R E C E N S I O N E


Recensione di Simone Catena

La band americana Magnet Animals, torna sulle scene con un nuovo album, Fake Dudes per RareNoise Records, dopo la lunga pausa dovuta alle innumerevoli problematiche e all’isolamento totale. Questo nuovo lavoro ha riunito la band capitanata dal folle e carismatico frontman Todd Clouser, per un’insieme incredibile di groove astratti e incendiari, già affrontati nell’album di debutto Butterfly Killer del 2016. Con questo nuovo lavoro si tornano ai paesaggi sonori irreali e le sonorità soffocate, qui però troviamo dei passaggi molto più graffianti e feroci. Il titolo richiama uno dei tanti problemi sociali di questa vita, quello delle fake news, puntando il dito sui buffoni della notizia e un grande riferimento anche all’attuale politica, fino ad addentrarci nella nostra mente alla ricerca di nuove emozioni senza troppe paure inutili.

L’apertura energica di Believe con le sue chitarre che tendono a un sogno blues meticoloso e il basso magnetico che si incastra alla perfezione sulla batteria dritta e particolare, mette in mostra un grande primo squillo per iniziare nel modo giusto. Nella linea vocale troviamo una specie di monologo, recitato e ovattato che denuncia il desiderio a non illudersi, a credere nelle proprie potenzialità avvolti dalla fantasia. A seguire Burn the Whole Thing Down, una piccola traccia spedita che lancia un impulso preciso e collega la title track, dove la tematica sposta i suoi orizzonti sul groove disarmante della sezione ritmica, in aggiunta troviamo il piccolo solo di chitarra acido delirante. Il sound ci porta ad alcuni lavori della band Flaming Lips, altro progetto visionario che si lascia andare in concetti pazzeschi e misteriosi. Dopo questa parentesi stile festa cosmica, ci soffermiamo sulla seguente Forecast in Rome e il suo tiro jazz funk, i cambi fusion aumentano il valore della take, per un insieme lunare e fuori dal tempo. Nel finale la psichedelia sperimentale prende il sopravvento, lasciando il segno per una vera chicca da tenere d’occhio. Freaks è una suite strumentale, dal timbro ipnotico con atmosfere cinematografiche.

Una grande composizione, dalla lunga durata, ma con una buona riflessione al suo interno, è Hell Is an Empty Place, il suo vortice infinito di sonorità diverse e studiate al metronomo sono una bomba enorme per le orecchie. La struttura si presenta con un giro ripetitivo che segue le follie del batterista Jorge Servin e la voce macchinosa di Clouser, per un nucleo incandescente.
Su I’m the One, il percorso rallenta all’improvviso e si concentra sulla linea vocale delicata e silenziosa. Il pugno duro torna in maniera decisa invece sulle note di Man and Machine, dove la potenza devastante del gruppo si collega a progetti del passato dalle qualità indiscusse, come i Cream e la vena artistica di spessore, stile Hendrix. Prima di chiudere The Call for the Cure prende vita su questo mondo colpito duramente da un mostro invisibile, con grande confusione sul futuro. Chiudiamo con la speranza di The Kids Are Gonna Win che affida il suo futuro nelle mani di una nuova generazione, aspettando tempi migliori.
Un grande disco carico di situazioni melodiche e passaggi improvvisati, per un percorso aggressivo e con la giusta dose di adrenalina. La band si spinge oltre tutte le difficoltà per un risultato quasi commovente e dal giusto gusto personale.

Tracklist:
01. Believe
02. Burn The Whole Thing Down
03. Fake Dudes
04. Forecast In Rome
05. Freaks
06. Hell Is An Empty Place
07. I’m The One
08. Man And Machine
09. The Call For The Cure
10. The Kids Are Gonna Win