R E C E N S I O N E
Si conclude il nono anno di Off Topic, un anno di crescita e di apertura verso nuovi temi e nuovi collaboratori. Una cosa non cambia e non cambierà mai nelle nostre vite: ascoltare musica di qualità e diffonderla, soprattutto quella che più ci ha colpito e incuriosito. È tempo di bilanci e, come di consueto, di classifiche. Dal 2016, scaramanticamente, lasciamo alle parole di Simone Nicastro la retrospettiva dell’anno appena concluso. La selezione curata da Simone fotografa un periodo ricco di spunti interessanti, al di là delle posizioni assegnate, naturalmente soggettive. Una cosa è certa: la musica non è sicuramente mancata. Come sempre vi proponiamo questo elenco come interessante stimolo al confronto, perciò fateci sapere anche la vostra opinione, se vi va. Vi lasciamo alla lettura e all’ascolto, per augurarvi e augurarci un 2023 di gioia e di serenità. E naturalmente di buona musica!
La redazione
Articolo di Simone Nicastro
52° Miglior album 2022 – Hifiklub + Duke Garwood & Jean-Michel Bossini – Last Party on Earth
Inizio la mia consueta classifica dei 50 migliori album dell’anno subito con una eccezione: Last Party on Earth del collettivo Hifiklub in compagnia di Duke Garwood e Jean-Michel Bossini è uscito in realtà nelle ultime settimane del 2021 e quindi, non riuscendo ad inserirlo l’anno scorso, ci tengo a segnalarlo quest’anno, essendo un’opera riuscitissima che coniuga uno sperimentalismo sinfonico/orchestrale a un rock primigenio in cui la voce di Duke Garwood ci emoziona ancor di più per la perfetta e sentita simmetria “laneganiana”. Recuperatelo.
51° Miglior album 2022 – Toni Bruna – Fogo Nero
Seconda eccezione non solamente dovuta, ma con la limpida consapevolezza che se avessi potuto ascoltare Fogo Nero di Toni Bruna nell’anno precedente (data di pubblicazione 21 dicembre 2021), l’album sarebbe finito molto in alto nella classifica stilata. Toni Bruna è uno dei diamanti più preziosi e folgoranti della discografia nazionale, tanto refrattario al sistema (solo due lavori uno a distanza di 10 anni dall’altro, visibilità al minimo in ogni ambito comunicativo, riservatezza quasi assoluta) quanto strabiliante nella sua produzione musicale: cantautore nel senso più assoluto del termine che con armonie ridotte all’osso e melodie vocali in dialetto triestino riesce a trafiggere trasversalmente i cuori di qualsiasi essere umano. Unico davvero.
50° Miglior album 2022 – Ada Oda – Un Amore Debole
Voglio iniziare la “vera” classifica di questo 2022 con un buon auspicio e qualcosa di particolare, un album uscito da qualche settimana che sta beneficiando di un ottimo hype in virtù di una serie di caratteristiche stranianti che si fa quasi fatica a crederci: band di stanza a Bruxelles, affascinati da sonorità sbilenche tra post-punk e classic-pop, con però testi in italiano declamate/urlate da Victoria Barracato (figlia di padre siciliano emigrato in Belgio decenni fa). Ultima posizione fittizia perché sono sicuro che occuperà i miei ascolti per molte settimane a venire. Che esordio!
49° Miglior album 2022 – Whitemary – Radio Whitemary
Da anni cerco di lasciarmi scorrere sulla pelle, non riuscendoci purtroppo troppo bene, le valanghe di stupidate e meschinità che quotidianamente vengono riversate su artisti e artiste da parte di migliaia di “social-commentatori” perennemente eccitati dalla propria “partigiana arguzia cattivella”. Se poi si tratta di musica contemporanea italiana apriti celo! Whitemary ci aveva già in parte preparato con qualche singolo prodotto negli scorsi anni, ma il suo primo long-playing, carico di sample intelligenti ed electro-dance “laterale”, è un lavoro sorprendente in perfetta sintonia con la scena internazionale e che offre un ulteriore scossone agli standard produttivi nazionali più stantii. Star (da club) in ascesa.
48° Miglior album 2022 – Ethel Cain – Preacher’s Daughter
Vita e arte, arte e vita, spesso non si riesce a capire dove inizia una e finisce l’altra e soprattutto spesso ci si chiede se sia veramente possibile separarle nel proporsi alla realtà che attende e osserva (ascolta): Hayden Silas Anhedönia in arte, appunto, Ethel Cain è una ventiquattrenne americana che in Preacher’s Daughter, il suo esordio sulla lunga distanza, ha riversato tutta la drammaticità, la sofferenza, gli abusi, le violenze, le speranze (negate) che lei stessa ha vissuto e sperimentato, ma fortunatamente con esiti differenti rispetto a quelli della protagonista delle sue canzoni. Opera dall’anima gothic che spazia tra minimalismi industrial e improvvisa elettricità accompagnandosi il più delle volte al rapimento dell’acustica, chitarre e pianoforte, e al canto caldo e limpido di Ethel. Non consigliato ai cuori aperti, potrebbe farvi male. Oppure sublimando molto bene, chissà.
47° Miglior album 2022 – Warpaint – Radiate Like This
“Le ragazze” sono tornate, questa volta meno interessate a quei piccoli cambiamenti che hanno sempre contraddistinto l’evolversi della loro produzione, ma più coinvolte e concentrate su una maturità compositiva d’insieme. Radiate Like This sembra per questo stupire un po’ meno di quanto era lecito aspettarsi però in cambio lascia una sensazione di compiutezza ed equilibrio tra le diverse anime delle Warpaint: l’avvolgente wave si spinge in territori più confidenzialmente sophisticated-rock tra i consueti (e bellissimi) intrecci di voci e le immancabili ritmiche di notevole brillantezza. Ovviamente senza tralasciare ancora una volta un solo briciolo della sensualità unica e magnetica di Emily, Theresa, Jenny Lee e Stella. “Le ragazze” sono qui.
46° Miglior album 2022 – Elder – Innate Passage
Uno dei miei pallini ormai fissi, gli Elder, in cui mi immergo immediatamente ad ogni loro nuova produzione: Innate Passage è in ogni dove solo da pochi giorni ma ha già catalizzato parecchi miei ascolti, confermandosi per l’ennesima volta tra le più interessanti e soprattutto credibili miscele di deragliamenti progressive, matrice doom-metal e squisitezze psych-rock, dove ogni dimensione non travalica mai sull’altra e anzi acquisisce più spessore e coesione nel risultato finale. 5 brani per poco più di 50 minuti e ancora una volta la band di Massachusetts, però da qualche anno residente a Berlino, fa pieno centro. Molto bene.
