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Simone Catena

Idles – Crawler (Partisan Records, 2021)

R E C E N S I O N E


Recensione di Simone Catena

La super band inglese Idles fa un ulteriore balzo in avanti, nel suo percorso energico e graffiante, con questa nuova creatura. Crawler è l’ennesimo viaggio distopico e martellante, per i ragazzi di Bristol che, dopo il precedente album Ultra Mono, uscito solo un anno fa, lanciandoli a un livello superiore sul genere post punk, si confermano alla grande. Con questa nuova fatica, prodotta sempre per l’etichetta americana Partisan Records, la band continua il suo cammino sopra composizioni eccellenti, creando delle vibrazioni personali e godibili. Anche nei testi troviamo passaggi di protesta che si sposano alla perfezione con il mondo visionario del gruppo, lasciando l’ascoltatore a bocca aperta. Il singolo delizioso The Beachland Ballroom, è solo il primo assaggio di questo lavoro, per un chiaro segnale alle nuove idee, che il gruppo mette in atto. La melodia leggera, si incastra sugli stop aggressivi, un autentico marchio di fabbrica. Poi sulla linea vocale inconfondibile di Joe Talbot, si inserisce tutta la rabbia e il dolore, per una traccia stupenda, che esplode nel cambio finale, con una grinta sensazionale. 

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Spectres – Hindsight (Artoffact Records, 2021)

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Recensione di Simone Catena

Il progetto canadese Spectres, torna alla ribalta con un nuovo lavoro in studio, dalle atmosfere oscure e sperimentali. La band si forma a Vancouver nel 2005 da un’idea del cantante eclettico Brian Gustavson, il loro sound affonda le radici nel passato della new wave d’avanguardia e danno il via al genere post punk, che in questi ultimi anni sta crescendo di interesse in Canada. Durante la pandemia il collettivo si chiude in studio, mettendo su la propria arte e qualità visionaria. Hindsight è quello che ne viene fuori, una nuova fatica personale, ricca di spunti interessanti e un’emozione ricercata da brividi. Il disco viene prodotto per l’etichetta Artoffact Records, di base a Toronto, che concentra il suo studio selettivo sul mondo industrial, fino all’elettronica, con una tecnica sopraffina e un lavoro enorme in fase di registrazione. 

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JÜ – III (RareNoise Records, 2021)

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Recensione di Simone Catena

L’universo cosmico e sperimentale degli cresce a livello d’intensità, su una ampia scelta di suoni ricercati e strutturati con il contagocce. Il trio si forma a Budapest e va alla ricerca di habitat adatti a uno stile di vita incredibile, racchiusi da un forte impatto sonoro e complesso. Lo studio attento in fase di registrazione si mescola con la visione geniale del collettivo, in ogni passaggio. Nel nuovo lavoro in studio dal semplice titolo III, prodotto per l’etichetta inglese RareNoise Records, troviamo diverse influenze e il significato mistico del numero tre, simbolo importante di cultura. Il sound principale riflette su ritmi serrati e ambientazioni vicine al progressive, con una buona dose di free jazz e ambient. I ritmi affascinanti che si creano lasciano quel giusto mix spirituale dal gusto personale. Infine, nonostante la pandemia abbia complicato l’uscita di questo disco, la band è riuscita a inserire tutte le varie ispirazioni del momento, per un risultato enorme e di grande qualità.

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Hiatus Kaiyote – Mood Valiant (Brainfeeder, 2021)

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Recensione di Simone Catena

Mood Valiant è il nuovo album per gli australiani Hiatus Kaiyote, la formidabile band nata nel 2011 a Melbourne, attraverso un percorso sperimentale sempre alla ricerca di sonorità nuove e corpose. Il loro viaggio affonda le radici nel soul/rhythm and blues d’impatto, che arriva dal passato e lascia un timbro ricercato. Dopo l’album d’esordio Tawk Tomahawk nel 2012, la band attira l’attenzione di grandi musicisti di spessore sulla scena underground come Animal Collective e Q-Tip. Infatti nel 2013 si confermano come miglior performance live, ricevendo il premio prestigioso del Grammy Awards. La loro consacrazione poi avviene con l’album Choose Your Weapon del 2015, dove la carismatica vocalist e chitarrista Nai Palm, mette in mostra tutte le sue doti artistiche e visionarie, per un genere interessante e dalle larghe vedute cosmiche. Con questo nuovo lavoro in studio prodotto per l’etichetta californiana Brainfeeder, la band sposta il suo sound in qualcosa di più commerciale, che tende al pop e alle diverse sfumature indie rock. Dietro tutta la produzione c’è anche il grande feeling del gruppo e un senso d’avventura incredibile, che lascia un ampio spazio anche a tematiche complesse. Impreziosito dagli archi stupendi di Arthur Verocai, compositore brasiliano che collabora in questo disco, per un groove solare e incendiario. L’album viene prodotto durante la pandemia e nonostante gli alti e bassi per far coincidere le fasi di registrazione, il risultato è eccellente, segnando un gusto personale nell’affrontare una sfida importante, in attesa di tempi migliori.

