The Mirror – visioni allo specchio di Christian Di Martino

Un meraviglioso libro in bianco e nero.
Di quelli che tieni sempre vicino al tuo letto, in cui ti rifugi ogni qualvolta hai bisogno del conforto della bellezza.
Quando guardi questa opera d’arte ti senti a casa.
E Casa è per me Roma di Alfonso Cuarón, vincitore (e non poteva essere altrimenti) del leone d’oro all’ultimo festival del cinema di Venezia.
Sin dalla prima scena si capisce quanto sarà straordinario.

Roma è il nome del quartiere a Città del Messico dove il regista è cresciuto.
Cuarón ci dona un frammento del suo passato e in particolare un momento della sua infanzia durante gli anni di piombo messicani (1971).
E lo fa con bianco e nero che ti abbraccia, ti stringe forte e sembra dirti che andrà tutto bene. Un bianco e nero in cui riesci a scorgere persino i colori. Un bianco e nero che ti irradia e ti scalda.
I dettagli sia visivi ma soprattutto uditivi, ti fanno sentire dentro quella casa a due piani, sulla terrazza in mezzo ai panni stesi di cui ne senti il profumo, giù nell’androne del palazzo in mezzo alle cacche del cane di famiglia, in mezzo agli scontri in strada con una donna di fianco che grida aiuto mentre tiene in braccio un uomo morto.


Tutto è raccontato con una meravigliosa lentezza (tipica di un certo cinema orientale), che io chiamo dolcezza, con piani sequenza e inquadrature che piano piano svelano i luoghi e i personaggi che li vivono.
È una contemplazione della memoria, per scavare tra i ricordi di un passato ancora vivo come una specie di cicatrice.

Roma è uno di quei film che crea immagini che ti si incollano addosso.
Un pezzo di Cinema, di cui sentiremo ancora parlare in futuro.

voto: 9/10