45° Miglior album 2022 – Simona Molinari – Petali
Ci sono artiste che probabilmente sono nate negli anni sbagliati oppure, rovesciando questo pensiero, sono nel tempo giustissimo per esserci. Per quanto mi riguarda scelgo senza ombra di dubbio la seconda ipotesi perché di Simona Molinari c’è oggi più bisogno che mai: talento cristallino, tecnica inestimabile, stile inconfondibile, bellezza raffinata, “testimonial” sensibile ed elegante della miglior tradizione jazz-popular del nostro cantautorato senza risultare neanche per un misero secondo datato. Petali è l’ennesimo suo capitolo, da consumare e custodire per sempre.
44° Miglior album 2022 – The Slow Show – Still Life
È un vero peccato che la band di Manchester (sempre lei la città!) abbia un seguito veramente ridotto rispetto alla qualità sopraffina e di cinematica visione dei propri album, ogni volta una proposta che coniuga l’indie-rock più intimista ad armonizzazioni romanticamente ariose senza scadere mai nel dolciastro e ampolloso, ma anzi stupendo per variazioni e complicità. Senza contare che la voce baritonale di Rob Goodwin è un collante così potente da tenere insieme la propensione letteraria alla vocazione orchestrale rendendo impossibile allontanarsi dall’ascolto del disco fino all’ultima nota. I The Slow Show sono una esperienza eccezionale in ogni loro uscita e sarebbe un vero peccato perdersela, credetemi.
43° Miglior album 2022 – Natalia Lafourcade – De Todas Las Flores
Natalia Lafourcade non è semplicemente una cantautrice messicana, è una di quelle artiste scelte sicuramente dal destino per testimoniare e rendere atemporale una dimensione musicale che dalle radici profonde della sua terra si eleva a racconto universale, coinvolgendo gli ascoltatori sul senso della vita e della morte, sulle piccolezze quotidiane e sulle meraviglie del creato, sulla inesauribile sete d’amore e sull’incostante senso di sicurezza nei percorsi voluti e intrapresi. Accompagnata da musicisti di livello eccelso, Natalia ha scritto la sua opera più ambiziosa e complessa immortalando in modo eccelso un momento di notevole ispirazione. Bellezza vera.
42° Miglior album 2022 – Ibisco – Nowhere Emilia
Non ho mai ricercato nella musica la perfezione, soprattutto nell’ambito popular dove credo la stessa esigenza da cui nasce l’inspirazione necessita di sporcarsi/sbagliare per diventare “reale compagna di esistenza”: Nowhere Emilia è un album che fa delle sue imperfezioni la sua più grande forza, il voler mettere mani e cuore nelle pozzanghere sporche della periferia umana è un atto liberatorio, il dover (inn)alzare il canto giovanile sopra le macerie post-indie-pop sia esigenza per potersi alienare dalla scena-pattumiera ingombrante, il lasciar l’istinto wave prevalere sulla formula confezionabile stream-friendly occorra al fine di schierarsi con la visceralità delle canzoni finalmente vive. Bravo Ibisco, molto.
41° Miglior album 2022 – The Orielles – Tableau
Altra band a cui mi sono affezionato fin dal primo album e di cui sto sperimentando, ad ogni uscita, una presa di consapevolezza nei propri mezzi compensata dalla voglia inequivocabile di mettersi alla prova e sperimentare: Tableau fotografa gli ancora molto giovani The Orielles alla nuova prova con una attitudine psych-cosmic al servizio della loro indole indie-rock senza disdegnare incursioni in territori prettamente atmosferici-dream in cui cullarsi. Album potenzialmente grandioso che avrebbe beneficiato di qualche taglio in fase di produzione che però posiziona, se ci fossero stati ancora dubbi, la band nelle ormai certezze della scena rock mondiale e non più come semplice promessa.
40° Miglior album 2022 – The Weeknd – Dawn FM
È indubbio che Abel Tesfaye, in arte The Weeknd, con questo Dawn FM abbia cercato di alzare l’asticella compositiva pur restando solidamente ancorato alle radici pop 80’s del precedente lavoro: il risultato a mio avviso non ha raggiunto le vette sperate e a dirla tutta risulta inferiore ad After Hours, ma ciò non toglie l’ottima tenuta del livello generale delle canzoni “trasmesse” in questa ipotetica e fantasiosa “radio” che prediligono ritmi più compassati a quelli più squisitamente ballabili, seppur presenti anch’essi. Ciò non toglie che lo scettro di “popstar maschile mondiale” di questi ultimi anni rimanga ancora saldamente nelle sue mani.
39° Miglior album 2022 – FKA Twigs – Caprisongs
A proposito di popstar, la vita di Tahliah Debrett Barnett ovvero FKA Twigs sembra sempre più una altalena in cui la notorietà va di pari passo con traumi e un saliscendi emotivamente pericoloso: fortunatamente sul lato artistico, l’interprete (compositrice, ballerina, coreografa, regista, etc.) continua ad esprimersi su standard qualitativamente invidiabili anche quando decide di regalarci il suo primo mixtape e non un nuovo album. Il risultato è per forza di cose più variegato e lascia più spazio alle impronte dei vari producer/featuring (tra cui The Weeknd appena visto in questa classifica) coinvolti senza però scalfire la sempre magnetica personalità artistica di FKA Twigs. Un viaggio per le terre dell’hip-hop, urban e pop più contemporaneo. In attesa del nuovo disco.
38° Miglior album 2022 – Cave In – Heavy Pendulum
Chi mi conosce bene sa che il mio rapporto con il grande alveo del metal (per non parlare del classic-rock) non è mai stato facile per molte ragioni, ma la mia irrefrenabile curiosità mi ha comunque impedito di chiudere i ponti definitivamente (come del resto con qualsiasi altro genere). I Cave In sono una costante in questa mia difficile “vicinanza”, grazie in primo luogo a quel Jupiter che risultò all’epoca dell’uscita, inizio secolo, tra i miei ascolti preferiti. Nel 2019 l’album Final Transmission era apparso come il capitolo finale della loro storia in virtù anche e soprattutto della morte del componente storico, il bassista, Caleb Scofield: invece il dolore, la rabbia, l’unione nella band (tutti i ricavati dell’album andarono alla famiglia del compianto), l’amicizia di alcuni musicisti della scena, tra cui Nate Newton subentrato per il tour a Caleb e poi rimasto in pianta stabile, e ovviamente lo spirito ancora indomito per la musica ha riportato in studio i Cave In. Il risultato è questo Heavy Pendulum, praticamente un riassunto di tutte le puntate precedenti gratificato però di tutta la bellezza, potenza e talento possibile. Impossibile perderselo.
