L E T T U R E


Recensione di Alberto Calandriello

C’è tutto un mondo qui, un mondo più bello, più sporco, più violento, più pacifico, più aereo, più colorato, più pericoloso, più amoroso del mondo in cui vivo. Qui ci sono la storia, la geografia e la poesia, e le innumerevoli cose che avrei dovuto studiare a scuola, musica compresa.” Sono parole di Rob Fleming, il protagonista dell’indimenticabile “Alta Fedeltà” di Nick Hornby, il proprietario di Championship Vinyl, negozio di dischi e centro di un mondo a parte, dove le vite, le storie, gli amori e le delusioni si intrecciano a base di rock e soul.

Impossibile non partire da qui, per parlare di un posto che a quel negozio assomiglia eccome, per quanto Genova non sia Londra, perché le vite, le storie e gli amori, se la musica è quella giusta, si assomigliano un po’ dappertutto. Disco Club è il negozio di dischi in attività più longevo di Genova, una vera e propria istituzione per locali e “foresti” (come i genovesi chiamano praticamente chiunque non sia ligure da almeno 3 generazioni), appassionati di tutte le età e soprattutto innamorati di musica.

Lasciate che vi racconti un paio di cose su di me, ambientate in quel negozietto: nel settembre 1997 venni riformato dal servizio civile e festeggiai la mia libertà entrando proprio da Disco Club, dopo necessaria sosta al bancomat. All’epoca appena entrati si trovava un mobiletto di cd usati, di cui, per motivi di spazio, erano esposte solo le copertine. Questo, questo, quello e quell’altro, sentendomi ricco come raramente mi accadde da quel giorno, dilapidai il mio prelievo al bancomat per dare a quel giorno fantastico una colonna sonora adeguata.

A giugno 2020, dopo il primo lockdown, sembrava riaffacciarsi all’orizzonte un barlume di normalità. Per me, tornare alla normalità (o alla fase 2 come venne chiamata all’epoca) significava prendere un treno, scendere a Genova Brignole e imboccare Via S.Vincenzo. Un’occhiata ai cartelloni del Cinema Centrale (pornografia low cost per circa 10 ore al giorno, due sale, ora ormai chiuso) e sotto i portici ecco l’obbiettivo. Nel corso di quei mesi era stato possibile prenotare alcune uscite, in previsione della riapertura ed ora era arrivato il momento di ritirarle, per iniziare davvero “la fase due”.

Giancarlo Balduzzi, proprietario ed autore del libro in questione, mi conosce da prima del servizio civile, da quando vivevo a Genova per studio e la sua era una tappa almeno settimanale, spesso più frequente; era il periodo in cui avevamo a disposizione uno massimo due “colpi” al mese e quindi serviva attenzione e studio, perché spesso non avevamo una seconda possibilità. Giancarlo è un genovese doc, quantomeno nel carattere, spigoloso, burbero, ma sotto sotto di grande bontà, sebbene nelle pagine di questo libro cerchi disperatamente di dimostrare il contrario.

Nick Hornby in visita a Disco Club

Veniamo al libro quindi, perché come diceva a suo tempo Nick Hornby (tranquilli, si parla anche di lui e di quando andò proprio da Gian), il mondo se si è circondati di musica è per forza migliore. E da Disco Club il mondo ha un suo linguaggio, un suo fuso orario e ovviamente un suo popolo del tutto particolare. Narrato sotto forma di diario, “Il Mondo visto da Disco Club” racconta dei personaggi che da sempre lo popolano, soprattutto i più fedeli e caratteristici; il bello è che chiunque abbia mai frequentato uno di questi posti, ne riconoscerà diversi, anche se incontrati a migliaia di km da Genova.

“Uno di questi posti” però non è un negozio qualunque di musica, ma un posto con caratteristiche precise: deve essere piccolo, l’ordine e la concezione degli spazi devono essere come dire “relativi” e soprattutto subordinati alla presenza di tanta, tanta (mai troppa) musica, vinili, cd, cofanetti, libri, tutto al posto giusto, anche se di primo acchito potrebbe sembrarvi solo caos. “Lo so che non conosci nessuno dei dischi in vetrina, è per questo che sono ancora aperto” recita un cartello appeso all’ingresso e dedicato alle nuove leve e più in generale a chi usa la musica esclusivamente come sottofondo.

Da dietro il bancone bianco, Gian dirige ed osserva, saluta e commenta, espelle e discute; se i social network fossero posti reali, probabilmente il mio preferito sarebbe questo; entri, guardi le novità, attacchi bottone con qualcuno, parli di calcio (ah no siamo a Genova, quindi parli di Genoa e Samp), parli dell’ultimo album ascoltato, poi arriva il tipo strano o quello che chiede sempre lo sconto o quello che ne sa sempre più degli altri: è vita, nient’altro che vita, ma raccontata col sarcasmo tipico ligure e mi ripeto, con la migliore colonna sonora possibile. A 50 metri dal negozio poi trovi alcuni dei forni migliori della zona, perché la passione per la musica mete fame e la “fugassa” aiuta, oh se aiuta.

Vita e memoria, perché non solo posti come questo ce ne sono sempre meno, ma è l’approccio stesso alla musica che va scomparendo, l’idea di sviscerare una canzone prima di decidere se ci piaccia o no, l’idea del confronto, del parere altrui ascoltato e magari contestato, tutte cose che no, nessun algoritmo potrà mai sostituire. Nelle pagine del Mondo visto da Disco Club si nasconde uno spaccato di umanità ed un’idea di arte e cultura (realmente) popolare da preservare e raccontare; non è a mio avviso un caso che a pochi di minuti di cammino da Via S.Vincenzo si entri nel centro storico, dove le vite, le storie, gli amori e le delusioni si intrecciano, nonostante razze, colori, sapori e parole siano diverse e spesso apparentemente incompatibili.

Fatevi un giro in questo Mondo, di certo la prossima volta che entrerete in un negozio di musica farete più caso al negoziante o al tipo che tutte le volte che andate è sempre a spulciare vinili nel reparto usato.