rapporto continuativo fino a questo nuovo album, “Sensational”, che non solo ha confermato tutto quanto mi aspettassi (raffinatezza, sensualità, fragilità, antinomie, nu-soul di matrice electro-minimal), ma ha ampliato ulteriormente la schiettezza del racconto umano su uno spettro sonoro stratificato/contaminato caraibic-garage-lounge di ancor maggior spessore e qualità. E non a caso Erika è entrata a far parte per questa seconda prova tra gli artisti in capo alla casa discografica 4AD, altra mia “fissa” praticamente da quando ho imparato ad adorare la musica. Sensazionale!

6° Miglior album 2021 – Floating Points & Pharoah Sanders – Promises

Cosa scrivere qui che non sia già stato scritto e descritto in articoli ben più esaustivi (noi stiamo compilando una classifica che per sua natura non può e non vuole uscire dal seminato della sintesi) su uno dei lavori artistici più attesi, chiacchierati e applauditi di questa annata. Due musicisti che nella loro cerchia (e non solo) sono considerati assolutamente dei fuoriclasse da cui attendersi sempre qualcosa di imprevedibile e meraviglioso. E infatti così è stato: Floating Points ha imbastito insieme alla London Symphony Orchestra un tappeto sonoro circolare, omogeneo, liquido e ipnotico su cui il sassofono di Sanders si introduce e volteggia via via in maniera immaginifica, creando e sgretolando nell’arco di pochi minuti la più perfetta alba e il meraviglioso calar della notte lambendo in alcuni scorci anche il brillar delle stelle nel cuore del profondo spazio. Ennesimo straordinario ed emblematico esempio di connubio tra la musica elettronica e il jazz. Universale.

5° Miglior album 2021 – For Those I Love – For Those I Love

Gli album che mettono a tema la morte dei propri cari ed amici spesso sono degli spartiacque nella carriera dei musicisti che si impegnano in questo difficile e gravoso compito. Figurarsi quando questo capita invece per l’album d’esordio dove normalmente l’attenzione è rivolta a ben altre tematiche e prospettive. Invece David Balfe ha preso in contropiede tutti ed ha realizzato una elegia di struggente meraviglia dedicata al suo più caro amico, Paul Curran, morto suicida durante le prime registrazioni dell’album. Impossibile non appassionarsi davanti agli aneddoti, le riflessioni, la rabbia, lo smarrimento e la commozione che David riversa con uno spoken-word/rap strascicato su un mosaico musicale “clubbing” tra post-dubstep, synth sognati, beat caldi ed house ammaliante. Le canzoni si incastrano tutte perfettamente l’una nell’altra proiettando un documentario poetico, crudo, avvinto ed emozionante in cui tutti protagonisti e gli spazi in cui questi sono vissuti e morti sono i medesimi che abitiamo e incontriamo tutti noi in ogni giorno. Bellissimo.

4° Miglior album 2021 – HTRK – Rhinestones

Adoro gli HTRK a partire dalla scelta del nome che si pronuncia come “HaTe RocK”. In giro da poco più di 10 anni con diversi album all’attivo, la band australiana ma di stanza principalmente a Berlino ha perso nel corso degli anni un elemento, restando praticamente a tutti gli effetti un duo: Nigel Young alla chitarra/elettronica e Jonnine Standish alla voce/effettistica. Il loro percorso artistico ha visto via via alleggerire/scarnificare la propria proposta musicale fino a giungere ad un’opera a mio avviso quasi perfetta nel suo essere radicalmente etera, dream-pop sussurrato, electro-minimal d’ambiente, acustic-folk riverberato. Mazzy Star, Mark Hollis, i Chromatics più diluiti, Tracey Thorn come stella polare, pochi i riferimenti che possano in qualche modo chiarire di quale sostanza è fatto concretamente “Rhinestones”: il mio consiglio è di mettervi comodi con qualche luce soffusa e farvi rapire totalmente da uno degli album più particolare, distintivo e intenso di questo 2021.

