L I V E – R E P O R T – D A N Z A
Articolo di Annalisa Fortin
Moving Souls, anime in movimento, sesta edizione del Festival Danza in Rete, promosso dalla Fondazione Teatro Comunale di Vicenza e dalla Fondazione Teatro Civico di Schio, si è aperto con una prima assoluta, andata in scena sabato 25 febbraio presso il Teatro Comunale di Vicenza, ovvero la nuova creazione di Spellbound Contemporary Ballet, firmata dal coreografo Mauro Astolfi: L’Arte della Fuga.
Chi ama il balletto, e in particolare il balletto contemporaneo, può approcciarsi alla visione di “L’arte della fuga” con un certo tipo di aspettativa. Mi sentirei di escludere che ne rimarrà deluso, a meno che quello spettatore non sia del tutto sordo alla sublime musica di Bach e all’originale proposta coreografica di Mauro Astolfi. Nel qual caso sconsiglierei anche la lettura di questa recensione. Il sold out registrato presso il maestoso Teatro Comunale di Vicenza mi dà ragione di ciò.

Ma torniamo al balletto, ideato su una delle opere più complesse e affascinanti mai scritte: L’Arte della Fuga di Johann Sebastian Bach. E in questa coreografia ce n’è davvero abbastanza di fuga, nella tensione, nell’architettura, nel movimento, nel colore, nei personaggi. Il pubblico trova più di un’occasione per trasalire quando un danzatore o un oggetto in scena lo riporta nel cuore di un’opera musicale che è un vertice tra i classici della cultura mondiale. La drammaticità di questa Fuga è data teatralmente da movimenti frenetici e colmi di emozione dei danzatori, una sorta di squarci di dialogo, allusioni più o meno velate. Questo sapore, fortissimo, appare diffuso ovunque e costituisce la vera caratteristica del balletto.

Fino a qualche anno fa il tema della Fuga forse sarebbe stato risolto semplicisticamente parlando di decadenza del genere umano, invocando una rivoluzione politica e di costume che facesse piazza pulita di un torbido mondo e donasse agli uomini la loro libertà e autonomia. Oggi siamo meno superficiali e come fa Astolfi in questa coreografia, invochiamo gli strumenti della psicoanalisi, richiamati in questo balletto per far luce e consigliare rimedi. Eppure paiono impotenti di fronte al groviglio di contraddizioni e di assurdità, capaci di produrre dolore a ritmo continuo e frustrazioni (geniali) a quantità inverosimile. “Una fuga è fatta ad Arte se nessuno se ne accorge. Se anziché scappare da qualcosa o da qualcuno, mi confondo con gli altri”. Così introduce Astolfi il suo concetto di Fuga e in effetti veste i suoi ballerini con abiti “comuni”, da lavoro, da ufficio. A trasportare in scena l’enigma vertiginoso di Bach, la poetica precisione della Spellbound Contemporary Ballet, nata per volontà dello stesso Astolfi una ventina di anni fa. Questa compagnia, molto apprezzata per un linguaggio originale, un’ottima tecnica e la capacità camaleontica dei suoi danzatori, ha ben interpretato il capolavoro musicale con un approccio compatto, dirompente e significativo. In questa coreografia i buoni e i cattivi non sono divisi da un taglio netto, così come non lo sono i felici e gli infelici. Se mai si potrebbe ritenere che tutti siano ugualmente infelici, che tutti nutrano l’intenzione di fuggire da qualcosa o da qualcuno… o da sé stessi.

Qui il programma del Festival DANZA IN RETE
Qui i prossimi spettacoli di Spellbaund Contemporary Ballet


Photo Credit © Cristiano Castaldi
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