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Sleater-Kinney – Path Of Wellness (Mom+Pop, 2021)

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Recensione di Simone Catena

La band americana Sleater Kinney torna sulle scene con un nuovo album in studio, seguendo le orme alternative rock del precedente The Center Won’t Hold del 2019. In questa nuova fatica Path of Wellness,prodotto per l’etichetta statunitense Mom+Pop si toccano sonorità più pop commerciali, per una grande sfida che la band intraprende con un tiro magnetico. Questo è il primo disco senza la batterista Janet Weiss, una delle fondatrici di questo nucleo nel lontano 1996. Nonostante questa brusca separazione, il duo Corin/Carrie non perde la grinta e collabora con alcuni musicisti locali di Portland. Questo lavoro forse non sarà ricordato nell’immediato, a causa delle sonorità differenti e sperimentali, ma a tratti il passato ruvido e distorto riesce a tornare in modo eccellente. Di sicuro con un ascolto approfondito, troveremo al suo interno, una grande visione artistica.

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Three-Layer Cake – Stove Top (RareNoise Records, 2021)

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Recensione di Simone Catena

Il periodo che stiamo affrontando ha messo a dura prova tutta la scena indipendente e la musica in generale. Nonostante questo, un super trio di musicisti eccellenti non si è perso d’animo, mettendo insieme una nuova creatura dal nome Three-Layer Cake. La formazione è composta da Mike Watt al basso, Mike Bride batteria e percussioni, Brandon Seabrook chitarra e banjo. L’inventiva incredibile dalle forti vibrazioni e virtuosismi ricercati immerge la loro carriera in un gusto sofisticato, trasmessa nella diversità enorme dei generi affrontati. Il disco di debutto, Stove Top viene pubblicato dall’etichetta inglese RareNoise Records. Al suo interno troviamo tematiche punk a tinte jazz fusion, fino a toccare sonorità più intense come la no wave, il doom metal e la psichedelia cosmica. Non a caso tutto il percorso affrontato da Watt con i Minutemen influisce alla grande dentro questo nuovo progetto, per un risultato notevole.

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The Black Keys – Delta Kream (NoneSuch Records, 2021)

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Recensione di Simone Catena

Ritorno sulle scene per il duo graffiante The Black Keys, che sulle ali energiche e sabbiose del blues proveniente dal Mississipi, affacciano di nuovo la testa sul mondo discografico carico di vibrazioni infinite. Il progetto si forma in Ohio nel 2001 dalla mente visionaria di due musicisti formidabili, come Dan Auerbach e Patrick Carney. Il sound alternative rock si spalma su tutto il loro percorso, con una grinta incendiaria e ad ogni passaggio le sonorità subiscono un mutamento geniale, iniziando dal garage punk a tinte indie rock, fino a ritmi più commerciali, soprattutto nel loro disco di maggior successo a livello internazionale El Camino del 2011, che li lancia anche in radio. Il loro decimo album Delta Kream prodotto per l’etichetta americana NoneSuch Records, affonda le radici nelle terre desolate e mistiche del blues, tornando indietro nel tempo nella loro adolescenza. Il primo singolo rilasciato Crawling Kingsnake apre questo lavoro, segnando un netto cambiamento in fase di registrazione, con l’inventiva del duo sempre in primo piano e con una grande padronanza del suono. Nel videoclip diretto da Tim Hardiman viene illustrato il viaggio di una vita intera, cullando le onde sonore del Delta Blues, il movimento per una generazione intera nato a cavallo degli anni 20, con larghe vedute e un ampio spazio personale all’interno delle sue composizioni…

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The Antikaroshi – Extract.Transform.Debase (Exile On Mainstream Records, 2021)

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Recensione di Simone Catena

Il power trio tedesco The Antikaroshi torna nel panorama underground con il quinto lavoro in studio, lasciando un segnale forte e deciso dopo un lungo silenzio lontano dalle scene. La band nasce dalle influenze musicali vicine al punk e all’hardcore old school, per poi affondare radici nelle tematiche sperimentali post rock.
Si formano nel lontano 2009 a Potsdam in Germania con l’intento di sorprendere l’ascoltatore con un timbro personale di suoni acidi e ricercati. Fanno il loro esordio con il travolgente album Crushed Neocons, che li lancia nel mondo discografico. In questo nuovo lavoro Extract Transform Debase prodotto per l’etichetta storica Exile on Mainstream, il sound fa un balzo in avanti per un’insieme divertente alla ricerca di orizzonti nuovi e graffianti. All’interno oltre alla grande quantità di elettronica, vengono aggiunti nuovi strumenti come pianoforte e violoncello, suonati magistralmente da due ospiti eccellenti Marco Henschke e Mette Wätzel. Il risultato è geniale e di impatto superiore.

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London Grammar – Californian Soil (Virgin Records, 2021)

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Recensione di Simone Catena

Dopo quattro anni di assenza il trio inglese London Grammar torna sulle scene con il terzo album in studio California Soil, confermando di essere una delle realtà più interessanti sul panorama indie, a tinte dream pop. Dopo l’ultimo anno molto difficile da affrontare, questo disco è una boccata di aria nuova e originale, per un salto nelle sonorità calde e intense. L’album – prodotto per l’etichetta made in UK Ministry of Sound Recordings (per l’Italia Virgin Records) – nel suo insieme accarezza paesaggi oscuri ma estivi, con una passione ricercata, avvolti dalla voce incantevole della cantante Hannah Reid. Nelle sue canzoni la cantautrice illustra uno spaccato della società e dei giorni che si abbandonano in maniera lenta e delicata, per poi riprendere la propria vita e tutto quello che abbiamo perso in questo silenzio infinito. La band nell’arco delle dodici tracce che compongono quest’opera impreziosisce il proprio stile, con atmosfere uniche e l’aggiunta di elettronica sensibile che non guasta il suo ascolto; un risultato sicuro e compatto, che prende la giusta direzione personale.

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