3° Miglior album 2021 – AAVV – Invito al viaggio

Come ogni anno ecco l’eccezione alle mie regole di classifica che addirittura quest’anno sono due in una: album live e di cover! Di fatto però in questo 2021 non mi era proprio “fisicamente” possibile non menzionare il mio artista musicale italiano più amato da sempre, l’autore nazionale che più in questa mia vita mi ha fatto cantare, ballare, riflettere, commuovere, sperare ed aspirare a quanto di più bello ed infinito esista nella realtà e nel mistero di tutte le cose. Non importa che in questo disco non appaia neanche per un secondo la sua voce: tutto riverbera la sua grandezza, la sua genialità, il suo talento impareggiabile, il miracolo permanente con cui la sua opera riuscisse ad unire “l’arte cuneiforme degli Scribi” ai “rozzi cibernetici, signori degli anelli”. Mi è stato praticamente impossibile trattenere le lacrime più volte durante l’ascolto di questo tributo: amici e musicisti stretti e affini, interpreti vicini per sensibilità e cantanti distanti per radici e storia, mostri sacri della discografia e star emergenti, tutti in un modo o nell’altro hanno mostrato rispetto ed emozione assoluta per l’arte del Maestro (anche se lui non amava questo epiteto). Menzione d’onore poi per quanto mi riguarda per la mia adorata Alice come sempre inarrivabile. Mai come in questa volta per le mie veloci e misere “recensioni” ho pensato che bastasse semplicemente menzionare la tracklist dell’album: riposa in pace Franco Battiato perché essenzialmente sei giunto infine all’eternità donandoci appunto qualcosa di eterno. Grazie con tutto il mio cuore.

2° Miglior album 2021 – Nation Of Language – A Way Forward

Poi quando meno te lo aspetti, accade. Accade che il più puro e autentico synth-pop faccia breccia nel cuore di tre ragazzi, due uomini e una donna, di Brooklyn e che questi decidano di manipolarlo, riadattarlo e sperimentare una nuova via per il genere. Dopo un primo davvero ottimo album però fin troppo debitore dei maggiori nomi di riferimento 80’s, la “new-new-wave” dei Nation Of Language sboccia definitivamente nelle dieci composizioni di questo “A Way Forward” in cui ogni brano emerge in tutto il suo equilibrio di complessità-pop, sempre colorato di quell’indelebile malinconia romantica in cui la bellissima voce si immerge nelle seducenti partiture sintetiche. I Nation Of Language non accelerano mai sul versante dance ed anzi prediligono ritmi compassati e cadenzati in modo che le melodie si possano ergere e irradiarsi in cascate celestiali e temporali notturni. Difficile credere che da qui possa (ri)partire un movimento come quello che travolse il rock in quei meravigliosi anni del secolo scorso però per adesso mi accontento di piazzare questo stupefacente album al secondo posto della mia classifica.

1° Miglior album 2021 – Arab Strap – As Days Get Dark

Credo che la frase “ognuno ha gli eroi che si merita” sia essenzialmente vera e che possa trovare conferma specialmente nelle scelte dei propri artisti musicali preferiti. Riflettete un po’ sulle persone che conoscete, sui loro gusti musicali e traete le vostre conclusioni. Ecco è per questo (e non solo) che questo 2021 per me e molti come me, senza dubbi e ripensamenti, è l’anno degli Arab Strap, una di quelle band che non capita nella propria vita a caso, che non la incontri senza una predestinazione, che non la rendi uno di quei culti a cui rivolgersi necessariamente in molti momenti determinanti della propria esistenza. Gli Arab Strap non sono però quel tipo di culto inaccessibile, anzi l’esatto contrario, sono gli amici autentici, i compagni che non mentono, che si stringono a te nei momenti più duri, che bevono insieme a te ogni goccia d’alcol e di lacrime, che si incamminano sorreggendoti verso casa nei giorni più oscuri, che ascoltano in silenzio l’ennesima delusione e ultimo tradimento, che sanno dirti quella singola frase o suonare quella singola canzone in cui ti rifugerai fino a quando la notte più lunga lascerà infine spazio alla luce. “As Days Get Dark” è un album che non segna solo uno dei ritorni più attesi negli ultimi 15 anni, ma è quello che ci ha marchiati ancora una volta a fuoco nel corpo e nell’anima facendoci fare memoria di quanto ci mancavano come l’aria questi “fratelli della nostra vita”. E come loro vi abbraccio e vi saluto. Alla prossima.