R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Pedron

Le contaminazioni sono essenziali al giorno d’oggi se vuoi scoprire nuovi orizzonti, strade inesplorate pur rimanendo originali e convincenti. È il caso del quintetto dei Sacromud provenienti dalla verdeggiante Umbria. Un periodo non banale quando scopri dischi di artisti italiani apparentemente sconosciuti ma che ti lasciano il segno.

I Sacromud sono una formazione composta dalla voce abrasiva di Raffo Barbi (voce solista, cori e co-autore delle musiche), il leader Maurizio Pugno (polistrumentista, voce e autore dei testi e co-autore delle musiche, chitarre elettriche e acustiche, dobro, flauto, mellotron, moog, ideatore e produttore del gruppo), Franz Piombino (basso elettrico), Alex Fiorucci (piano Fender Rhodes, organo, sintetizzatori) e Riccardo Fiorucci (batteria e percussioni).

Maurizio Pugno e soci non sono nuovi del mestiere, per anni hanno accompagnato in Italia e all’estero la stupenda voce di Linda Valori. Maurizio Pugno inoltre è titolare di una rubrica pubblicata sui social, “Bluesland” in cui si parla soprattutto dei grandi interpreti del blues, qui trattati con competenza, ironia e perspicacia. Musica profondamente “black” per un disco antico e moderno, un viaggio tra blues e dintorni e suoni dalle contraddizioni contemporanee. Un blues fuori scala, un crossover di suoni dove s’intrecciano e si fondono blues, voodoo, R&B, soul, funky, indie-rock, spiritual e gospel.

I Sacromud sono pura eleganza sonora, un groove raffinato, granitico con riff e assoli di chitarra degni del suo nome, e cioè di Maurizio Pugno, un artista da oltre 35 anni di attività in giro per il mondo. Un viaggio itinerante che parte dalle pianure estese degli Stati Uniti dei nativi-americani con i loro riti ancestrali, le paludi di New Orleans e dintorni, il sacro fango (Sacromud) del fiume Mississippi le contaminazioni di musica africana, le savane aride dell’Africa profonda fino ad arrivare ai paesaggi collinari umbri! Un disco estremamente variegato e variopinto. Un suono sporco, a tratti a ricordare in certi pezzi il Dr. John dall’esotismo e magia nera, immagini forti e stregonerie sonore che spostano il baricentro dell’arte di certi artisti. Impossibile inquadrare la band in un unico genere tanto da ricreare suoni, immagini, sonorità differenti e dove migrazioni, ambiente e sostenibilità sono il leit-motiv delle nuove generazioni e del giorno d’oggi. Contaminazione, una sintesi sperimentale, passione, “Underground Blues”, “Overground Blues” (sopra al blues e all’underground) e rinnovamento sono le parole chiave dei Sacromud, la nuova sfida musicale di Maurizio Pugno.

L’ iniziale The Hider & The Seeker pubblicata anche come singolo e con tanto di video, racconta di come due corpi possano cercarsi senza trovarsi e di come il vento del desiderio, possa trasformarsi nell’unica potenziale divinità laica a cui rivolgersi per far avverare questo ritrovamento erotico e mistico. Un brano che ti conquista subito con il suo groove avvincente addolcito dalla voce in falsetto di Raffo Barbi. Ordinary Man appartiene alle sonorità del gospel tradizionale ma con suoni e ritmi caraibici e il reggae giamaicano.

