R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Del Noce

Suggerendo ove focalizzare l’ascolto e la fruizione dell’originale percorso del vocalist/sound designer Ian William Craig, secondo lo scrivente pochi dubbi nel puntare la focale su Thresholder, album del 2018 nel quale sembrano più nitidamente definite le peculiari ricerca e visione creativa del Nostro.

Pure, vi è un passato: la progressione delle esperienze dell’artista canadese aveva segnato un’importante sintesi nel curatissimo doppio vinile A Turn of Breath – Extended (edito nel 2014 da Recital Program), che con opulenza editoriale ne fissava la già matura arte, e procedendo oltre si faceva notare la più concentrata esperienza Live in Durbē (2016), che trovava nella location ecclesiale lettone uno spunto per far risaltare un’atipica componente misticheggiante entro una concezione post-ambient, la cui studiata imperfezione di sound si caratterizzava per tratti estetici laceranti (se non francamente turbativi) generati da un sofisticato trattamento di mixing e post-produzione del materiale, su cui svettava (o più spesso aleggiava) una peculiare, anticata tessitura vocale da controtenore. Il tutto, alimentando un soundscape di atmosferica devianza, ostinatamente antitetico ad ogni condivisibile comfort-zone dell’ascolto, sia pur provvisto – nell’ostica leggibilità – di un’indubbia connotazione poetica.


Si registrava una relativa diversione formale nel più recente Red Sun Through Smoke, esito di un’insolita esperienza privata durante un periodo di ritiro per scrittura e registrazione nella casa familiare di Kelowna, nella Columbia Britannica, in cui fu testimone dell’immane incendio che lungamente funestò quell’area del Canada, subendo nel medesimo periodo un importante lutto parentale; lo straniante vissuto si palesava mediante una maggior strutturazione del senso di ‘forma-canzone’ di Craig, per il quale si configurava l’urgenza di una maggior fruibilità (relativamente parlando) del proprio messaggio.
Analogamente, si rileva un seguito: registriamo ora un ulteriore rilancio dell’estetica del Nostro, pur gravato dal putativo, anzi sospetto valore non-aggiunto, bensì in-minore, dell’essere una …colonna sonora per videogame!

Quanto all’eponima applicazione di gioco digitale Magnesium_173, creato da Graham Johnson e rilasciato nell’agosto 2021 (descritto come “un elegante puzzle game ispirato alla meccanica quantistica“, che incoraggia i giocatori “a scartare la loro comprensione convenzionale del tempo”) le premesse intendono esser legittimanti, argomentando su “un nuovo tour de force dell’impareggiabile potere di Craig quale compositore-improvvisatore in grado di evocare e plasmare il sublime attraverso un arsenale di macchine a nastro modificate, elettroniche e la sua stessa splendida voce, forgiando una speciale forma di corale, in una ripresa fortemente abrasiva su una composizione ambient”.

Se certamente concordiamo su questa sintetica definizione dell’arte del vocalist e sound-designer, l’esito in oggetto, articolato su dodici stanze sonore (ancora col veicolo di un doppio vinile), manifesta ulteriore strutturazione formale, puntando più sulla pulsazione elettronica e conferendo in parte nuova incarnazione alla dominante alienità del paesaggismo sonoro concepito dall’artista.
In questo ancor più confortati dai  sampler video in rete, che avvalorano l’idea che il già apprezzato filone musicale di Craig si sia posta al servizio, in quest’occasione, di una
sonorità da science-fiction, legittimando almeno un po’ le riserve sul profilo spurio dell’operazione.
Ma, al termine dell’attento ascolto delle dodici, relativamente assortite tracks, se pur si può rilevare un infittirsi della trama sonora, volessimo riferirci ad un cedimento verso la “fruibilità” all’ascolto, non potremmo di fatto rilevare uno snaturamento di quanto conseguito dalle fisionomie più recentemente attinte. Se è vero come i passaggi di maggior durata e strutturazione assumano spesse alonature da trip cosmico, sussistono di fatto brani tra cui A Crack and a Shadow, Prisms o la conclusiva Someone Else in cui si palesa intatta l’asperità del particolato elettronico-vocale di cui sembra intessuto il più recente flusso comunicativo di Craig.

I circa ottanta minuti dell’esposizione sonora di Magnesium_173 non tradiscono nella sostanza le nuove traiettorie del Nostro e, pur non fungendo da più idoneo spunto di transito, riescono validi nel mantenere l’attenzione sull’operato, tuttora appezzabile, dell’eccentrico cantore e desolante sound-designer, non snaturandone le connotazioni esoteriche, l’esposizione border-line del dramma e, su tutto lo struggente ed alieno anti-feeling.

Ian William Craig: elettroniche, nastri, voce

Magnesium_173 su bandcamp

Magnesium_173 su Spotify

Tracklist:
01. Blue Suit Glitch  6:34
02. A Given Stack 3:04
03. Viridian  9:10
04. It’s a Sound, Not an Ocean  11:32
05. A Crack and a Shadow  2:40
06. Zero Crossing  5:14
07. Sprite Percent World Record  10:06
08. Sentimental Drift  7:52
09. Prisms  3:06
10. Attention for It Radiates  8:39
11. Infinite Consent  9:02
12. Someone Else  1:30