R E C E N S I O N E


Recensione di Nadia Cornetti

È uscito il 23 febbraio 2023 per Costello’s Records L’Arte di Star Bene, ultimo lavoro solista di Ciulla – al secolo, Antonio Ciulla – musicista toscano che in mezzo alla musica ci è nato e cresciuto (facendo parte, tra le altre cose, del gruppo dei Violacida sino al 2018, anno nel quale ha intrapreso la strada solista e ha anche vinto il Premio Ernesto De Pascale per la miglior canzone in italiano).
Ciulla definisce “L’Arte di Star Bene” il suo “nuovo primo disco, quello che mi ha coinvolto di più dal punto di vista produttivo e che mi ha fatto diventare grande“.
In effetti l’impressione che ho avuto una volta terminato il primo ascolto è stata di assoluta completezza: “L’Arte di Star Bene” basta a sé stesso, è un lavoro finito, il classico cerchio che si chiude, con brani molto diversi tra di loro ma che ben si amalgamano e si fondono per dare origine a un progetto completo.
La prima delle dieci tracce è quella che presta il titolo all’album: un esordio pacato, un brano che mi ha infuso moltissima calma, grazie alla sua base quasi lounge, tutta composta da chitarra pizzicata e un crescendo di strumenti e cori. Una voce caldissima e limpida canta “lascia tutto scorrere” – e un ruscello come base della canzone si sente per davvero – quasi suggerisce a tutto il pezzo il mood da tenere.

È vero che L’Arte di Star Bene è un album tutto sommato pacato, dalle atmosfere soft, ma non mancano i pezzi ritmati come Fantasma o Viaggi in Sud America: il ritmo qui rispecchia l’atmosfera apparentemente leggera e scanzonata che evocano i brani ma, ascoltando il messaggio del cantautore in Fantasma scopriamo una prima persona la cui sensazione è quella di essere schiacciati dalle aspettative degli altri, che non si possono deludere; al termine della canzone arriviamo a realizzare che si tratta solo di guardare le cose con un altro punto di vista, differente, per passare dal percepirsi sbagliati e dover chiedere “scusa, se da un po’ di mesi non brillo più, se non sono abbastanza… se le mie canzoni non ti piacciono più” al capire che forse è l’altro a condurre “una vita che non ci riguarda”.
Anche Viaggi in Sud America ha un ritmo fresco, spensierato, è vero, ma anche qui le parole ci suggeriscono che il mare tropicale del testo non è certamente il paradiso delle vacanze dove si rifugiano i protagonisti di una storia a lieto fine. Messaggi malinconici dunque, dove anche la musicalità più allegra non nasconde il significato, ma ci aiuta forse ad affrontarlo.
Una bellissima ballata – che è anche un po’ una preghiera – mi prende per mano e mi fa proseguire l’ascolto: Il Cielo sulle Spalle è proprio questo, una dedica, una richiesta di protezione dolce, sincera e dove, con il candore più puro, Ciulla non si vergogna a raccontare le proprie umane fragilità, che in fondo ci fanno sentire un po’ meno soli; tutto ciò raccontato sopra a una bellissima base di pianoforte.
Non è stato difficile capire, sino a questo punto, che le parole per Antonio sono importanti: ogni brano è come una poesia, una breve racconto, o una delicatissima dedica alla persona a cui vuole bene, e Povero me ne è un esempio: “se apro gli occhi… vedo soltanto te/ che nella provincia/ sei venuta a salvarmi”. E ancora Ragazzo Difficile, una pagina di diario dove il cantautore descrive se stesso con l’escamotage che funziona meglio: la verità, anche se può non piacere; o L’amore è inutile, altra dedica, questa volta al concetto protagonista di tutto l’album, l’amore, appunto, che è descritto con termini e immagini molto evocative di ciò che succede a chi ama (e che i piacevoli accordi di una tastiera per nulla invadente sfiorano appena, in un prodotto ottimamente registrato).
Un aspetto del disco che ho notato in tutto il mio ascolto è che l’accompagnamento musicale di ogni brano è estremamente rispettoso nei confronti della parte verbale cantata – o parlata, come succede in Intermezzo: nessuno dei brani mi dà la sensazione che manchi qualcosa o ci sia qualcosa di troppo. Antonio ha dosato bene musica, parole, ritmo e ha realizzato un prezioso prodotto, molto definito, che sa quel che dice e che direzione vuole prendere, donandoci pezzi da cantautorato di qualità, come Verrà altro tempo per noi o, ancora, Distante, la traccia di chiusura, dove ancora una volta nessuna fragilità viene celata.
Piccola voce fuori dal coro è il già citato Intermezzo, diverso, sì, ma solo in relazione a questo disco.

Ciulla non è nuovo, infatti, a esperimenti musicali come questo: nel 2020 era uscito Album dei Ricordi, una raccolta di ben 20 brani aperta da un pezzo omonimo all’album, a cui seguivano ben diciannove note vocali a tema “ricordo d’infanzia” – realizzate da altrettanti ragazzi e ragazze, grazie a una curiosissima call action – che sono state selezionate e poi musicate dal cantautore.
Torna dunque la stessa modalità, nell’unico pezzo parlato di questo nuovo disco, e questa volta è una persona cara a parlare ad Antonio: un bellissimo consiglio per non soffrire di un’eventuale delusione, un complimento sul bel lavoro fatto in questo disco, ma soprattutto – ed è quel che mi ha colpito di più – le parole usate per descriverlo: “non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che è vero”. E di verità, L’Arte di Star Bene, ce ne racconta davvero tanta.

Tracklist:
01. L’arte di star bene
02. Fantasma
03. Il cielo sulle spalle
04. Povero me
05. Ragazzo difficile
06. L’amore è inutile
07. Verrà altro tempo per noi
08. Intermezzo
09. Viaggi in Sud America
10. Distante

Photo © Chiara Borredon