R E C E N S I O N E
Recensione di Andrea Notarangelo
Vi racconto di un sabato pomeriggio della mia adolescenza. Non è importante quale, non si tratta di uno in particolare. Provo a darvi una breve descrizione solo per immaginare la scena. Sei appena uscito dal tuo negozio di dischi di fiducia e mentre ascolti qualche canzone con il walkman, estrai dal sacchetto il cd appena acquistato. Guardi e riguardi la copertina e inizi a chiederti se il tuo investimento sarà ben ripagato. Rimetti disco e scontrino nella busta e cammini per i viali rinfrescati da una pioggia che non c’ha creduto abbastanza e inizi le tue ‘riflessioni dalla strada’. Non so se questa fosse l’intenzione degli Iluiteq, ma vi posso assicurare che la copertina del loro quarto disco è tanto essenziale quanto significativa. Sergio Calzoni e Andrea Bellucci, il duo che ritroviamo dietro a questa ragione sociale, sono due musicisti navigati e che, nella scena ambient italiana hanno già detto la loro attraverso progetti come Red Sector A, Subterranean Source, Orghanon e Colloquio. Li ritroviamo oggi con un disco davvero ispirato che definire di ‘atmosfera’ risulta più che riduttivo.

Se una The Passage introduttiva ci coglie distratti e potrebbe ricordarci alla lontana progetti quali quello di Loscil, dove la simulazione di ambienti esterni la fa da padrona, con la successiva In Danger viene rimarcata la bravura dei due nell’impostare design sonori ben strutturati nei quali viene ricostruita con meticolosità una particolare sensazione, una malinconia del non vissuto. Provo a immaginarmeli mentre riportano in studio impulsi vissuti tra le strade di una qualunque cittadina, per creare in seguito l’ossatura sostenuta da nebbiosi interventi di tastiera. Per certi aspetti ci si ritrova con l’immaginazione in scenari cyber punk, come nella bellissima Runaway, una traccia che ci riporta direttamente a dimensioni care agli amanti di Blade Runner e alla sua indimenticabile colonna sonora a cura di Vangelis. In uno scenario notturno e fantascientifico sentiamo pioggia digitale depositarsi sui nostri capelli e su vestiti sintetici. Con la successiva New Reality avviene invece un passaggio di consegne metaforico nel quale ci sentiamo trasportati d’improvviso in una dimensione calda e accogliente. In tutti questi cambi di scena, ciò che resta sempre presente e pervade tutto il disco è la sensazione di movimento. Durante il processo di creazione, infatti, i nostri due musicisti si sono liberamente ispirati al romanzo ‘The Road’ (in italiano ‘La Strada’), di Cormac McCarthy, ma per rendere l’opera più umana, la parte elettronica è stata calmierata con sapienza dall’introduzione di particolari campionamenti, registrazioni ambientali e di strumenti quali ad esempio la chitarra elettrica e il piano acustico. L’ibrido che ci ritroviamo ad ascoltare assume fattezze molto spirituali che risultano evidenti in tracce come Long Way, New Home, dove l’effetto nebbia citato poco sopra cede il passo a una luce particolare che dona tranquillità.
Reflections From The Road, questo il titolo dell’album, ben descrive un’opera che non ha bisogno di raccontarsi, ma che lascia spazio alle emozioni e a episodi inaspettati. Qualsiasi vita, anche la più ordinaria e lineare, riserva una certa dose d’imprevedibilità e questo si percepisce nel momento in cui ti trovi ad affrontare dei buoni romanzi, o come in questo caso, degli ottimi album. Found In Silence, ultima canzone della raccolta, conferma quanto appena detto e ci lascia con stupore a riflettere sul fatto che certi dischi sono in grado di raccontare nel dettaglio una storia. Probabilmente la tua.
Tracklist:
01. The Passage (04:44)
02. In Danger (05:24)
03. Fate Unveiled (04:49)
04. It Happened In July (04:36)
05. Runaway (04:25)
06. New Reality (05:11)
07. Before And After (05:34)
08. Long Way, New Home (04:49)
09. Things Are Not What They Seem (04:47)
10. Found In Silence (04:46)
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