37° Miglior album 2022 – Mario Pigozzo Favero – Mi Commuovo, Se Vuoi
Possiedo tutti gli album dei Valentina Dorme (compresi quelli autoprodotti comprati in una edizione del Miami) e ho avuto la possibilità di vederli dal vivo più volte. Li ritengo sicuramente tra i segreti meglio custoditi della scena alternativa italiana di inizio 2000. I Valentina Dorme erano essenzialmente Mario Pigozzo Favero che quest’anno ha deciso di fare uscire per la prima volta un lavoro a suo nome accompagnato da alcuni amici musicisti, tra cui membri dei Non Voglio Che Clara (adoro) e Jennifer Jentle: l’autore ha confezionato come sempre una serie di canzoni in cui la parte testuale gronda di letteraria passione e convincente narrazione affidandosi però ad un mantello musicale meno elettrico del solito e più rotondamente e spiccatamente cantautorale in cui gli arrangiamenti sono un continuo piacere da scoprire di volta in volta. Un album veramente riuscito, complimenti.
36° Miglior album 2022 – Yeah Yeah Yeahs – Cool It Down
Ammetto che fa un po’ impressione pensare che siano passati già 20 anni dalla scena indie-rock di inizio secolo con band come The Strokes, LCD Soundsystem, Black Rebel Motorcycle Club, Interpol e molti altri. Tra queste band c’erano anche gli Yeah Yeah Yeahs dell’allora “new queen” Karen O che con il “singolo-pastiche” Maps, in alta rotazione su MTV, si posizionarono con il loro “debut-album” nelle classifiche di tutto il mondo. Di acqua ne è passata sotto i ponti e dopo una lunga pausa (quasi 10 anni dal precedente long-playing”) dove Karen O ha girovagato per altri progetti, ecco finalmente Cool It Down, nuovo disco e soprattutto per chi scrive quanto di meglio il gruppo abbia fatto in carriera: una catarsi elettronica che avvolge sia i brani dal tiro più frenetico che le ballatone melanconiche riducendo ad alcuni punti focali l’utilizzo delle chitarre e sostenendo il tutto con ritmi di stampo electro. Un grande bentornato a questi rinnovati Yeah Yeah Yeahs.
35° Miglior album 2022 – Mitski – Laurel Hell
Probabilmente la canzone che ho più condiviso con amici e conoscenti in tutto questo 2022 è stata The Only Heartbreaker di Mitski, cavalcata “new romantic” irresistibile per i suoi poco più di 3 minuti. Hit praticamente perfetta. Il resto di Laurel Hell comunque non sfigura e continua a farci apprezzare l’evoluzione costante dell’autrice nippo-statunitense che, album dopo album, arricchisce la sua primaria proposta indie-rock con infiltrazioni “wave”, riflessioni “ambient” e anche scorci di cantautorato riflessivo. Veramente complimenti a Mitski che ha realizzato un lavoro sfaccettato in cui la leggerezza non è poi così leggera e le tematiche non sfociano per forza in pesantezza d’ascolto. Merita molto la ragazza.
34° Miglior album 2022 – Breathless – See Those Colours Fly
Nel coro unanime degli appassionati anzianotti di come un tempo sembrasse piovere musica eccelsa e artisti apparentemente meravigliosi che allietavano costantemente le nostre giornate, quest’ultimi forse si sono dimenticati di come una band dall’attività discografica personalissima ed eccelsa come i Breathless siano sempre stati non solo “occasione” per pochi (p.s. ne possiedo centinaia di altri esempi simili) ma addirittura quasi del tutto ignorati: per fortuna la band inglese prosegue la sua strada fregandosene del successo e del riconoscimento, proponendo a ben 10 anni dall’ultimo lavoro questo See Those Colours Fly, ennesimo autorevole rimescolamento delle carte dove viene accentuata l’anima dream-dilatata del gruppo pur non dimentichi di quella matrice “gothic-gaze” da sempre loro caratterista irremovibile. In un’epoca come la nostra in cui i social si riempiono dei “soliti santini” della discografia andata, io mi tengo stretti i Breathless e quelli come loro che hanno fatto realmente la storia “laterale” del rock.
33° Miglior album 2022 – Sudan Archives – Natural Brown Prom Queen
A volte mi accade di pensarmi esistere in realtà parallele: com’è possibile che nel resto del mondo una delle novità più rilevanti dell’anno possa essere Sudan Archives e invece in Italia devo ancora leggere disquisizioni moraleggianti e prive di concreto contenuto sui videoclip di Elodie?! Del resto, siamo in un paese in cui da sempre le donne (artisticamente?!) devono ricoprire non più di due o tre ruoli ben definiti (e se vuoi essere sexy non puoi sicuramente possedere altre qualità) e comunque di secondo piano. Va beh, passiamo oltre: Brittney Denise Parks alias Sudan Archives ha realizzato un album di “new-r’n’b” esplosivo in cui alla contaminazione quasi schizofrenica sul lato compositivo si somma una ricerca testuale irriverente e smaccatamente hot, ovviamente trasposto quando possibile in un immaginario visivo/comunicativo di pari livello. Non ci credo molto, ma forse un giorno le realtà parallele si riusciranno ad incontrare.
32° Miglior album 2022 – cmqmartina – vergogna
A proposito di donne, di ruoli, di approccio alla musica, di costanza e voglia di non affiliarsi alla solita solfa, di colpire dove può essere più utile e di graffiare invece in zone inaspettate, di possedere indubbie capacità tecniche e di una sorta di menefreghismo di quella medesima tecnica, di saper coinvolgere chi ti valorizza e di affidarsi emotivamente al proprio pubblico per risplendere ulteriormente, di portare avanti un percorso quasi unico e allo stesso tempo trovarsi a tracciarlo per i tanti/e che si sentono vicini/e, di come è possibile essere un’artista presente dove vorrebbero tu fossi e immediatamente dopo riuscire a fuggire da quei confini prestabiliti, di essere, insomma, cmqmartina e stare scrivendo una storia del tutto personale e speciale nel mercato discografico italiano. vergogna è bello, davvero molto bello. Grazie Martina.
