Articolo di Simone Nicastro immagini sonore di Stefania D’Egidio
Che genere di musica fanno le Warpaint? Questa è una delle domande più ricorrenti che mi sento fare ogni volta che parlo di loro con emozione e commenti entusiastici. Domanda, tra l’altro, a cui francamente non ho mai saputo e non so rispondere tutt’ora. Di sicuro dagli inizi ad oggi, dopo tre album e un EP, la loro musica è cambiata o sarebbe meglio dire che si è evoluta (certo per alcuni si è involuta, ma si sa non si può piacere a tutti). Wave, gothic, pop rock, pop weird, a volte quasi funk, ma tutto questo non riesce a descrivere quanto queste quattro ragazze creano insieme sia nei lavori in studio, che quando salgono sui palchi per esibirsi dal vivo.
Tre anni fa ero presente al Carroponte per la tournée del loro secondo album, il 13 luglio 2017 sono ancora qui per osservare e ascoltare la messa in scena di “Heads Up”; uscito l’anno scorso, per il sottoscritto tra i migliori album della passata stagione (settima posizione nella mia classifica dei 50 come descritto in questo articolo).
Quando alle 22.15 circa le ragazze salgono sul palchetto del Carroponte il pubblico presente si fa sentire moltiplicando calore e passione, colmando così, in qualche modo, una affluenza sicuramente inferiore a quanto era lecito aspettarsi. Emily, Theresa, Jenny Lee e Stella sono bellissime come sempre. Le loro canzoni sono una estensione naturale della loro essenza: sensuali, conturbanti, a volte eteree, a volte “carnali”. A mio avviso tutto straordinariamente sexy.
Si inizia con una “Heads Up” in cui Stella si prende fin dall’inizio la responsabilità di chi trascinerà il pubblico a muoversi costantemente, mentre con il secondo brano, “Krimson”, grazie al suo andamento post punk, ci si addentra più in profondità nel mondo Warpaint.
“Undertow” è un’onda a due voci con il basso di Jenny Lee ad insinuarsi in ogni spazio libero, “Elephants” permette a Emily di mostrare i suoi miglioramenti vocali in una esecuzione solista magistrale, mentre “CC” accarezza quei luoghi oscuri che la band costeggia da sempre. Le ragazze si divertono, si muovono per il palco, giocano fra di loro sempre con la massima attenzione agli intrecci sonori degli strumenti.
“Witheout” e “So Good” sono il colpo finale dove il pubblico non può che abbandonare alle proprie spalle la concretezza della realtà per lasciarsi trasportare in questo “wonderland”, dove Alice si è divisa in quattro creature musicali.
Da qui in poi, che sia la ballata sbilenca di “Dre”, la new wave ovattata di “Bees”, la cerimonia ascendente di “The Stall”, o la bellissima (cure-iena anni Faith) “Stars”, nessuno riuscirà più a spostare la propria attenzione da quanto sta accadendo sul palco. Ipnosi.
“Intro/Keep It Healthy” viene accolta da applausi e con improvvise corse sotto il palco, ma è la successiva “Beetles” a stupire grazie ad una perfetta figliolanza elettiva con la regina Siouxsie.
Le Warpaint infine decidono di chiudere il set con l’anima che forse oggi le rappresenta maggiormente (fino ad essere smentititi alla prossima uscita!): “Love Is To Die”, “New Song” e “Disco//Very” sono la loro deriva più popular, l’incontro tra gli arazzi vocali e ritmiche quasi proto disco, il tutto immerso sempre in chitarre liquide,ogni volta incisive.
Sexy. Non esiste parola più adeguata per me. Applausi e qualcosa da conservare a lungo nella memoria anche per questa volta. Grazie ragazze.
18 agosto 2017 at 18:52
Purtroppo le ho perse … comunque sono riuscito a vederle lo scorso autunno a Berlino
http://www.sullamaca.it/musica/warpaint-berlino-01-11-2016/