Ordinary Man è proprio Maurizio Pugno a descrivercela: “per questa canzone gospel/reggae del nostro nuovo album abbiamo immaginato la vita di un uomo modesto che lavora in fabbrica e che in una giornata ordinaria, qualsiasi, esce dal luogo di lavoro esausto dopo un interminabile turno notturno. Senza alcun tipo di preavviso nella strada di casa incontra per caso un vecchietto – la figura di un personaggio mitico trasversalmente presente durante tutto il disco- che gli regala due biglietti: uno per prendere un volo per la Giamaica, l’altro per assistere proprio lì ad un concerto di Mavis Staples. Gli anziani sono spesso “figure mitiche” di saggezza, di insegnamenti, profonde personalità, fonte di riflessioni, fanali nel buio. Spesso hanno loro le risposte, spesso sganciano loro la perla risolutiva dell’agnizione, della risoluzione delle incertezze del disorientamento. L’idea è venuta a Raffo Barbi ed è stata suggestionata dal filmThe Mule” (ndr. Il Corriere titolo in italiano, un film The Mule di genere drammatico del 2019, diretto da Clint Eastwood, con Clint Eastwood e Bradley Cooper) in cui c’era un vecchietto molto particolare che faceva il corriere per trasportare la droga. In questo nostro percorso, il vecchietto in questione è diventato un uomo che “spaccia musica”, un vero e proprio pusher, ma non per guadagno: solo per il puro altruismo di concedere a chi non può permetterselo un’occasione di svago. Quel merito di regalare ad un uomo qualunque un ordinary day non esattamente convenzionale. Un album il cui mantra richiama alla nostra condizione di prigionia nei confronti delle problematiche che viviamo all’esterno. L’Africa è l’emblema, la patria delle migrazioni. L’Africa è la terra dei colori. Sono i colori saturi, quelli che colpiscono per primi i nostri occhi, quelli che viaggiano più lontano attraverso la luce arrivando fino a noi. L’Africa è affascinante e nonostante la nostra “pelle bianca” è diventata anche la nostra patria musicale con tutti i generi che la contraddistinguono.”

Carousel è dedicata alle numerose vittime del Covid-19, sepolti senza nome e senza cerimonia, alle migliaia di senzatetto ed un trash umano senza precedenti. Inizia con la voce narrante di un’anziana signora che racconta di essere nata il 28 settembre 1922 per poi ritrovarsi con un fucile in mano nel 1943. The Merchands Of Souls (mercanti di anime e di morte) è pop-soul. Exodus è un brano portante del disco che ti conquista e ti rimanda ai nativi-americani in cui si canta senza rabbia ma con fiera dignità di un popolo ed in cui le voci sono della native-americane Sherri Willeto, Teahonna James e Mariana Harvey registrate durante una performance dal vivo al Fort Lewis College di Durango in Colorado (Usa). Il tamburo detta il tempo alle voci in un rito che evoca gli spiriti degli avi, la danza in cerchio attorno al fuoco, le grandi pianure, le praterie percorse dai bufali e lo spazio delimitato delle loro tende coniche, dei loro teepee.

Dodici brani in totale, rigorosamente cantanti in inglese, dove si respira musica di ogni genere dai Phish, a Tom Waits (You Are Ready To Laugh) alle atmosfere zappiane come in The Mule e Symmetry un pezzo decisamente funky con tanto di sintetizzatore e mellotron. Rag Doll Crying è arricchita dai violini di Elena Casagrande, In Apple Rice si ritorna al soul mentre Dark Clouds è una miscela esplosiva di chitarra, basso pulsante, tastiere e batteria scandita. L’album si chiude con The Woman’s Trouble Is Me dal coro gospel, il fruscio da vecchio vinile e armonie e voci alla Staple Singers.

Il blues è il collante di tutto. I Sacromud ci offrono una lucida analisi su come il nostro tempo veda la felicità come unica via per poter realizzare la propria vita. Suoni frullati assieme alle contraddizioni dei nostri giorni. Una formazione che ci conquista con un album intrigante, decisamente bello in cui s’intrecciano nuove sonorità. Nonostante il gruppo sia formato da cinque membri provenienti da background differenti, con diverse opinioni sulla vita, il “fil rouge” che li lega a livello intimo è proprio la musica. Consigliato assai!

Tracklist:
01. The Hider & The Seeker
02. Ordinary Day
03. Carousel
04. The Merchant Of Souls
05. Exodus
06. The Mule
07. Rag Doll Crying
08. Symmetry
09. You’re Ready To Laugh
10. Apple Slice
11. Dark Clouds
12. The Woman’s Trouble Is Me