31° Miglior album 2022 – Makaya McCraven – In These Times
Che epoca fortunata che stiamo vivendo, dove quel che sarebbe dovuto sempre accadere accade ovvero interpretare la musica come un flusso di radici e sviluppi concatenati senza paletti e obblighi formali a cui ogni tipologia di ascoltatore può finalmente approcciarsi senza per questo sentirsi traditore o indesiderato fan (e questo fa “impazzire” ancora molti purtroppo). E infatti il jazz sta vivendo in questi anni una spontanea curva ascendente nutrendosi di appigli “world” e connessioni a 360° di genere risaltando ovunque con alcuni dei suoi interpreti campioni di apprezzamento e soprattutto di moltissima qualità offerta alle orecchie di chiunque ami la musica, dal pop al rock, dall’IDM al dub, dall’hip-hop e via dicendo. In These Times di Makaya McCraven sarà presente in tante classifiche di fine anno non perchè come piace affermare ai soliti “soloni” gli ascolti si sono omologati, ma semplicemente perché è un lavoro riuscitissimo nel far convergere in tanta bellezza le sue diverse anime jazz, elettroniche, funk, afro e tante altre.
30° Miglior album 2022 – Working Men’s Club – Fear Fear
Secondo album dei Working Men’s Club a distanza di 2 anni e ulteriore passo in avanti per una formazione con potenzialità reali di diventare un punto fermo della discografia mondiale di questi anni: il mix di post-punk ed synth-rock del primo lavoro ha visto uno spostamento deciso verso la seconda connotazione rielaborandola in chiave maggiormente dance ma con una attenzione maniacale ai beats-nervosi e al canto sinuosamente marziale di Sydney Minsky-Sargeant, in realtà artefice in toto di tutti i pezzi presenti nell’album. Ottimo davvero ma mi aspetto per il terzo capitolo la consacrazione assoluta sia di pubblico che di alfieri del genere insieme ad altri pochi nomi anch’essi sul trampolino di lancio.
29° Miglior album 2022 – Angel Olsen – Big Time
Nonostante un periodo molto difficoltoso soprattutto a livello umano, la produzione artistica della Olsen non accenna a diminuire di frequenza e anzi sembra sempre più intrecciata con gli avvenimenti più intimi dell’autrice che affida alle sue opere contenuti, emozioni e musicalità per sublimare, coinvolgere e sostenere il suo cammino insieme a chi ormai la segue con amore e passione. Big Time non raggiunge le vette di lirismo di pop di My Woman o il picco compositivo ed eclettico di All Mirrors, però si rende inattaccabile qualitativamente sul versante alt-country e sul sincero flusso poetico, profondo ed accurato che confluisce in ogni brano. Nota di merito aggiuntiva per la produzione intensa e meticolosa di Jonathan Wilson. Godetevi il bel cortometraggio nei commenti.
28° Miglior album 2022 – Lambchop – The Bible
La classifica di fine anno mi dona praticamente ogni volta la possibilità di ripetermi e di continuare ad affermare che finché Kurt Wagner aka Lambchop avrà voglia e tempo di produrre musica, questo mondo spesso triste e terribile lo sarà decisamente meno grazie proprio a lui e alle sue canzoni. The Bible è l’ennesimo album stupefacente dell’autore di Nashville in cui ogni canzone è nutrita e perfezionata da correnti limpide di country orchestrale, da onde magnetiche di glitch-battiti, da contrasti luminescenti di pianoforte/chitarre e anfratti angolari di jazz. E in tutta questa meraviglia la voce, autentica o filtrata, di Kurt ci racconta la vita e l’umanità con il consueto piglio e la piacevole ironia. Ennesimo inchino a questa colonna portante dei nostri anni.
27° Miglior album 2022 – Danger Mouse & Black Thought – Cheat Codes
Nei paesi dotati di un minimo di senso critico e di ascolti ancora sintonizzati sul presente, l’attesa per un album a firma congiunta di Tariq Trotter alias Black Thought e Brian Burton alias Danger Mouse era altissima, vuoi per la storia importante nella scena “urban” dei due artisti negli ultimi 2 decenni e vuoi per l’impronta fermamente autorale che entrambi hanno sempre riprodotto nei loro lavori. Neanche a dirlo Cheat Codes non solo ripaga dell’attesa e dell’hype, ma anzi rilancia con una collezione di canzoni energiche e potenti in cui il rap si fa collante di un insieme di trame e composizioni a spettro largo, contaminandosi con quasi ogni estremità della miglior black-music. Album eccezionale come del resto eccezionali gli amici/artisti coinvolti come, tra gli altri, A$AP Rocky, Run The Jewels, Conway the Machine, Michael Kiwanuka e del compianto MF Doom.
26° Miglior album 2022 – Messa – Close
Chiedo immediatamente venia perché ho scoperto i Messa, band padovana, solo con questo terzo long-playing e ammettere ora di essermene innamorato non rende l’idea di quanto mi è accaduto incontrandoli: doom-metal, stoner, attitudine gothic, ricami jazz, power rock, global music, solidità di gruppo ed una voce incredibilmente magnetica. Come scritto in precedenza non posso di certo ritenermi un vero esperto del metal e le sue derive, però non mi sembra di aver ascoltato in questi anni molte opere paragonabili a questo Close, sia per impatto che per emozionalità. In altri luoghi e per altre band si sente parlare spesso di eccellenza italiana nel mondo, per i Messa a questo punto è obbligatorio inventarsi un termine differente e superiore a quello di eccellenza.
25° Miglior album 2022 – Shygirl – Nymph
Autrice, rapper, cantante, dj, producer e fondatrice dell’etichetta Nuxx, Shygirl, dopo alcuni EP, giunge al suo album di debutto in compagnia di molto del meglio della scena IDM/Hyperpop contemporaneo tra cui Sega Bodega, Cosha, Danny L Harle, Mura Masa e Arca. L’album si delinea su coordinate meno dance e più d’ascolto/cantabilità con una varietà di approcci invidiabile, quasi a voler essere una presentazione al mondo della duttilità dell’artista, colpendo il bersaglio per qualità sia di scrittura che di realizzazione. Esordio da non perdersi e biglietto da visita per conquistare il futuro.
24° Miglior album 2022 – Dry Cleaning – Stumpwork
Confesso che la creatura di Tom Dowse, Lewis Maynard, Nick Buxton e Florence Shaw ha avuto gioco facile con me fin dalle sue prime apparizioni: cosa potevo voler di più che il mio amato post-punk si congiungesse con l’anima di una narratrice coinvolgente di prim’ordine come la Shaw sprigionando così carisma e densità ad ogni brano prodotto. Ecco quel che potevo voler di più era una prova di ulteriore maturità come questo secondo album, Stumpwork, dove la tavolozza delle sonorità si espandesse ancora (sferragliate alternative-rock, incursioni indie, illusioni jazzy) e la “raccolta di racconti” della speaker/cantante si ampliasse di nuove e scenografiche riflessioni, sensazioni, argomentazioni taglienti e speculative. Che album, signore e signori, che album!
23° Miglior album 2022 – Maria Chiara Argirò – Forest City
Non mi stancherò mai di ripetere che lo strumento più importante ed entusiasmante nella mia vita è il pianoforte e che ovviamente, quando ho la possibilità di incontrare un pianista, la mia attenzione è sempre tesa al massimo. Se poi l’incontro mi sorride ulteriormente regalandomi la conoscenza di una pianista come Maria Chiara Argirò che tratta lo strumento e la musica che compone con perizia, sensibilità, desideri di sperimentazione, incursione in territori inusuali o per lo meno navigati con tale dovizia da ben pochi altri esploratori, allora il sorriso mi si dipinge sulla faccia ancora più ampiamente e il cuore soprattutto umilmente ringrazia. Lasciatevi trasportare dall’immaginifico viaggio pianistico/elettronico/cameristico/jazz di Forest City, vedrete terre, mari e cieli memorabili.
22° Miglior album 2022 – The Smile – A Light For Attracting Attention
Probabilmente dei side project che ruotano attorno ai Radiohead, questo primo album dei The Smile (Yorke, Greenwood, Skinner dei Sons of Kemet e produzione dell’onnipresente Nigel Godrich) è stato quello che ha beneficiato di più interesse, visibilità e soprattutto plauso generale. Del resto, appare evidente una certa linea di continuità tra l’ultimo album dei Radiohead, A Moon Shaped Pool, e A Light For Attracting Attention con alcune piccole e sintomatiche differenze da anni si abbeverano della musica rock-liquida-sintetica del gruppo originario e adorano il trasporto intellettual(e)motivo delle loro canzoni soprattutto se la “messa in arte” è di questa qualità (e quantità). Per adesso molto bene in attesa di se o qualcos’altro possa accadere nel prossimo futuro.
21° Miglior album 2022 – Sharon Van Etten – We’ve Been Going About This All Wrong
Leggevo qualche giorno fa in un post di un collegamento Facebook la seguente frase: “Alle neo regine e reginette del pop folk preferisco le emozioni degli “scarti” di PJ Harvey”. Precisando che giustamente ognuno ha tutta la legittimità di esperienza e gusto per poter dire ciò che pensa, dentro di me non riesco però ad allontanare l’idea di come il tempo trascorso e la passionalità giovanile riesca in qualche modo a trasfigurare spesso il giudizio o per lo meno le impressioni; per fare un esempio se all’età di 15/16 anni avessi ascoltato un album come We’ve Been Going About This All Wrong di Sharon Van Etten, probabilmente dopo una forte commozione lunga tutte le canzoni presenti, avrei preso carta e penna per scrivere a questa ragazza il più sentito e convinto grazie. E in realtà lo sto facendo ancora oggi che l’età non è proprio più quella. Meraviglia.
20° Miglior album 2022 – Black Country, New Road – Ants From Up There
Certo che la situazione deve essere sembrata un po’ surreale o per lo meno per i fan lo è stata sicuramente: esordio fulminante e apprezzatissimo della band, immediatamente un secondo album, subito ascoltato e celebrato, nel medesimo momento però in cui il cantante e chitarrista della band annunciava la sua fuoriuscita dal gruppo. Che dire, nella vita meglio prendere il meglio di ciò che accade e, se si riesce, preoccuparsi il meno possibile del resto: Ants From Up There è un’opera che appare volersi prendere sulle spalle molta della meraviglia musicale che abbiamo visto avvenire in questi anni, dilatando ulteriormente le influenze interpretative/teatrali, abbordando un rock articolato in qualche modo speculare all’indie di inizio secolo, ammorbidendo il mantra post-rock con influenze emo(tional) e lasciando fluire il tutto in un concentrato “artsy” non privo di istintività. Probabilmente oggi come oggi pochi gruppi rappresentano la scena alternative con velleità mainstream come i Black Country, New Road, nonostante il futuro sembri a questo punto più da riiniziare piuttosto che da confermarsi.
19° Miglior album 2022 – Beth Orton – Weather Alive
Una definizione che sembra in questi anni “ammorbare” un certo tipo di pubblico e “quel tipo” di critica è quella di ribadire in qualsiasi situazione nostalgicamente chi e cosa sia veramente “classico”, ovviamente con il riferimento, esplicito o implicito, che ieri c’erano artisti “classici” che hanno realizzato album “classici” che tutto il pubblico ancora oggi ascolta e canta come “classici”. Per fortuna, il più delle volte queste situazioni mi lasciano estraneo ed indifferente poiché vengono riposti(ati) sotto il sole (dopo tutti questi decenni come fanno a non essere ustionati!) artisti ed album di cui ho sempre preferito fare a meno o che al massimo non ritengo così distanti qualitativamente dal resto, anche contemporaneo, dei miei ascolti. Invece trovo più interessante quelli che si possano definire “un classico” per natura ontologica della loro opera e la percezione costantemente tangibile. Un esempio? Ascoltate Weather Alive di Beth Orton dove ciò che si conosce e ciò che si crede conoscere sono ugualmente riassunti nell’arte meravigliosamente “classica” della sua interpretazione, vocale ed autorale.
18° Miglior album 2022 – Edda – Illusion
Mi sembra che il tutto sia abbastanza banale: nessuno canta come Edda, nessuno canta quel che canta Edda, nessuno può esimersi dal ritrovarsi nel (molto) alto e nel (profondo) basso che Edda canta. L’Edda solista ha ormai superato il numero degli album dell’Edda insieme ai Ritmo Tribale: se da una parte questo mi lascia una sensazione straniante dall’altra è inevitabile sorprendermi ancora una volta di quanto la sua voce risulti ancora oggi conficcata nel mio cuore e nella mia pelle, compiacendomi di quel tipo di bellezza unica e sicuramente improponibile se non esclusivamente concepita da lui. Se poi le canzoni questa volta hanno la collaborazione e soprattutto la sapienza della mano magistrale del grandissimo Gianni Maroccolo, resta solamente di abbandonarsi, smarrirsi, inebriarsi e infine risollevarsi in e da Illusion.
17° Miglior album 2022 – Weyes Blood – And In The Darkness, Hearts Aglow
Continua dritta per il proprio percorso con sicurezza e risultati invidiabili Natalie Mering alias Weyes Blood, percorso che a mio avviso non si ha ancora avuto la corretta percezione a quali vette potrebbe giungere; di certo credo sia sotto gli occhi di chiunque di stare assistendo con le sue ultime opere alla creazione di uno “status-artist” rilevante nella contemporaneità della musica popular, dove le evidenti radici classiche folk-rock e le similitudini con alcune grandi interpreti del genere (e non solo, vedi qualche reminiscenza “gothic”) vengano assimilate, rielaborate e rigettate fuori in brani ricchi di fascino, curatissimi nei dettagli melodici e squisitamente malinconici. Anche in questo And In The Darkness, Hearts Aglow la troviamo ancora una volta brava, intensa, consapevole, raffinata e vitale. Difficile chiedere di più.
16° Miglior album 2022 – Thus Love – Memorial
Provateci voi a resistere se ci riuscite all’esordio di questo trio del Vermont che si abbevera copiosamente al consueto pozzo senza fine di “quell’accavallo” (notturno e carnale) tra la fine 70’s e gli 80’s denominato generalmente per semplificarne la varietà e complessità “new-wave”: i Thus Love rischiano di diventare la nuova droga per tutti gli irrimediabili nostalgici (tra cui ovviamente io) di quell’epoca in cui i Psychedelic Furs erano i n°1 delle charts che contavano davvero, gli INXS insoliti affini prima della loro “epica-popular” e gli Smiths veleggiavano già dalle parti delle divinità con i loro 45 giri: Memorial è malattia e medicina nel medesimo spazio/ascolto per tutte le nostre crepe del tempo e dell’anima. Nonostante sia risaputo che non esiste e non esisterà mai la cura definitiva.
15° Miglior album 2022 – Emma Nolde – Dormi
In quasi 40 anni di sequela attenta ed ininterrotta di quel che accade musicalmente intorno a me, anche e soprattutto in Italia, nonostante purtroppo qualcosa sfugga sempre, posso dire con una buona dose di sicurezza che ancora nell’anno 2022 essere una artista donna in questo paese è una condizione più che difficile, quasi impossibile. Del resto, basterebbe osservare i dati di vendita e di presenze nei live per accorgersi che, tranne rarissimi esempi e neanche tanto rilevanti, la scena nazionale è praticamente tutta ad appannaggio dei maschietti a prescindere dal genere e soprattutto dalla qualità. L’impatto poi per me risulta ancora più assordante considerato che da anni la mia netta preferenza va verso autrici e interpreti femminili. Tutto questo solo per sottolineare ulteriormente che l’appena ventiduenne Emma Nolde, al suo secondo album, ha realizzato qualcosa di talmente stupefacente ed emozionante che avrebbe meritato non un altro paese, ma proprio un altro universo. Applausi commossi a scena aperta!
14° Miglior album 2022 – Just Mustard – Heart Under
La musica che preferisco ha sempre a che fare con le sensazioni e la carnalità più che con la tecnica sopraffina e la accuratezza compositiva. Non che le due caratteristiche citate non abbiano valore, ma quando ti ammanti di un album come Heart Under non sono certo quegli gli appigli a cui aggrapparsi mentre ti rendi conto di precipitare completamente. Piuttosto ti “stringi forte” alla voce limpida, sottile e cantilenante di Katie Bell mentre le chitarre innalzano tutto intorno a te lamiere sferzanti e la ritmica smuove l’oscurità in flussi ondivaghi e ipnotici. Shoegaze, noise, post-punk, dream-rock, le etichette servono a ben poco mentre si viene avvolti e ricoperti dai brani di Heart Under e le percezioni anche più primarie e istintive non sembrano più tanto affidabili, meglio lasciarsi assorbire e constatare infine come si risulterà cambiati una volta terminata l’esperienza.
13° Miglior album 2022 – Florist – Florist
Leggere così tanti apprezzamenti da parte della critica mondiale, compresa quella nostrana, per Emily Sprague, cuore e tuttofare del progetto Florist, mi riempie di un sottile e piacevole orgoglio: fin dal suo esordio nel 2016 sono stato un grande sostenitore di Emily e ho cercato di evidenziarne la caratura cantautorale e la sua visione lo-fi del folk ovunque avessi spazio (inseriti tutti i suoi album precedenti nelle relative classifiche di fine anno). Nella musica di Florist lo spazio, intimo ed esterno, è importante quanto le armonie, la voce è poco più di una carezza o un bacio accennato, le chitarre ricami su tessuti di seta e l’elettronica (e tutto il resto) l’azzurro appena sotto le prime luci dell’alba o sull’abbandono del chiarore lunare. Basta veramente poco per innamorarsi completamente di Florist, ad esempio accettare senza resistenze l’accadere della realtà nella sua inevitabilità e spesso improvvisa bellezza.
12° Miglior album 2022 – Kendrick Lamar – Mr. Morale & The Big Steppers
Quando hai la consapevolezza che praticamente tutti sanno che sei l’autore rap più importante della tua generazione e, in generale, uno degli artisti più rilevante della musica popular di questo secolo (e non solo), ogni nuova proposta potrebbe sembrare uno scoglio insormontabile e un dirupo rischioso in cui scivolare. Eppure, Kendrick Lamar sembra far sembrare questa situazione qualcosa di non così complicato e ad ogni opera nuova trova il modo di sorprenderci per la costante qualità e allo stesso tempo la sua incapacità di ripetersi: diciamolo subito Mr. Morale & The Big Steppers non tocca i vertici assoluti di Damn e quindi neanche del probabilmente inarrivabile To Pimp a Butterfly, ma comunque segna anche in questa occasione un solco preciso e nettotra Lamar e tutti gli altri, nonostante l’album prema in modo più evidente sul lato personale dell’autore e affiori un senso di negatività a suo avviso maggiormente rappresentativo della società di questi ultimi anni. Il numero uno continua ad essere il campione a cui guardare e con cui confrontarsi.
11° Miglior album 2022 – Jockstrap – I Love You Jennifer B
A questa e alla prossima posizione in classifica sono segnalati due album d’esordio di artisti da una parte similari nel percorso discografico, alcuni extended play prima del grande salto, dall’altra differenti nella proposta più prettamente artistica: iniziamo con I Love You Jennifer B dei Jockstrap, sicuramente il nuovo progetto pop più celebrato in questi 12 mesi. Il duo composto da Georgia Ellery, già nei Black Country, New Road, e Taylor Skye, cantante, musicista e autore di remix per gente come Frank Ocean e Beyoncé, ha realizzato un album estremamente versatile, fluido nel condensare le idee e molto fantasioso nel miscelare i più svariati elementi in canzoni immediatamente accattivanti e allo stesso tempo dotate di una complessità tutta da scoprire, ascolto dopo ascolto. Candidati fin da ora al ruolo di innovatori/propulsori di future hits di questo decennio e magari anche del prossimo. Grandissimo esordio.
10° Miglior album 2022 – MorMor – Semblance
L’altro esordio e anche il più in alto in questa classifica è per il mio personalissimo eroe musicale MorMor, già protagonista qualche anno addietro di una eccezione nella classifica di fine anno per aver inserito il suo EP nonostante io solitamente tratti solo di album. Conferma e stra-conferma del talento cristallino di Seth Nyquist, in arte MorMor, è questo Semblance, collezione di 11 brani in cui l’autore fa bella mostra del suo ampio respiro, sinuoso e melanconico, di splendida e preziosa musicalità tra spettri “Prince-ani”, slanci wave, piacevolezze soul e solidità acustic/elettrica. Entrare nel mondo di MorMor appare seducente in principio, pretende in seguito un forzato abbandono e infine conquista con decisione anima e corpo. Top ten 2022!
9° Miglior album 2022 – Big Thief – Dragon New Warm Mountain I Believe In You
Ogni anno mentre rifletto e poi stilo la classifica degli album che ho maggiormente apprezzato e soprattutto ascoltato durante l’anno arriva ogni volta un punto in cui mi stupisco e mi accorgo che fortunatamente i miei gusti “pregiudizievoli” non riescono ad abbattere il sano e fondamentale piacere dell’ascolto a prescindere anche e soprattutto di artisti non propriamente tangenti alle mie consuetudini: ovviamente conosco i Big Thief e già un loro album fece capolino in una mia classifica di qualche anno fa, ma poi e poi mai avrei pensato un giorno di ritrovarmeli addirittura nella mia “top ten” con un’opera che oggettivamente ho consumato durante tutti questi mesi. I brani contenuti nel lungo Dragon New Warm Mountain I Believe In You mi hanno stregato facendomi assaporare un ventaglio folk-country-rock mai ripiegato su cliché statici ma anzi convincente nel trattare gli stilemi classicheggianti per orizzonti ben meno definiti di quanto era lecito aspettarsi. Confortante e spiazzante allo stesso tempo, i Big Thief sono la mia personalissima sorpresa del 2022.
8° Miglior album 2022 – Alvvays – Blu Rev
Al contrario dei Big Thief, per gli Alvvays mi sono speso subito e molto durante la loro quasi decennale carriera, anche quando non eravamo proprio così in tanti a credere nella band: sono veramente molto contento dell’apprezzamento quasi univoco che Blu Rev ha raccolto in giro per il mondo, aumentando in modo considerevole il numero dei loro fans e posizionandoli tra le band più cercate e volute nei Festival di quest’anno e di quelli in arrivo nei prossimi mesi. Del resto, il nuovo album ha evidenziato una sintesi ancora più evoluta e convincente del loro shoe(pop)gaze dai contorni zuccherosi e dalle sciabolate indie, dove ancor più del solito ci si lascia amabilmente condurre dal canto (e i suoi testi) di Molly Rankin. Irresistibili e incantevoli.
7° Miglior album 2022 – Beach House – Once Twice Melody
L’accusa che viene fatta usualmente ai Beach House e in parte anche condivisibile è una certa ripetitività del loro approccio alla materia musicale che album dopo album li ha visti emergere con eleganza e classe rispetto a qualsiasi epigone ma allo stesso tempo ripiegarsi leggermente su sé stessi. Proprio per questo Once Twice Melody ha colto subito nel segno e rilanciato ulteriormente la band nelle quotazioni della critica e soprattutto nel gradimento del pubblico: l’album opta per rinforzare tutte le caratteristiche “dreamy-rock” del sound del gruppo per poi inoltrarsi in una visione quasi “cameristica” con l’utilizzo di archi ariosi e in altrettanti territori sintetici grazie all’utilizzo di beats, glitch e tastiere essenziali. Opera composita e dal minutaggio importante, ma molto coesa e sublime nel riprendere, addensare e ripresentare al mondo tutte le qualità dei Beach House in quello che probabilmente ad oggi anche se non fosse il loro miglior album ci si avvicina sicuramente parecchio. E non è cosa da poco.
6° Miglior album 2022 – Fontaines D.C. – Skinty Fia
Che goduria l’esistenza dei Fontaines D.C.! Mesi e mesi ad osservare da una parte la frangia dei vecchietti nostalgici, irosi e commentatori seriali nell’elencare le motivazioni del perché la band di Dublino non meriterebbe (o meriterebbe poco) tutta l’attenzione e il successo che sta ricevendo, dall’altra una cospicua e in perenne crescita fan-base che ritengono il gruppo irlandese tra gli avvenimenti più rilevanti e convincenti di questi anni. I Fontaines D.C. con Skinty Fia hanno realizzato il loro salto quantico sia in avanti che prettamente identitario anche per tutti gli altri nomi che si stanno imponendo nella scena post-punk contemporanea (solo a titolo esemplificativo Idles, Protomartyr, Shame, The Murder Capital) al fine di reclamare il giusto e decisivo riconoscimento nella storia del rock tout court, senza se e senza ma. Ovviamente in questa sede non solo si tifa per loro (e anche per le altre band meritevoli), ma si certifica per le proprie possibilità, capacità, esperienze, conoscenze e gusti che Skinty Fia è un album semplicemente clamoroso. A voi da che parte stare.
5° Miglior album 2022 – Rosalía – Motomami
Quando nel 2018 inserii al primo posto nella classifica di fine anno l’album El mal querer di Rosalía, uscito tra l’altro da solo poche settimane rispetto alla mia compilazione (2 novembre), ricordo ancora la maggior parte delle reazioni sia tra i miei contatti che tra quelli numericamente superiori di Off Topic Magazine, web-magazine su cui viene editata da anni questa mia selezione annuale: diciamo per farla breve che non ci fu un grande apprezzamento. Fortunatamente e contrariamente a quanto certi “italian-postatori” vogliono farci credere, la realtà è ben diversa dall’oscurantismo e (pre)giudizio di quest’ultimi e infatti Rosalía si è imposta da quel momento in poi come artista straordinaria, diva riconosciuta e superstar mondiale nonostante la lingua e il mix estremamente onnivoro della sua musica. Quest’anno Motomami è stato incensato da praticamente tutta la critica possibile e il relativo “World Tour” sta realizzando un sold-out dietro l’altro. E per quelli che l’essere “famoso” non equivale a bravura, Motomami è un’opera di potenza, sostanza e ricchezza da far impallidire molti album di autori/interpreti ben più celebrati nella storia della musica popular. P.S. Un ultimo consiglio: non fanno più ridere né tantomeno vi valgono come attestazione “critica” i sempre numerosi commenti offensivi sulla nudità, provocazione e presunto cattivo gusto su Rosalía, Beyoncé, Elodie e qualsiasi altra ragazza/donna che voglia (rap)presentarsi nella propria musica attraverso il proprio corpo e gli atteggiamenti che prediligono e che fortunatamente in questa parte di mondo sono ancora concessi. Potete sempre trasferirvi nei posti dove tutto ciò non è concesso.
4° Miglior album 2022 – Tess Roby & Dawn to Dawn – Ideas of Space & Postcards from the Sun to the Moon
Poteva mancare un’ulteriore eccezione in questa classifica, iniziata proprio con due eccezioni?! A mia discolpa in realtà parliamo di una eccezione parziale poiché è vero che inserisco in una sola posizione ben due album, ma è altrettanto vero che dietro ai due progetti c’è sempre la mia adorata Tess Roby che quest’anno ha deciso di regalarmi oltre al secondo long-playing in carriera anche l’esordio del suo nuovo gruppo Dawn to Dawn. Se Ideas of Space continua il discorso artsy-synthdi cui Tess è a mio avviso il miglior alfiere in circolazione, Postcards from the Sun to the Moon, pur richiamando ovviamente l’identità/anima dell’autrice, si fa seguire insieme agli altri due musicisti anch’essi di Montreal (Adam Ohr and Patrick Lee) in ambiti più elettronic-dance ma sempre con le luci soffuse. Nel segno delle più importanti autrici ed interpreti ethereal-pop di sempre, Tess Roby merita spazio e un posto al sole che purtroppo tarda ad arrivare: bellezza assoluta ancora per pochi ma del doman non v’è certezza.
3° Miglior album 2022 – Held By Trees – Solace
Inizio questo podio della classifica con un regalo a me stesso e, mi auguro, a molti degli amici, conoscenti e semplici contatti per cui gli “anta” ormai sono un campo da gioco ben avviato e conosciuto. Partiamo dai musicisti che hanno collaborato all’album: Tim Renwick, turnista dei Pink Floyd, la leggenda blues Eric Bibb, il fondatore dei Dire Straits, David Knopfler, il collaboratore dei Blur, Mike Smith, e infine Gary Alesbrook, già nei Kasabian, Super Furry Animals ed altri. Gli Held By Trees nascono da una idea del musicista David Joseph che ha voluto omaggiare l’indimenticabile e a mio avviso tra i più grandi di sempre Mark Hollis, sia come solista che nelle ultime opere con i Talk Talk, vedi gli strabilianti Spirit Of Eden e Laughing Stock. A partire da una copertina che richiama nettamente quegli ultimi lavori, Joseph ha riunito l’ensemble proprio con alcuni musicisti che suonarono con l’Hollis del periodo (Robbie McIntosh, Martin Ditcham, Simon Edwards, Lawrence Pendrous, Andy Panayi) e, insieme agli ospiti citati sopra, ha realizzato l’album strumentale Solace: otto brani in cui credo rivivrete la dimensione di quella musica che vi ha cambiato la vita per sempre senza che voi neanche ve ne accorgeste. Ovviamente l’augurio è che anche per i più giovani questa dimensione possa essere un giorno ugualmente importante. La musica.
2° Miglior album 2022 – Alice – Eri Con Me
Impossibile per me non soffermarmi in questo 2022 all’amore unico e irripetibile che mi lega da sempre ad Alice che proprio durante questi 12 mesi ha festeggiato 50 anni di attività discografica e ricevuto il Premio Tenco alla carriera, una vita intera a portare la “nostra” musica a vertici di meraviglia assoluta grazie ad una voce che potrebbe essere quella stessa dell’anima, una capacità intuitiva/compositiva di eleganza contenutistica/formale con pochi eguali e ovviamente all’incontro prima umano e poi artistico con il maestro dei maestri (anche se lui non amava l’appellativo) Franco Battiato. Ascoltare Eri Con Me non è facile per il sottoscritto, un continuo rincorrersi di emozioni irrefrenabili tra l’estasi e la malinconia, tra l’autentica gioia allo smarrimento di ciò che apparentemente non sarà più. Eri con me non è un omaggio a Battiato come in molti hanno scritto, Eri Con Me è Alice trasfigurata e completamente aderente alla musica, all’arte, all’esistenza immortale di Franco, pur non tradendo mai la sua unicità artistica ed interpretativa. Ora e sempre, Alice e Battiato, ora e sempre. P.s. chiedo umilmente perdono al maestro Carlo Guaitoli e ai I Solisti Filarmonici Italiani per non aver scritto della loro incredibile bravura.
1° Miglior album 2022 – Kae Tempest – The Line Is A Curve
Prima o poi doveva accadere. La strada che sto percorrendo da una vita intera nella musica, da qualche anno a questa parte mi ha fatto avvicinare, interessarmi e infine conoscere sempre più a fondo il grande e variegato universo dell’hip-hop, non solamente il genere popular per eccellenza degli ultimi vent’anni, ma anche quello più sostanziale nell’appartenere e descrivere i nostri giorni. E quindi per la prima volta negli ascolti di un anno intero, l’album che più ho apprezzato, ascoltato e amato è un album hip-hop ovvero The Line Is A Curve di Kae Tempest contenente, tra l’altro, anche la mia personale canzone da brividi di questo 2022, Salt Coast. Il rap di Kae è quanto di più simile alla lettura/declamazione di un poeta (del resto Kae si sta imponendo anche come romanziere e autore teatrale) che riassume e rilegge la quotidianità in quello che è per sua definizione una questione umana e comunitaria, una storia di lotta, transizione e accettazione, una vitale e irresistibile testimonianza contemporanea dal valore carnale, territoriale e universale. Le basi sono un raro esempio della capacità di Kae (e i suoi musicisti) di creare la miglior sintesi ritmica/melodica di sostegno per le parole e il loro fluire magneticamente. The Line Is A Curve è l’opera di cui avevo bisogno senza saperlo e fortunatamente sembra che in molti altri si siano trovati nella mia stessa situazione: non siamo noi a trovare la musica, è lei a sceglierci, entrarci dentro e cambiarci ogni singola volta. Alla prossima.
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